sabato 26 gennaio 2013

Sono giorni che giro attorno al computer con aria guardinga, Che faccio? Mi fido? Non è proprio diffidenza, piuttosto un disagio per aver sempre utilizzato il mezzo a guisa di elettrodomestico, senza riuscire a superare l’idea di essere una da notes e biro. E poi, la questione del ritmo. Il silenzio, l’osservazione e la contemplazione di quanto fisicamente mi circonda, la riflessione. L’approfondimento, la verifica, lo smarrirsi tra libri e appunti. Tutti aspetti cui rinunciare? Non mi ci vedo immersa nella rete a postare più volte al giorno. Forse ho paura di non essere all’altezza e c’è anche un po’ di presunzione. Perché non è il modo che avevo in mente io. Mi sento anche come se stessi per abbandonare alle onde un messaggio in bottiglia. Certo, un messaggio che da qualcuno verrà letto, ma qualcosa di non più mio. Il libro è tattile. E’ piacevole, e, in qualche modo, è una conferma di compimento. Da mettere a scaffale. Non tanto gratificazione, qualcosa di più simile al feticismo, quella predisposizione subdola che muove quasi tutto il nostro agire: l’acquisizione di feticci. Però le “cose” iniziano davvero ad appartenerci quando possiamo condividerle o regalarle senza sentirci deprivati o addirittura monchi. E se appunto la condivisione è il fine, perché quest’ansia? A volte, all’idea di perdere gli appunti scritti e anche l’hard disk (cui ho delegato molte funzioni mentali), mi viene il panico. Come se quello che c’è lì dentro non fosse uscito da me. Come se dubitassi di poterlo ritrovare. Si rischia forse di non ritrovare la stessa lucidità o l’ispirazione che ci ha permesso di esporre in un buon modo un concetto, ma l’idea, se non si trova quella, allora vuol dire che sono parole vuote che nessuna presa hanno sulla vita di chi le ha scritte. E tanto meno ne avranno su quella di chi leggerà. Per cui ora inizio a scrivere e vediamo cosa succede. 

Il mio intento è di aggiungere uno scritto al giorno, iniziando con alcuni articoli che ho scritto nel corso di questi anni e che recentemente ho riunito in una raccolta. Vorrei seguire esattamente l’ordine della bozza che ho stampato. Sono almeno una sessantina: dovrebbero concedermi il tempo di scrivere dell’altro senza affanno. E cioè scrivere di getto e poi lasciare sedimentare almeno un paio di settimane. 

Oggi ho detto addio a un’amica. La sua vita è stata un insieme di azioni apparentemente minime compiute con costanza, dedizione e una sensibilità di quelle da carne viva. Compiute con amore. E con l’umiltà di chi, lungimirante, mette dei semi e va avanti a metterne. Voglio provare ad avere lo stesso coraggio. 

Imperia 26 gennaio 2013

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