Alcune considerazioni in ordine
sparso
La mia incondizionata solidarietà
alle vittime: quelle trucidate, quelle sopravvissute, quelle collaterali.
Tra Turchia e Russia se la
giocano quanto a persecuzione del pensiero indipendente. In Arabia saudita
quattro giorni fa hanno inaugurato la prima delle venti giornate di frustate (50
alla volta) del blogger anticlericale Raif Badawi, Netanyahu non è esattamente
un paladino della tolleranza, insomma a piangere le vittime di Charlie Hebdo un
bel parterre di ipocriti e criminali.
Quella in prima linea è rabbia
che ha preso una strada sbagliata.
Lo Stato Islamico, che comunque
opera principalmente in territorio mediorientale, Al Quaeda, che va a colpire
fuori, i paesi occidentali. Movimenti islamisti che raccolgono proseliti tra
chi non trova riconoscimento di sé e della propria cultura in Paesi altri dal
proprio. Persone emarginate, arrabbiate, allo sbando. L’ignoranza, la povertà,
la solitudine. Non confondiamo islamici e islamisti. Torna comodo a molti farlo
ma è disonesto.
La storia dell’interpretazione
dei testi sacri.
E le bambine che si fanno (o le
fanno) esplodere e le centinaia di morti civili in Nigeria di cui han taciuto e
tacciono pure a casa loro?
e la regione di Rovaja in Siria?
e l’interventismo statunitense
dosato per mantenere gli stalli?
Sì, certo, la libertà di
espressione, anche e soprattutto quella dell’altro che non condividiamo, ma
scrivere una parola, pronunciarla, vergare un segno, tracciare una linea su un
foglio, implica anche attraversarne una nella vita reale. Significa prendere
una posizione tra quelle disponibili o crearne una nuova o anche non prenderne
alcuna e fare l’equilibrista senza compromettersi. Ma ci si compromette sempre
e comunque. Qualunque sia la scelta, nello scrivere, o nel proporre un’immagine,
è implicita la responsabilità che ci si assume per tutto ciò che ne potrà
derivare. Le parole possono essere meravigliosamente preziose ma possono anche
essere inutili e superflue se sono fine a se stesse.
Renald Luzier (disegnatore di
Hebdo) dice che non si ritengono responsabili della diffusione online del loro
operato e che sono sempre stati solo una fanzine che nessuno ha mai degnato di
attenzione. D’accordo ma sappiamo bene tutti in che era viviamo: ogni cosa
anche la più irrilevante o stupida rimbalza e si propaga senza criterio,
quindi…
Ho scorso un gran numero di
copertine di Charlie Hebdo: non mi piacciono. Molte le ho trovate volgari.
Superflue. Non che ciò giustifichi, altrimenti in base alla mediocrità di tanta
carta stampata dovrebbero esserci stragi quotidiane, ma non ci si può esimere
dal ritenersi corresponsabili delle reazioni che appunto si determinano.
Resta il fatto che dobbiamo fare
i conti con la nostra inerzia, con l’omertà in cui siamo immersi e guardarci
allo specchio ogni volta che una voce viene messa a tacere, dobbiamo ricordare che è nostra personale responsabilità, dobbiamo ricordare
ogni istante che ci sono persone di cui ignoriamo il nome e la vita, che
affrontano in solitudine la propria personale lotta per la libertà, che le
parole possono innescare cambiamenti e che queste parole devono poter essere
pronunciate o scritte, poter essere udite e trasmesse. Dobbiamo non perderci
con diatribe su Charile Hebdo ha ragione, Charlie Hebdo ha torto, ma
raccogliere questo sangue e nutrircene per continuare a credere e sognare il
sogno più difficile.
12 gennaio 2015
(tutti i diritti riservati)
Nessun commento:
Posta un commento