È
interessante osservare come nascono convenzioni e narrazioni nei
gruppi sociali. È
sufficiente dare un'area circoscritta frequentata e vissuta da un
certo numero di individui per constatare, dopo un certo lasso di
tempo, la nascita di codici comportamentali propri ed esclusivi di
quella data area. Non importa che tali codici siano comprensibili
all'esterno, che venga pregiudicata la comunicazione, conta solo che
consentano il mutuo riconoscimento all'interno del gruppo
costituitosi.
I
linguaggi sono il risultato dell'incrocio delle esperienze e delle
indoli individuali ma sono in gran misura veicolati dai luoghi,
luoghi che
fungono da mezzo di comunicazione anche tra parlanti privi di
conoscenza reciproca e di idioma comune. Dai luoghi nascono emozioni e idee. Dai luoghi nascono parole. Quindi pensieri, intenzioni, azioni.
Ed
è di un luogo che voglio raccontare: un molo di Borgo Prino a
Imperia frequentato da villeggianti, più o meno gli
stessi di anno in anno, e da autoctoni. Ognuno si fa i fatti propri,
ci si scambia un segno di saluto e un sorriso per l'abitudine a
incrociarsi e talvolta un paio di battute su clima e mare. Nessuno lo
insozza o lascia rifiuti. È un bel posto, ci si sta bene e tutti fanno in modo che ci
si continui a star bene. A me piace andarvi al mattino molto presto e
ho un mio scoglio preferito che, tra me e me, ho sempre considerato
uno scoglio morbido perché comunque mi ci sdrai sto sempre comoda.
Capita che arrivi in ritardo e trovi il molo deserto a parte qualcuno
che ha già occupato il “mio” scoglio. Evidentemente, penso, non
sono l'unica a trovarlo morbido, e dirotto su uno degli altri scogli
che, nel tempo, ho appurato sufficientemente comodi. Ho sempre notato
che i frequentatori del molo hanno, ognuno, una zona preferita ma,
alla terza occasione in cui, percorrendo il molo per andar via, ho
sentito dire da qualcuno rivolto a chi era in sua compagnia, mi metto
qui perché questo è uno scoglio morbido, ho avuto conferma della
forza che hanno i luoghi nel creare il linguaggio. Di farlo sgorgare
nell'animo delle persone in modo indipendente le une dalle altre. Mi
ha messo di buon umore scoprire che degli scogli abbiano potuto comunicare l'idea della morbidezza a più persone senza che queste ne abbiano
parlato tra loro.
Penso
a quante persone vivono in luoghi inospitali. Che siano baraccopoli,
terreni minati, terra crepata priva di acqua, periferie degradate,
abitazioni malsane, o qualunque altra condizione analoga. Quali
linguaggi possono nascere da tali luoghi? Quali pensieri e azioni? E
noi, esseri umani, continuiamo a imbruttire ciò che resta. Salvo
proporre a caro prezzo e per pochi un surrogato di bellezza con opere
di gentrificazione e con la creazione di ricche enclavi circondate da
alti muri,
Sul
molo del Prino, ognuno ha trovato il proprio scoglio morbido, quello
che meglio si adatta alle proprie ossa, ma ci si scambia il giaciglio
di buon grado perché si è capito che si sta bene ovunque ci si
metta e che tutti hanno rispetto del luogo e lo tengono bene. E ci si
scambiano sguardi cordiali, soddisfatti del comune benessere.
È
la bellezza che educa il cuore. Senza di essa l'intelligenza non avrà
peso sufficiente.
Resto
dell'idea che di questa terra si debba fare un unico luogo comune,
bello, sano e accogliente, da condividere. Ed è ancora possibile
farlo.
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