Si pesta. Si pesta e si calpesta. Non ci si ferma a guardare, non ci si china a raccogliere.
L'indifferenza della disperazione, si dice, dell'abitudine alla bruttezza. La bruttezza del luogo in cui vivi, della fame che indossi. Quando anche ciò che vale viene disprezzato o ignorato, semplicemente non visto. Perché tanto tutto è declino. Non c'è tempo per la bellezza, non c'è tempo per il rispetto di ciò che non è funzionale alla mera sopravvivenza.
Nella porzione di mondo che frequento, ugualmente si pesta e si calpesta ma credo si tratti invece di semplice terrore di vivere. Nel migliore dei casi. Nel peggiore, della perduta capacità di farlo. I sensi e l'intelletto ormai irrimediabilmente sedati.
Avere il coraggio di conoscere una persona anche solo per cinque minuti e poi mai più rivederla. Giusto il tempo di un bevanda fresca seduti insieme, raccontare un ritaglio di sé e augurarsi reciprocamente buona fortuna. Perché la vita, oltre a mille altre cose, per noi umani è banalmente questo. Riconoscersi come uomini.
ad Alessandro (Alì) Senegal - bar Arcobaleno Oneglia
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