mercoledì 19 settembre 2018

IL MOLO DAGLI SCOGLI MORBIDI


È interessante osservare come nascono convenzioni e narrazioni nei gruppi sociali. È sufficiente dare un'area circoscritta frequentata e vissuta da un certo numero di individui per constatare, dopo un certo lasso di tempo, la nascita di codici comportamentali propri ed esclusivi di quella data area. Non importa che tali codici siano comprensibili all'esterno, che venga pregiudicata la comunicazione, conta solo che consentano il mutuo riconoscimento all'interno del gruppo costituitosi.
I linguaggi sono il risultato dell'incrocio delle esperienze e delle indoli individuali ma sono in gran misura veicolati dai luoghi, luoghi che fungono da mezzo di comunicazione anche tra parlanti privi di conoscenza reciproca e di idioma comune. Dai luoghi nascono emozioni e idee. Dai luoghi nascono parole. Quindi pensieri, intenzioni, azioni.
Ed è di un luogo che voglio raccontare: un molo di Borgo Prino a Imperia frequentato da villeggianti, più o meno gli stessi di anno in anno, e da autoctoni. Ognuno si fa i fatti propri, ci si scambia un segno di saluto e un sorriso per l'abitudine a incrociarsi e talvolta un paio di battute su clima e mare. Nessuno lo insozza o lascia rifiuti. È un bel posto, ci si sta bene e tutti fanno in modo che ci si continui a star bene. A me piace andarvi al mattino molto presto e ho un mio scoglio preferito che, tra me e me, ho sempre considerato uno scoglio morbido perché comunque mi ci sdrai sto sempre comoda. Capita che arrivi in ritardo e trovi il molo deserto a parte qualcuno che ha già occupato il “mio” scoglio. Evidentemente, penso, non sono l'unica a trovarlo morbido, e dirotto su uno degli altri scogli che, nel tempo, ho appurato sufficientemente comodi. Ho sempre notato che i frequentatori del molo hanno, ognuno, una zona preferita ma, alla terza occasione in cui, percorrendo il molo per andar via, ho sentito dire da qualcuno rivolto a chi era in sua compagnia, mi metto qui perché questo è uno scoglio morbido, ho avuto conferma della forza che hanno i luoghi nel creare il linguaggio. Di farlo sgorgare nell'animo delle persone in modo indipendente le une dalle altre. Mi ha messo di buon umore scoprire che degli scogli abbiano potuto comunicare l'idea della morbidezza a più persone senza che queste ne abbiano parlato tra loro. 
Penso a quante persone vivono in luoghi inospitali. Che siano baraccopoli, terreni minati, terra crepata priva di acqua, periferie degradate, abitazioni malsane, o qualunque altra condizione analoga. Quali linguaggi possono nascere da tali luoghi? Quali pensieri e azioni? E noi, esseri umani, continuiamo a imbruttire ciò che resta. Salvo proporre a caro prezzo e per pochi un surrogato di bellezza con opere di gentrificazione e con la creazione di ricche enclavi circondate da alti muri,
Sul molo del Prino, ognuno ha trovato il proprio scoglio morbido, quello che meglio si adatta alle proprie ossa, ma ci si scambia il giaciglio di buon grado perché si è capito che si sta bene ovunque ci si metta e che tutti hanno rispetto del luogo e lo tengono bene. E ci si scambiano sguardi cordiali, soddisfatti del comune benessere.
È la bellezza che educa il cuore. Senza di essa l'intelligenza non avrà peso sufficiente.
Resto dell'idea che di questa terra si debba fare un unico luogo comune, bello, sano e accogliente, da condividere. Ed è ancora possibile farlo.

Nessun commento: