martedì 10 dicembre 2013

RIVOLUZIONE 3

9 dicembre, ore 13.00 
Non so che a sprazzi ciò che accade nel resto d’Italia. Domani leggerò i giornali. 

Imperia. 
Incroci principali, casello autostradale e binari bloccati. Tutti su Oneglia e fino a quella terra di nessuno dove ha sede il Comune. A porte sprangate e presidiate da alcune divise. Crocicchi di giornalisti, politicanti, osservatori con aria di sufficienza. Dentro al Comune i rappresentanti della società civile, eletti ma rintanati, e i dipendenti statali. Qualcuno a sbirciare dalle finestre e dal terrazzo sul tetto a filmare con un Ipad. I piccoli esercizi commerciali chiusi. Aperti supermercati e negozi in franchising. Poche facce note o, meglio, tante assenze evidenti. Ma si era sparsa la voce: dietro c’è Forza Nuova. Voci nel corteo rincarano la dose: è Scajola che li manovra per mettere alle strette l’attuale giunta. Come dire: se l’idea è buona ma se ne appropria anche un nemico allora è contaminata. Il pensiero di partecipare per mettere in minoranza chi cavalca il malcontento non ha sfiorato le menti dei sedicenti autentici rivoluzionari. 
Tanti i commercianti, ma se non ci fosse stata la faccenda ancora calda della Tarsu, presumibilmente non ci sarebbero stati. In piazza contro le tasse. Per moltissimi nel Paese sarà stato così. Motivazione legittima a fronte di balzelli esosi/ingiusti e senza adeguata corresponsione di servizi. Se un deus ex machina, però, calasse dal cielo ad annullare cartelle esattoriali e bollettini postali, il bianco e nero lascerebbe posto al colore, uscirebbe il sole e gran parte dei manifestanti se ne tornerebbe a casa. Con buona pace della rivoluzione. 

Un signore dal ponte Impero vuole salire all’ospedale a trovare la moglie. Ci andrai un’altra volta. Oggi no. E non sentono ragioni. 
Una giovane donna sudamericana in scooter chiede di passare per andare a lavorare. Glielo impediscono. Lei replica: voi non avete idea…dovreste conoscere la realtà del mio Paese… Risposta: Puttana brasiliana tornatene da dove sei venuta. 
Ecco, sconfitti prima di partire. Non capire un emerito cazzo. 

Frammentazione del malessere.
Ognuno angustiato per le personali beghe. Preoccupato per il proprio orticello. Offeso nella dignità e giustamente stanco. Così estenuato da essere pronto ad affidarsi a voci urlanti e marziali.
Incapacità di vedere il comun denominatore. Ciò che fiacca e strema le genti di tutto il pianeta. Di scorgerne le cause prime. Di identificare una responsabilità definita.
Un’abbagliante teoria di specchietti per le allodole. L’assessore locale, il sindacalista venduto, il “decaduto” nazionale, la furba cancelliera, i parlamentari ladri e incompetenti, l’euro e l'Europa, gli immigrati, gli investitori esteri, le banche, il vicino di casa …
Da troppo tempo ammaliati da zuccherose promesse, improvvisamente con l’acqua alla gola, confusi ci si arrabatta a trovare un colpevole prossimo.
Ogni “gruppo” con il proprio malcontento vuole essere riconosciuto come categoria, desidera una specifica e mirata attenzione. E almeno questo viene concesso. Concesso dall’alto perché funzionale. Ogni disagio va incanalato in un movimento. In nome di una pseudo democrazia, di pseudo diritti che rendono difficoltosa l’unione, e favoriscono una sorta di narcisismo delle differenze che disperde l’energia e agevola il mantenimento della condizione che determina il malessere. Il classico cane che si morde la coda. E intanto ci sembra di far chissà cosa. 

Il Movimento 9 dicembre. Un ceto medio impoverito, famiglie alla canna del gas, una destra da strada, manovrata o meno, studenti, ultras, estrema sinistra, autonomi, disoccupati, trasportatori, coltivatori, un bel miscuglio di disperazione, speranza, furbizia, rabbia, e qualche burattinaio. 

Urlano: chiudete, chiudete, dovete aderire alla manifestazione. 
Suona proprio male nella memoria. Anche quella recente di Alba dorata. 
Come il volantino con la scritta I VERI ITALIANI SI FERMANO. I veri. 

Sono giuste le parole scritte, ma l'aria che respiro non mi convince.

Non mi piace nessuna tipologia di violenza. 
Non mi piace la violenza praticata dal potere. Ancora meno quella praticata da chi il potere lo vuole mettere gambe all’aria. Perché inevitabilmente si ritorcerà contro i disperati. 

Divide et impera. O come scriveva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo: bisogna che tutto cambi affinché tutto resti com’è. 






9 dicembre 


Tutti i diritti riservati

domenica 8 dicembre 2013

RIVOLUZIONE 2

Dall'11 al 23 novembre ha avuto luogo a Varsavia la diciannovesima conferenza sul clima. Si è stabilito di rimandare le decisioni vincolanti per la riduzioni delle emissioni al vertice di Parigi nel 2015!
Tanto per non smentirsi. 
C'è stata una contrapposizione tra UE e Usa nei confronti di Cina e India che non intendono ridurre le loro emissioni in forza di un cosiddetto diritto di fare ciò che altri han fatto prima. Come se agli Stati Uniti dispiacesse il procrastinare: si ritengono in una posizione di svantaggio (avendo già inquinato a sufficienza e non potendo godere eventualmente della possibilità di inquinare ancora come i Paesi in via di sviluppo), e non penso dispiaccia loro il ritardare qualsiasi ratifica, anzi è tutta manna dal cielo... 
Occorre un obiettivo a lunga scadenza valido per tutti, sostengono le nazioni ricche. Devono, invece, essere le nazioni ricche per prime a dare il buon esempio, sostengono gli altri. 
Questo si chiama impantanarsi. 

Quello che ci si ostina a negare è che non si tratta di una questione di opinioni o orientamenti politici, né di chi ha fatto prima cosa e di chi può ancora farlo per mettersi a pari con gli altri. 
E' un mero problema geofisico. 
Lo sfruttamento delle risorse è da tempo definibile con tre aggettivi: illimitato, rapido, e conveniente (per chi le risorse le sfrutta). Deve essere così per essere redditizio ma ciò determina una pericolosa instabilità dei sistemi geoumani. 
Possiamo riconoscerlo o continuare a fottercene. Nella seconda ipotesi tutte le parole che si possono fare da questo momento in poi saranno aria fritta. 

