Le nostre giornate devono essere un osservatorio sul mondo. I nostri sensi attenti e la mente vigile. Il cuore aperto.
Articoli, articoletti li chiamo per doverosa umiltà, che raccontano il mondo che percepisco attorno. Predominano la denuncia e il dubbio ma non significa che la mia visione sia funesta. Tutt’altro. È una semplice questione di urgenza che s’impone e m’impone toni e contenuti. E, in questi tempi in cui pare che non esprimere un giudizio subito, con i ritmi dei social network, dei forum e dei blog, tagli fuori, quasi che le opinioni siano a scadenza, io continuo la mia opera di raccolta e di memoria, alla ricerca di un filo rosso che possa indicarmi una via.
A volte credo che questo nostro mondo finirà in sordina. A due mesi dal 21/12/2012, nessuno dei cataclismi, delle tragedie e dei disastri cui siamo avvezzi, ci porterà via. Ci risultano ormai quali singulti trascurabili. Risolvibili. Compatibili. E per questo non avremo una fine plateale, non la meritiamo. Sarà uno spegnersi graduale e lento. Decerebrato e privo di autentico dolore. Giusto uno sguardo, all’ultimo, stupito.
A volte, invece, credo che impareremo tutti una buona volta a riconoscerci l’un l’altro come compagni di un identico percorso e che saremo una meravigliosa civiltà.
Siamo in un’epoca interessante, splendida e feroce. Abbiamo la possibilità di scegliere e, più che mai, il dovere di farlo.
Per il resto, scrivo per gratitudine, per capire, per senso di responsabilità.
E per creare spazio.
12 ottobre 2012
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