venerdì 6 febbraio 2015

#INFORMAZIONI

Abbiamo a disposizione una marea di informazioni e non possiamo farne nulla.  Non possiamo noi in quanto individui singoli nella quotidianità delle nostre esistenze. Non possiamo né gestirle, né quindi metterle a frutto. Già dimostriamo di non saperlo fare quando sono poche e semplici: andiamo in corto circuito nel momento in cui una di esse mette in discussione la struttura della nostra vita. Nell’era dei data center e delle clouds, come fare, cosa fare, se non delegare? L’ultima, inevitabile, consequenziale delega.

La maggior parte delle notizie cui accediamo online, quelle che ci appaiono quando apriamo una pagina web, non quelle che andiamo a cercare con selezione delle fonti, è il risultato del lavoro di bot: programmi che lavorano a partire dai nostri percorsi online per creare un habitat a noi confacente o con richiami a ciò che grosso modo ci potrebbe interessare. Nel giro di un decennio o poco più la maggior parte di ciò che visualizzeremo e leggeremo avrà tale origine. Personalizzata. Riceveremo notizie da sempre meno fonti in un processo di internet centrismo già ampiamente riscontrabile. Più che una finestra sul mondo il nostro pc diventa una finestra su noi. Ognuno con la propria in cui riconoscersi, sentirsi compreso e quindi gratificato. Avremo l’impressione di essere aggiornati e informati, di non esserci persi nulla di ciò che importa non perdere, di essere condivisi, e ciò grazie alla natura stessa dei social network che si autodefinisce comunitaria ma si limita ad amalgamare opinioni affini. Per chi cede alla malia di questo flusso il destino è inesorabilmente uno: potenziale cliente. O come dice l’amico Maurizio Maggiani, carne da dividendo.


novembre 2014

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