Credo che la maggior parte di tutti questi studiosi e scienziati, climatologi in prima linea, non avesse idea fino a una decina d'anni fa che il loro lavoro sarebbe stato determinante per le scelte politiche dei Paesi dell'intero pianeta. Che parlare di clima sarebbe stato uguale a parlare di società, di diritti, di conflitti, di migrazioni, di disastri, di sopravvivenza della specie, di critica allo status quo. 
Credo che fino a un certo momento non abbiano sospettato, non abbiano visto la natura rivoluzionaria della loro disciplina. 
La vera rivoluzione partirà dalla climatologia. Incredibile. E partirà dal basso e si propagherà. 
Perché siamo tutti coinvolti. Chi prima, chi dopo, tutti dovremo fare i conti con i cambiamenti in atto. Perché anche il posto di lavoro, la sicurezza personale, la salute, il mettere insieme il pranzo con la cena, e mille altri aspetti della nostra vita, saranno sempre più condizionati dalla realtà geofisica del pianeta che ci ospita, e non potremo più tollerare i comportamenti criminali e avidi di chi ci governa. 

26 novembre 2013 

Tutti i diritti riservati

venerdì 6 dicembre 2013

RIVOLUZIONE 1

Lunedì 9 dicembre 2013 alle ore 00:00 inizia la rivoluzione.

Prepariamoci per bene, che al suo scoccare l'ora non ci trovi impreparati. Siamo solo a venerdì. Almeno tutta quanta la domenica iniziamo a entrare nell'ordine di idee e non cerchiamo distrazioni. Raccogliamo tutto quanto il senso sparso delle parole che abbiamo sinora fatte. Ognuno pronto ad agire per il bene comune.

Lunedì 9 dicembre 2013 alle ore 00:00 inizia la rivoluzione.

“Due settimane prima di Natale? Ma ho le RI.BA scadute da due mesi...”
“Eh, sì. Così sarò l'unico che chiude.”
“Però dicono che spaccheranno le vetrine di chi sta aperto...”
“Ma tanto gli italiani sono dei pecoroni!”
“La solita faccenda dell'armiamoci e partite!”
“Ma qui in Riviera tanto son tutti ricchi.”
“Il problema sono i barconi e quelli che entrano e non passano dalle frontiere ufficiali. Ma lo sa lei che c'è una legge che consente di far fuoco su chi valica i confini in modo illegale? Si può anche sparare su tutte 'ste donne incinta e tutti 'sti bambini.”
“Gli italiani non è difficile governarli: è inutile!!”
“Non siamo mica come la Grecia.”
“Figuriamoci: la rivoluzione!”
“Al discount ho fatto scorte di pasta, riso, farina, zucchero, sale e caffè.”
“Sì, sì, ci vado anch'io.”
“C'è anche su Facebook!”
“Dicono che è uno sciopero ma in realtà è l'inizio della rivoluzione.”
“Fanno girare la voce quelli dei supermercati perché gli acquisti sono in calo: è tutta una manovra!”
“Ma chiudono anche gli estetisti?”
“E' solo uno sciopero su modello francese...”
“Guarda che ti sbagli: è solo per lunedì, non è a oltranza.”
“Dura cinque giorni.”
“Ma chi è che fa la rivoluzione? I camionisti?”
“I comunisti.”
“Aveva ragione il Duce!”
“Aveva ragione Marx!”
“I tempi sono maturi”
“Per cosa è questa rivoluzione?”
“Non è una rivoluzione, è uno sciopero.”
“Non han voglia di lavorare!”
“E' la fine della democrazia!”
“E' l'inizio della democrazia!”
“Tanto chiuderanno quattro gatti!”
“Io tengo aperto.”
“Sciopero generale a oltranza? Ma figurati!”
“Sciopero generale a oltranza? Ma siamo matti?”
“Sciopero generale a oltranza? E io come ci vado a lavorare?”
“Mi hanno appena presa a chiamata come commessa per le feste di Natale: se mi lasciano a casa come lo pago l'affitto di gennaio?”
"Bisogna stare tappati in casa."
“Qui da noi pare che sia Forza Nuova a organizzare tutto.”
“Hai letto? Metà degli autotrasportatori si è già tirata indietro, non faranno lo sciopero per via che non gli diminuiscono più la percentuale di rimborso sulle accise della benzina.”
“Questo terrorismo non fa bene al Paese!”
“Chi è che lo organizza questo sciopero?”
"Ma pensi che a Loro gliene freghi qualcosa se teniamo chiuso? E poi con tutti i supermercati che stanno aperti..."
“Io tanto avevo preso le ferie: me ne vado in Thailandia, che lì si sta bene!”
“I trasporti pubblici però non li dovrebbero bloccare: la gente comune come fa?”
“Mio marito ha già fatto il pieno alle macchine.”
“E' ora che si scenda in piazza tutti quanti uniti!”
“Bisogna bloccare il Paese!”
“Ci giochiamo quel poco di credibilità che è rimasta all'Italia.”
“Mi tocca passare il week end a controllare il mercato!”
“Avevo deciso di chiudere comunque dopo le feste: in pratica sono fallito da più di un anno, solo che continuavano a dire: la ripresa, la ripresa...”
“Fanculo: se le cose stanno messe così, io non pago più nessuno.”
“Colpa della Germania”
“Colpa di Monti.”
“Colpa di chi ci porta via il lavoro.”
“Gli extracomunitari.”
“Le delocalizzazioni.”
“I grandi evasori fiscali”
“E i piccoli?”
“Dovremmo avere un governo come quello islandese!”

Lunedì 9 dicembre 2013 alle ore 00:00 inizia la rivoluzione.

Poi sbucherà un sole di Zavattiniana memoria?


Tutti i diritti riservati


sabato 30 novembre 2013

VIVI LA VITA

"Vivi la Vita srl – Direttore Casting: Nando Moscariello ricerca Opinionisti Televisivi per una nota trasmissione di Canale 5 – Mediaset e per molte altre Produzioni Televisive nazionali. Ci rivolgiamo a persone spigliate, giovani e meno giovani, che vogliano cogliere l’occasione di parlare in prima persona dei valori, dei problemi e delle speranze, che costituiscono le fondamenta della società odierna. Chi fosse interessato ai provini, cogliendo l’occasione per vivere una costruttiva esperienza e farsi notare in Mediaset, percependo, inoltre, un interessante compenso, deve contattarci telefonicamente per prenotare la data, al …. Solo in alternativa, i candidati possono inviare una mail con tutti i dati per il ricontatto, a … "

Parlare in prima persona dei valori, dei problemi e delle speranze, che costituiscono le fondamenta della società odierna (!) … … provini e interessanti compensi. 

Vivere un’esperienza costruttiva e … farsi notare in Mediaset. 

Mettere due concetti lontani scritti affiancati o congiunti da una “e” perché infine possano essere recepiti come un unico concetto.

Quanto alle fondamenta della società odierna, i valori, i problemi e le speranze, forse sono proprio solo più legati alla speranza di fare dei provini e ricevere interessanti compensi.


Tutti i diritti riservati

venerdì 29 novembre 2013

FITOPLANCTON

Pensare al fitoplancton mi riporta regolarmente alla realtà e al giusto senso delle cose.
Un’estatica visione fluorescente. 
Tanti minuscoli organismi vegetali unicellulari che producono la metà dell’ossigeno che respiriamo sul pianeta. E che stanno alla base della catena alimentare marina, per cui anche della nostra. 
Ma quante volte ci pensiamo? Quante volte ricordiamo? 
Diamo tutto per scontato.

Tutti i diritti riservati

giovedì 28 novembre 2013

VENEZUELA E FRULLATORI

Ho letto un articolo di Luciano Gulli per Il Giornale del 17 novembre sulle ultime performances politiche di Nicolas Maduro. 
A me pare che la vera tragedia sia l’imperativo di garantire a tutti un televisore al plasma.
L’ideale rivoluzionario è diventato elettrodomestico. 

20 novembre 

 Tutti i diritti riservati

GRECIA E SANITA'

Ho scoperto da un paio di giorni che in Grecia chi ha perso il lavoro, ha perso in automatico anche la copertura sanitaria. Non è il male peggiore del mondo e in alcuni luoghi potrebbe far sorridere un tal problema. In Paesi del terzo mondo e anche negli Stati Uniti, il cui presidente versa in grosse difficoltà proprio per la fallimentare riforma del sistema sanitario, non avere accesso alle cure è pura quotidianità. Ma la Grecia è qui. E’ Europa. E viene spontaneo sia immedesimarmi che fare il paragone con l’Italia. Pur con tutte le magagne innegabili, il nostro sistema sanitario direi che funziona discretamente bene per gli utenti e, soprattutto, garantisce la copertura gratuita per alcune fasce di popolazione, tra cui i disoccupati. Chiaro che non ci si può consolare perché uno se la passa meno peggio di altri, ma abbiamo buone basi per trasformare in meglio quello che c’è. Non denigriamo. Salvaguardiamo e difendiamo. 

2 Novembre 2013 

Tutti i diritti riservati

sabato 23 novembre 2013

SARDEGNA E RETORICA

Valutazione del rischio idrogeologico. Visita dei ministri. Accertare le responsabilità. Invio di sms da 2 euro per aiutare la popolazione.

La prima nominata alla nausea a disastro avvenuto.
La seconda tanto dispendiosa quanto inutile.
Andrea Orlando ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (carriera politica da FGCI, PCI, PDS, DS, PD) -  Maurizio Lupi, ministro infrastrutture (giornalismo, Comunione e Liberazione, e Fiera di Milano).
La terza retorica e offensiva, visto che, il passato insegna, resta lettera morta.
Il quarto tristemente sempre per il dopo e mai per proteggere le persone prima di un disastro.

La comunità scientifica, quella onesta e non prezzolata, è frustrata quanto Cassandra.

Perché ci si ostina a voler far gestire a politici ciò di cui non sanno niente? Non c'è nessuna colpa in questo ma a ognuno le proprie competenze. Per settori quali salute, ambiente, energia, al Parlamento dovrebbero sedere scienziati e studiosi, senza alcun legame con il potere ma con voce autorevole e voto determinante, eppure ...

Nel frattempo che si continui a edificare nel letto dei corsi d'acqua, lungo gli argini, e a buttare cemento in mare! Perché si sa, la natura è crudele e a nulla varrebbero buon senso e lungimiranza.


Tutti i diritti riservati

mercoledì 20 novembre 2013

SPERANZA E SOCIETA'

La nostra società, con tutte le contraddizioni e le derive inquietanti che la caratterizzano, prende forza da un fatto molto semplice e cioè che in teoria chiunque può arricchire e raggiungere una condizione migliore. Questo è il messaggio che passa quotidianamente. Una possibilità quindi, solo una possibilità e solo per alcuni, solo per una minima parte di individui certo, ma il sistema funziona. E molto bene. 
Questo modello di società non sarà mai seriamente messo in discussione, né verrà compromesso o ripensato per il semplice motivo che tutti sperano di rientrare nel novero dei privilegiati.

lunedì 18 novembre 2013

LA MEDUSA SOCIALE

1
Tutti in riva come Bartelboom, come Palomar prima di lui, ma non come loro a guardare, anzi a cercare il confine tra terra e mare, a individuare l’onda perfetta, quella che senza indugi ci fa dire, ecco il confine netto e preciso, il confine definito e definibile. Tutti in riva, sotto un sole torrido, senza potersi bagnare, solo guardare il liquame che galleggia e, per non affrontare la realtà di un accumulo esponenziale cui, di stagione in stagione, ci abitueremo, si socializza e ci si ingegna in una caccia alle meduse, capri espiatori della nostra cecità. Individui che in altro contesto si ignorerebbero, qui e ora si scambiano consigli, opinioni, punti di vista. C’è chi indica e chi provvede. Col retino a “liberare” il mare da questi intrusi, da questi urticanti esseri sicuramente sgradevoli al contatto, in una sorta di trasposizione d’intenti. Un’azione per un’altra ormai impossibile. 
2006

2
Libera spiaggia di ghiaia attento alle barche Francesco quali barche solo due piccoli gommoni da bimbo al di qua del frangiflutti attento alle onde lo sguardo si perde smarrito ma cos’è un onda tranquilla Giulia non ti porto nel mare se non vuoi anche il babbo sta vicino non vedi non s’allontana sta dove tocca mai più in là di due metri dalla riva guarda la signora si è portata il lavoro a maglia e quelli giocano a carte si son portati persino il tavolino sì ma non riesco a spostare l’asciugamano l’hanno bloccato con una gamba del tavolino Andrea Andrea non ti allontanare non andare in acqua che ci son le meduse l’hanno detto che ci sono guarda le ragazze coi retini che le tolgono e poi cosa ne fanno le fanno seccare così non ci fanno più male è proprio sporco il mare non si può più fare il bagno tranquilli son velenose le meduse e bruciano forte la pelle ti rimane il segno no il segno no allora è meglio che ti bagni solo un po’ per rinfrescarti ma hai visto lo smalto di questa tipa è verde proprio quel verde che ti dicevo che volevo il vestito certo che volevo leggere la rivista ma ci sono i suoi piedi mamma mamma cosa c’è non vedi che sto parlando su fa amicizia con qualche bambino ma mamma voglio fare un castello e non c’è sabbia per fare un castello prova a farlo con la ghiaia ma è tutta occupata dagli asciugamani allora fatti un bagno ma ci son le meduse ho paura allora va a prenderti un gelato che poi andiamo a fare la spesa ma domani torniamo certo che torniamo siamo in vacanza ma se ci sono ancora le meduse ma va’ sta’ tranquillo che le tolgono tutte.
2007

(brani tratti da "Incontri" edizioni Philobiblon 2008

Tutti i diritti riservati


Toccato piccole meduse con le dita
la testa
non i tentacoli
prima le nocche poi i polpastrelli
E’ una questione di desiderio
Tentacoli Polpastrelli.

2005


Silenziosi 

muoiono esseri
iridescenti
rotondeggianti

violacei

nel buio di sbieco
luci dal molo
illuminano

ricoprono

sulla rena onde
piane portano
china li guardo

8 novembre 2013 ore 22.15 Spiaggia d'Oro Imperia

venerdì 8 novembre 2013

CORMORANI

Uno stormo di cormorani a buttarsi in picchiata nella chioma della palma all'altezza della mia finestra sul Parasio. Le sette di sera. Troppo buio per fotografarli. Un fracasso di ali e di foglie nel libeccio. Avanti e indietro nella frenesia di quello che mi pare un gioco, mi volano a un paio di metri dalle braccia protese.

domenica 3 novembre 2013

LA FUGA

Parlare di etica e di diritti 
di rispetto dell’altro 
di lungimiranza e cura 
roba da ridere sguaiati e feroci 

… dare il buon esempio… 

Ma se neanche mettere paura serve. 
Nemmeno l’immaginare i propri figli e nipoti vivere in un mondo mefitico, malato, inquinato, privo di risorse, con scarse opportunità di lavoro, scorribande su popoli e terre, e persone che schiattano in ogni dove. 

Vivere il presente, vivere il momento, da profonda riflessione filosofica a spot pubblicitario. 
La fuga come regola, non vedo, non sento, non parlo, anzi no, mi riempio gli occhi di immagini, le orecchie di suoni e la bocca di parole, che nessuno dica che sono inerte, e riempio bene tutti gli orifizi, che non ci sia spazio per nulla, e se qualcuno mi coglie di sorpresa e mi indica oltre, mi guardo la punta delle scarpe o quella del naso.

Voglio intrattenimento gratis, istantanea gratificazione, comprare tanto a poco, e il tutto consegnato entro 24 ore. Con sempre meno denaro mi ostino a voler essere ricca o a sembrarlo.

Ma voglio anche democrazia, partecipazione, libertà, relazione, e queste sono le parole che martellano le nostre teste, ripetute, infilate, proclamate.
Defraudate del significato acquisito dai tempi dell’illuminismo ma parole note, accoglienti, rassicuranti, suoni che evocano qualcosa di buono. 
E poi se stiamo combattendo una qualche battaglia, se nell'animo ci sentiamo guerrieri per una buona causa, c’è chi starà al nostro fianco, noi, eroi comuni, per far scoprire le nostre storie e far conoscere il volto di chi spera, sogna, combatte e costruisce. 

E allora basta dubitare, interrogarsi, interrogare. 
Lo dice la pubblicità, le grandi domande sono cambiate. 

E poi è tutto in crescendo, alla gogna gli allarmisti. 
Tutto nuovo, unico, personalizzato, rassicurante, gestito. 
La bellezza, la salute, i viaggi, il cibo, l’energia, i rapporti umani, il patrimonio.

Che, di questi tempi, è quello che conta, il patrimonio. 

Diamo all'energia un’energia nuova 
Un nuovo tipo di mercati, un nuovo tipo di gestione del patrimonio “nei mercati odierni, volatili e complessi (volatili, lo dicono nella pubblicità), il vostro portafoglio richiede lo stesso livello di conoscenze approfondite e visione globale dei clienti istituzionali” 
Caffè, brioche e Nasdaq – Con BinckBank ogni giorno è un buongiorno per fare trading 
Lyxor –la capacità di performance in qualsiasi mercato 
Il tuo patrimonio è unico: Advisory Premium, un servizio di consulenza gestito dai nostri migliori private banker per offrirti una visione chiara in un unico rendiconto e una consulenza globale altamente personalizzata per ogni esigenza di gestione patrimoniale 

Eccetera eccetera eccetera …

20 ottobre

Tutti i diritti riservati

CAMBIAMENTI CLIMATICI E BUSINESS

Leggere delle percentuali di emissioni da ridurre entro una certa data, che in genere è fissata a uno o due decenni di distanza, suscita una certa ilarità. 

O ancora, per portare un piccolo esempio fresco e indicativo di come funziona il tutto, la Convenzione di Minamata (cittadina giapponese vittima negli anni ’50 del peggior disastro ambientale e umano causato dal mercurio. Tale Convenzione sancisce entro il 2020 il divieto dell’uso di mercurio. Però solo i nuovi impianti a carbone (tra le maggiori fonti dell’emissione totale di 2000 tonnellate annue) dovranno dotarsi di nuove tecnologie per limitare le suddette emissioni, quelli esistenti no, e l’estrazione di mercurio sarà vietata solo dopo15 anni dall’entrata in vigore della convenzione. 

Innanzitutto perché, di tutti gli accordi internazionali, gli unici veramente vincolanti sono quelli relativi al commercio? Perché i Paesi devono scegliere dei regimi che siano conformi alle regole del WTO? Perché in tutti gli altri casi, si tratti di armi, di diritti umani, di sanità, di ambiente, di clima, di balene, convenzioni e accordi restano lettera morta, carta straccia, tempo, denaro ed energie umane sprecati? O, nella migliore delle ipotesi, non vincolano chi non aderisce? 

A proposito delle emissioni, anche di fronte a uno stop immediato e totale di ogni fonte di gas serra, il cambiamento climatico in atto procederebbe indisturbato per ancora un bel pezzo, per quella che gli scienziati chiamano retroazione positiva, ossia, in soldoni, per i gas già presenti in atmosfera. E il cambiamento è in atto, checché ne dicano esperti prezzolati. 
Le prove? A parte l’intensificarsi di fenomeni meteorologici gravi e sempre più frequenti che sono all’onor di cronaca pressoché quotidiana ma che potrebbero venire giustificati dicendo che nelle varie ere si sono alternati periodi molto freddi a periodi molto caldi, esistono dei fatti inconfutabili. 
Società assicurative di importanza mondiale (tra l’altro alcune presenti nell’elenco delle 50 multinazionali più ricche del mondo) hanno avuto negli ultimi anni perdite record per danni causati da eventi climatici e ora si guardano bene dal permettere che ciò si ripeta e stanno esponenzialmente alzando i premi o rifiutando di assicurare in determinate aree. 
Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), ente prudente e conservatore, i cui resoconti devono essere approvati dai governi prima di divenire pubblici (quindi devono essere resoconti sufficientemente diplomatici e certo non allarmisti), da vent'anni mette in guardia, e continua a farlo, riguardo ai cambiamenti climatici e alle conseguenze gravi di questo, presentando scenari tutt'altro che rassicuranti. E, appunto, bisogna riflettere sul fatto che si tratta di una versione edulcorata. 
L’OMM, l’Organizzazione meteorologica mondiale, dal canto suo paventa scenari raccapriccianti. Ho letto alcuni stralci delle loro ricerche sul decennio 2001-2010 ed è una lettura edificante. In accordo con molte conclusioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ciò che viene fuori è che la percentuale di popolazione mondiale che vive in zone a rischio è e sarà crescente, con annessi problemi di accesso al cibo, all’acqua, alla terra fertile, quindi conflitti e migrazioni consistenti. 
Il fenomeno del Land grabbing, di cui ho scritto in’altra occasione, cioè dell’accaparramento di vasti territori a prezzi irrisori da parte di multinazionali e governi è un’ulteriore conferma in tal senso e dice chiaro che lo sanno bene che è meglio per chi può permetterselo arraffare a man bassa l’arraffabile. 
E poi basta leggere le quotazioni in borsa dei prodotti agricoli, alimentari o per biocombustibili, per notare che non solo tengono ma sono al rialzo costante e che, a parte i colossi di internet, gli investimenti più accreditati sono quelli rivolti al cibo, oltreché ai minerali rari. 
Ma passano i decenni e nessuna vera rivoluzione energetica è avvenuta né è in procinto di avvenire: tutti gli operatori del settore ora parlano green ma in pratica spendono una percentuale irrisoria dei propri investimenti in energie rinnovabili e buona parte del cosiddetto green consta nel piantare un paio di alberi in paesi che inquinano ancora poco in cambio dei loro diritti di emissione. 
Siamo di fronte a degli incompetenti o a una volontà politica precisa?
Di sicuro c’è che siamo proprio alla frutta.

giugno 2013

Tutti i diritti riservati




OCP

Ho deciso di pubblicare questo vecchio articolo, non tanto perché sono pentita di non aver fatto valere all'epoca i miei diritti, quanto perché ho ceduto alle circostanze e non ho combattuto per difendere i valori e i principi del giornalismo, quali li ho sempre intesi e in cui sempre ho creduto. 

NON È POSSIBILE 

Non è possibile, ogni volta mi dico che non é possibile. Non mi capacito della situazione critica raggiunta dal giornalismo italiano: i quotidiani che accompagnano la nostra colazione mi lasciano spesso con la tazzina a mezz’aria. Se da un lato è confortante che notizie degne di attenzione giungano infine in prima pagina, dall’altra il ritardo di anni (!!) con cui ciò spesso avviene è allarmante. Alludo qui alla serie di articoli che il Secolo XIX sta in questi ultimi giorni dedicando alla vicenda dell’OCP, Oleoducto de Crudos Pesados in Ecuador, spacciandoli, sono certa in buona fede, come scoop rivelatore del poco ortodosso comportamento tenuto dall’Agip per conquistare i diritti di sfruttamento petrolifero nel Paese sudamericano. Tanto è meritevole, nonostante lo scarso tempismo rispetto ai fatti, l’intento della citata testata giornalistica, quanto è inquietante che sia stata necessaria la lettura di tali articoli perché ci fosse un minimo di mobilitazione. Coscienze che subito si sono messe all’opera per fare chiarezza, politici, giuristi, europarlamentari, ambientalisti tutti incredibilmente sorpresi e pronti a sdegnate reazioni, interrogazioni, indagini e via discorrendo, si sono svegliati solo dopo il reportage in questione? Mai sentito parlare prima del fatto? Cosa leggono queste persone? Come passano il loro tempo? Com’è possibile che certe informazioni non giungano alle loro orecchie anche solo per caso? Come può esistere una tale disinformazione, un tale disinteresse? O, semplicemente, di fronte al fatto che una certa questione diventi di dominio pubblico, la si sfrutta demagogicamente? A marzo del 2002, venuta a conoscenza dell’accordo OCP, mi documentai per quel che mi fu possibile e scrissi una lettera-articolo, inviandola ad alcuni giornali, tra cui il Secolo XIX. Non fu pubblicata, e fin qui nulla di strano, ma tanto stupore e scalpore oggi possono significare solo due cose: o c’è una gran disattenzione da parte del personale delle varie redazioni o c’è, se non malafede, perlomeno censura, nel senso che le cose si sanno, ma si aspetta il momento “giusto” per permettere che vengano rese pubbliche. Di seguito riporto la lettera di cui sopra. 

14 marzo 2005 
la presente inviata in data 15 marzo 2005 alla redazione de Secolo XIX) 





Nel giugno dello scorso anno, dopo anni di attesa, il Ministero dell’energia e delle miniere ha concesso il nulla osta ambientale al progetto di realizzazione dell’OCP, Oleoducto de Crudos Pesados, in Ecuador. Questo nuovo oleodotto, la cui lunghezza complessiva sarà di circa 500.000 chilometri, affiancherà per buona parte del percorso il SOTE, il Sistema di Oleodotto Transecuadoriano che la Texaco realizzò nel Paese più o meno trent’anni fa’. 
Dicono che potrà trasportare 450.000 barili di petrolio grezzo al giorno tra il terminale situato nell’Amazzonia Ecuadoriana orientale e il Terminale di Esmeraldas sulla costa dell’Ecuador. L’importanza della costruzione dell’oleodotto è collegata, per il governo dell’Ecuador, al processo di dollarizzazione, ovvero alla scelta del dollaro come valuta nazionale, e richiede forti investimenti di capitale straniero. L’accordo è stato sottoscritto in giugno tra il governo ed un consorzio di compagnie petrolifere, tra cui figura l’italiana Agip per una quota del 7,51%. 
Queste imprese trasporteranno petrolio per vent’anni, ammortizzando l’investimento, dopo di che l’Ocp diverrà proprietà dello Stato, che si ritroverà tra le mani un impianto logoro, alla cui regolare manutenzione difficilmente si sarà provveduto nel frattempo. Nonostante esistano validi motivi per opporsi al progetto, i lavori hanno già preso il via nel mese di agosto. Innanzitutto non ci sarebbe un volume di greggio tale da poter utilizzare entrambi gli oleodotti a pieno ritmo, salvo procedere alla realizzazione di nuovi pozzi con stazioni di pompaggio e centinaia di chilometri di tubazioni per alimentare l’OCP. Questi ulteriori lavori non sono contemplati nel Piano di Gestione Ambientale dell’OCP, già ritenuto insufficiente per mitigare gli impatti negativi sull’ambiente e sulla popolazione che avrá il progetto base. Le stesse procedure della VIA (valutazione di impatto ambientale) si sono ridotte ad un’analisi di pochi giorni su porzioni limitate di territorio (in parte già compromesso dal SOTE), per cui non hanno fornito le informazioni necessarie per una corretta valutazione dell’impatto stesso; non c’è stata una consultazione della società civile né hanno considerato i cosiddetti impatti cumulativi, in altre parole tutti gli eventi non pianificati causati dal progetto (insediamenti, disboscamento, incidenti, allontanamento coatto di indigeni dai propri territori, ecc.). 
Una simile carenza di analisi e l’aver tralasciato questioni chiave nella VIA, ha di certo determinato una sottostima della portata e dell’impatto complessivo di questo progetto. L’oleodotto attraverserà 11 aree protette, aree sorgive di fiumi, foreste primarie, zone agricole, zone geologicamente instabili, centri abitati. Molte organizzazioni internazionali hanno fatto pressioni affinché l’OCP non fosse finanziato, così come movimenti interni all’Ecuador: Accion Ecologica e Mujeres por la madre tierra, in prima linea, continuano ad opporsi con valide argomentazioni. Una tra le tante, i guadagni derivanti dalla messa in opera dell’OCP restano alle multinazionali straniere che pagano al governo delle royalty, le quali finiscono nel tritacarne del debito estero. 
Per quanto riguarda la posizione dell’Italia, l’Agip, in cambio della cessione dei diritti di sfruttamento petrolifero di una delle zone in questione, il bloque 10, ha dato un quintale di riso, uno di zucchero, burro e sale, ma solo una volta al mese e solo per i mesi di maggio, agosto e novembre 2001. A ciò si aggiungono una lavagna, due palloni, un fischietto, una bandiera dell’Ecuador, quindici piatti, quindici tazze, quindici cucchiai, una pentola, due secchi, un’aula scolastica, uno stipendio di 40 dollari mensili per sei insegnanti per sei mesi, corredi farmaceutici del valore di 200 dollari ciascuno, qualche migliaio di dollari per tubazioni per l’acqua potabile e via delirando. Stupefacente. Questo progetto che non avrebbe superato la fase di valutazione se non avesse ricevuto i finanziamenti per operare (nessuna compagnia rischia i propri fondi), ne ha ottenuti da un consorzio di banche il cui intermediario finanziario è l’italiana BNL (Banca Nazionale del Lavoro), che sinora non ha preteso, come sarebbe doveroso, da parte del consorzio bancario una valutazione indipendente da quella fatta dal Consorzio OCP. Inoltre è da tenere in considerazione il ruolo della SACE, l’Istituto per i Servizi Assicurativi del Commercio con l’Estero, che si prende carico dei crediti commerciali andati insoluti, risarcendo le imprese italiane investitrici con denaro pubblico, aumentando quindi il debito verso il settore pubblico italiano, già ampiamente esposto verso l’Ecuador. 
Come un tale accordo possa essere stato accettato dalla controparte è spiegabile con il ruolo ambiguo di alcuni rappresentanti delle comunità indigene, che, evidentemente, avranno avuto il loro tornaconto nella contrattazione e anche con il fatto che lo sfruttamento petrolifero in Ecuador è stato dichiarato dal governo priorità nazionale e come tale sottostà alla Legge di Sicurezza Nazionale che è al di sopra di tutte le altre leggi. Un escamotage contro l’incostituzionalità dello sfruttamento di zone protette, in quanto dalla Costituzione viene prevista per queste ultime l’inalienabilità. Tra qualche anno qualcuno, di fronte all’evidenza dello scempio, griderà allo scandalo, ci saranno delle indagini e cadrá qualche testa, ma qualche mese dopo tutto sarà dimenticato. Nel frattempo altre vicende simili si propagheranno come un cancro sulla terra, per essere poi a loro volta esecrate e condannate, senza che una reale volontá d’analisi e prevenzione prenda forma. 

marzo 2002 


AGGIORNAMENTI (aprile 2013): L’OCP, operativo se pur inizialmente in misura ridotta dal 2003, sta per inaugurare il trasporto di greggio dalla Colombia.


Tutti i diritti riservati

giovedì 31 ottobre 2013

VENEZUELA E SAN PIETROBURGO

In Venezuela è in atto una recessione. Manifestazioni, malessere, e violenza. Il 3 settembre di quest’anno un black out ha lasciato al buio metà Paese. Il ministro delle finanze dichiara che, a questo punto, sono necessari crescita e indipendenza dalle importazioni.
Cambiano avvenimenti e circostanze ma la storia vale per un gran bel numero di Paesi.

Intanto al vertice di San Pietroburgo si va in direzione ostinata e contraria ma non nel senso che tali aggettivi accoppiati vengono a significare da quando un nostro poeta li ha cantati. 
Ogni incontro al vertice è in nome dell’abbattimento del protezionismo e in favore della sottoscrizione di accordi commerciali multilaterali, aree di libero commercio (FTA), e accordi commerciali preferenziali (PTA). Nonostante, soprattutto riguardo ai PTA, gli economisti si dividano tra coloro che ritengono tali accordi di ostacolo alla realizzazione di un libero scambio globale (in quanto rivolte solo ai Paesi aderenti e a discapito di chi ne è fuori) e coloro che li considerano un passaggio necessario per raggiungere l’obiettivo (potete trovare approfondimenti a cura di Paul R. Krugman, Maurice Obstfeld, Giorgio Basevi, Giacomo Calzolari, Gianmarco Ottaviano, Giuseppe Celi, e molti altri), il risultato per le terre e i popoli resta invariato.

In ordine sparso, per chi aderisce: obbligo di importazioni, si è costretti a comprare ciò che si potrebbe produrre, (e spesso lo si deve comprare non dal produttore più efficiente e a scapito della tutela e sicurezza dei lavoratori nel Paese esportatore), obbligo di produrre ciò che il mercato chiede anche a prescindere dalle proprie peculiarità oggettive, stravolgimento di agricolture locali (coltivazione di specie non indigene, monocolture intensive,…), salari al ribasso, disoccupazione, diminuzione* o aumento dei prezzi al consumatore a seconda che si tratti di un cittadino di un Paese cosiddetto sviluppato che compra un manufatto ad esempio dalla Cina, o di un cittadino del terzo mondo il cui Paese sia costretto a importare merci, per quanto a tariffe dette agevolate, e svalutare le proprie per stare nel gioco. 
E per chi non aderisce, prima o poi, la necessità di mettersi in ginocchio pur di partecipare. 

Inoltre le disquisizioni degli economisti di cui sopra sono oziose. Perché contrappongono metodologie, quali i PTA, al libero scambio globale. Avrebbe senso la contrapposizione se quest’ultimo fosse sinonimo di un’amministrazione globale del pianeta e dei suoi abitanti secondo criteri di equilibrio, conoscenza dei territori, delle potenzialità e dei limiti degli stessi, recupero delle risorse e tutte le buone cose che potrebbero essere. 
Ma non è così. E non credo vogliano sia così. 

*si tratta di una diminuzione fittizia, perché i costi indiretti (quelli che le aziende chiamano esternalizzazioni) prima o poi si pagano e con gli interessi. E senza disturbare la Cina, facendo un esempio nostrano, se voglio comprare un chilo di formaggio a un terzo del prezzo ragionevole che dovrebbe avere, è ovvio che gli operai del settore saranno pagati meno, che le vacche mangeranno peggio, che un po’ di sofisticazione sarà la norma, che il settore patirà una crisi e per stare a galla, vedi competitivo, dovrà produrre sempre più a meno, e il tutto avrà un peso sociale in termini di cassa integrazione, perdita di posti di lavoro, degrado ambientale, quindi tasse. Ma d'altronde diminuendo il nostro potere d’acquisto, a noi un chilo di formaggio va benissimo pagarlo un terzo del suo valore. Dobbiamo pur farli saltare fuori i soldi per il nuovo modello di I-Phone. 

5 settembre 2013

Tutti i diritti riservati

SCOPERTA CURA PER L'AIDS

Scoperta cura rivoluzionaria per l’Aids. Nasce con l’Aids ma c’è la cura. Dopo tre anni non ha più l’Hiv. Buone notizie per una bimba di tre anni del Mississipi. Libero news divulga il 24 ottobre. 

Mi viene in mente un’altra storia. Ma invece di scriverne a lungo io, vi propongo di cercare e vedere l’interessante e per nulla noioso film documentario “Fire in the blood”, in lingua originale sottotitolato. 

E cosa sarà mai, affrontare un po’ di fatica, contro la possibilità di avere le idee più chiare.

ALTRI LIBRI

Questa è la pila di libri di turno per essere spolverati. Abbastanza bassa da non essere in equilibrio precario. Come l’altra volta, a leggerne i titoli mentre li prendo tra le mani uno alla volta, mi domando se troverò mai un criterio logico per ordinarli.

“Lettera di una scimmia” Nicolas-Edmé Restif de la Bretonne
“Viaggio alla terra del fuoco” Giacomo Bove
“Un’eterna Treblinka” Charles Patterson
“Foglie d’erba” Walt Withman
“Ti con zero” Italo Calvino
“Siberia” Benson Bobrick
“Il prezzo della disuguaglianza” Joseph Stiglitz
“Guida all’impero per gente comune” Arundhati Roy
“Nadir” Stefano Sivieri
“Il treno” George Simenon
“Il potere dei sogni” Luis Sepùlveda
“Come vincere la guerra di classe” Susan George
“La terza rivoluzione industriale” Jeremy Rifkin
“La saga di Gösta Berling” Selma Lagerlöf
“Poesie” Emily Dickinson”
“Impegnatevi” Stephane Hessel
“La fine del mondo” Telmo Pievani
“Il cappello del prete” Emilio De Marchi
"Racconti romani" Alberto Moravia
“I nuovi rivoluzionari” Jim Lobe e Adele OLiveri
“La vita agra” Luciano Bianciardi
“Mongo” Ted Botha
“La morte difficile” René Crevel

 Buona lettura!


lunedì 14 ottobre 2013

PENNA E CALAMAIO

Venti giorni ormai senza computer in casa. Ogni due giorni controllo la posta elettronica da qualche parte. E’ così facile riabituarsi a farne a meno. Benché sia stato grazie al computer che negli ultimi anni di disoccupazione sono riuscita a procurarmi piccoli lavori, potrei con disinvoltura diluirne ulteriormente l’utilizzo. Eppure l’ultima lettera personale che ho scritto, sei pagine alcuni giorni fa, l’ho scritta digitando sulla tastiera e poi l’ho fatta stampare. Forse la persona destinataria della missiva non meritava la dedizione di una stesura manuale? O forse volevo semplicemente avere la possibilità di modificare e ampliare il contenuto senza dover riscrivere tutto? 
E’ stata la prima volta ma è accaduto senza che lo decidessi, in automatico. Come una mutazione acquisita. 

 Agosto 2012

Tutti i diritti riservati

RICCHEZZA E MERITI

Le teorie di Smith secondo cui il perseguimento degli interessi di un’élite portano a un benessere sociale partono dal presupposto che i ritorni privati siano allineati a quelli sociali e che si riceva compenso proporzionalmente ai contributi apportati alla società. Questo ha un senso, e grosso modo è stato così fino all'altro ieri. Si deve appunto creare ricchezza intesa come benessere in senso lato per essere premiati, non toglierla agli altri. E i mercati devono funzionare su una reale libera concorrenza tutelata dai governi che devono impedire la realizzazione di profitti di natura monopolistica. Ma esistono molti sistemi che permettono al sistema finanziario di impedire che i mercati funzionino bene e quindi di arricchire indipendentemente dai meriti, anzi sempre più procurando danno. E questo con Smith non ha niente a che vedere, per cui che la smettano di tirarlo in ballo. 
Spostare il denaro dal basso verso l’alto fa necessariamente scendere i consumi e le voci attive di bilancio delle corporations arrivano da speculazioni più che da una reale risposta dal basso alle offerte di mercato. L’anno scorso (2012) le cento persone più ricche del pianeta si sono messe in tasca 240 miliardi di dollari in più rispetto al'anno precedente. Cosa si può fare con 240 miliardi di dollari? Provate a scoprirlo. Con degli esempi semplici e facendo un minimo di ricerca: quanto servirebbe per risolvere un’emergenza sanitaria in un dato Paese? Quanto per risolvere il problema della povertà o della fame? Anche se non è proprio di ulteriore denaro che c’è bisogno ma di una diversa politica. Per fare un esempio, di cibo al momento ce ne sarebbe a sufficienza per tutti e anche di medicine: è la gestione malata e fraudolenta di questi beni che ne determina un’iniqua distribuzione. Negli Usa singole compagnie hanno ricevuto in un’unica soluzione più di quanto sia stato stanziato in un decennio per il welfare; nel 2011 Wall Street ha dato 60 miliardi di dividendi e nel 2012, con buona pace di chi si è trovato culo a terra, il reddito medio dei banchieri è aumentato del 22%. Dati che compaiono nei titoli di articoli finanziari su testate ufficiali. E i tanto decantati Pil dei Paesi in crescita non misurano certo la sostenibilità della suddetta e cosiddetta crescita in corso. 
In tutto il mondo le persone stanno sempre peggio. Questo sistema non funziona. Perché la politica si ostina a sostenerlo e difenderlo, raccontandoci che è la strada giusta, oltreché l’unica possibile? Perché si avvalla anziché correggere l’attuale sistema mercato? E perché devono passarsela meglio coloro che danno un contributo negativo alla società? 
La ricchezza o la si crea salvaguardando le risorse o la si sottrae appropriandosene senza scrupoli fino a esaurimento scorte. Un sistema stagnante destinato a implodere, il nostro, ecco cos’è, basato sullo sfruttamento delle risorse (anche umane), che, a questo punto di risorse ai minimi termini, non può che diventare immobile e spaventare chi invece è abituato e determinato ad arricchire ulteriormente. L’unica strada che essi vedono è dunque procedere all'accaparramento di ciò che c’è ancora in circolazione, vedi il land grabbing, acqua, shale gas, biocarburanti a coltivazione intensiva, terre rare. Oltre agli amati oro, zinco, uranio, platino, abbiamo cerio, neodimio, disprosio, ittrio, lantanio, promezio….. smartphone, auto ibride, tv al plasma, fibre ottiche, superconduttori, e centinaia di migliaia di sfollati…. 
La disillusione rispetto al sistema politico, l’evidente ingiustizia, portano a un abbandono della partecipazione alla politica e al rischio di cedere alle promesse irrealistiche di populisti ed estremisti. La perdita di sovranità economica è perdita di democrazia, nel momento in cui comporta un dover necessariamente scendere a patti per tirare a campare. Che si tratti di un individuo che accetta lavoro nero sottopagato, o di un governo che sottoscrive accordi multilaterali sovranazionali (Nafta, Trips, ecc.). Accordi che prevedono compensazioni per le imprese i cui profitti calano rispetto alle previsioni in seguito a regolamentazioni nazionali, quando queste non siano ancora state eliminiate o adattate. I governi nazionali sono tenuti ad adottare regimi che siano conformi alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Se un Paese non fa ciò che “piace” e serve ai mercati, questi si riprendono i soldi, abbassano le valutazioni e alzano i tassi di interesse, Gli investitori possono ritirare da un giorno all'altro il denaro da un Paese, ci pensate? 
Ma tutto ciò è stato scritto e argomentato in abbondanza e continua a esserlo, e da fonti autorevoli e note. Visibili. Ma a che serve? Se chi segue, ascolta e approva, è già del medesimo avviso? Coloro che sono lontani e inconsapevoli sono assenti. E per coinvolgerli sarebbe necessario partire dall'abicì. E non lo dico con presunzione ma la complessità degli argomenti richiede, almeno a me lo ha richiesto, un attenzione di anni e anni, e una volontà ferrea nel voler comprendere le dinamiche che muovono la società umana su questo pianeta. Purtroppo i cambiamenti di mentalità e le convinzioni collettive mutano molto lentamente. Le opinioni cambiano solo se lo fanno quelle di un numero considerevole di persone. Un cane che si morde la coda. Agire supportati da una coscienza critica appartiene ancora a troppo pochi e quei pochi spesso si fermano al sottoscrivere petizioni. Difficile scardinare un mito che è stato fatto radicare così tenacemente in tanti decenni nelle nostre teste. 
Si rinnova dunque il dubbio se abbia senso che continui a scrivere e per di più su un blog invisibile.

Giugno 2013

Tutti i diritti riservati

CLIC

Ho sentito di questo e di quest’altro, e di quest’altro ancora, ho affrontato lunghe code sotto la pioggia, volevo sentire il parere di giornalisti autorevoli su argomenti che mi stanno a cuore, e al ritorno stasera ho bevuto un Jack in questa stanza stretta che ho trovato. Le parole udite sono in turbinio nella mia testa. E il petrolio e le aziende farmaceutiche, il land grabbing e l’informazione…ma anziché desiderio rinnovato di salvare il mondo, mi è venuta voglia di non lavarmi. Come se le due cose fossero in contrapposizione. Mi è venuta voglia di stare stravaccata sul letto con i vestiti della giornata. Sento freddo e sono sola. Arrivata l’altro ieri sera a Ferrara non ho ancora fatto la doccia. Nel bagno ci piove. E poi in fondo non sono sporca.

Tutti scrivono blog, twittano rapidi in diretta dalle conferenze, rigettano prima di assimilare, siamo come canali, anzi no cavi, lunghi cavi conduttori in un groviglio che ricopre il pianeta, oloturie della trasmissioni dati, cazzate e massimi sistemi, tutto scorre, mescolato, uniformato, archiviato. Si fa clic e si è compiuto il proprio dovere. Sperando che al clic segua quello che ci hanno promesso. Fatti. Azioni. Che non abbiamo più tempo ed energia di compiere. 
La punta del nostro indice preme enter. Come piloti di droni. 

6 ottobre

Tutti i diritti riservati 

mercoledì 2 ottobre 2013

PENA DI MORTE

Ho letto, su Internazionale n. 1018, l’articolo di Revati Laul sulla condanna capitale degli stupratori del 16/12/12 a New Delhi. 
Sono contraria alla pena di morte. Non porta da nessuna parte. E credo che molti comportamenti e atti criminali siano causati da problematiche fisiche, masse che premono zone del cervello che non dovrebbero premere, disfunzioni chimiche, e credo che si dovrebbe poter individuare le cause (come in alcuni casi è già avvenuto) e restituire serenità a chi tali comportamenti e atti non avrebbe tenuto e compiuto se non fosse stato vittima di una patologia. Non comminare pene in relazione al reato ma poter valutare caso per caso. E penso che, sempre e comunque, si debbano mettere azioni, quindi cause, positive. Non vendetta, non rancore, ma comprensione e capacità di accogliere. Ciò comporta uno sforzo, un atto di volontà, un superamento del proprio personale punto di vista, ma è questa l’unica strada che può portare a un risultato positivo. Quindi sono d’accordo con l’autore dell’articolo. 

Ma so anche cosa significa essere abusata e violentata. Lo so come bambina e lo so come donna. Quando ho letto i dettagli dello stupro mi sono immaginata là distesa, ho immaginato il dolore fisico straziante e il terrore, e ho pensato che per esseri viventi in grado di compiere certi atti la chirurgia e la chimica potrebbero solo portare ad annullarne totalmente le facoltà, non certo a guarire. E che la morte sarebbe troppo poco. Dovrebbero trascorrere il resto della vita in uno stato di eguale terrore e per sempre. Dobbiamo una buona volta accettare che non bisogna sentirsi in colpa nell’odiare chi arriva a tanto. Perché è quel genere di rabbia che se non esce, resta dentro e scava, scava, corrode, e si moltiplica, e ci fa ammalare senza scampo. Fino a morire. 

Conosco un uomo di 92 anni, ricoverato in ospedale per una brutta bronchite. Trentotto anni fa iniziò ad abusare della figliastra quando questa andava a trascorrere le vacanze estive presso la madre, e lo stesso comportamento tenne con altre bambine e con donne clienti del suo negozio. L’età e l’avvenenza erano secondari. Il padre naturale della bambina per la rabbia e il senso di impotenza iniziò a bere e si trasformò in un’altra persona fino a lasciarsi morire a soli 48 anni. Anche alla propria figlia piccolissima, abituata a dormire nel lettone dei genitori, in assenza della madre, quell’uomo laido non risparmiò toccamenti reciproci. L’aveva fatto anche con la figlia di primo letto e con una nipote, e persino con la suocera. Raggiunta l’età della pensione tenne corsi di disegno per i bambini del piccolo paese in cui abitava senza che nessuno avesse il benché minimo sospetto di chi fosse in realtà la persona a cui i figli venivano affidati. Anni dopo, al momento del ricovero per la bronchite, la figlia del primo matrimonio che, pur continuando a subire angherie, lo aveva in cura presso di sé, trovò tra le sue cose un elenco di nomi femminili. In tale occasione si confrontò con la sorella più giovane di secondo letto e scoprendo che questa da anni non parlava alla sorellastra, perché secondo lei le accuse di questa erano frutto di fantasia, avendo rimosso quanto lei stessa aveva subito in tenera età, le disse di riprendere i contatti, che era tutto vero e che il loro padre era una persona terribile. Pochi giorni dopo, questa donna, ormai più che sessantenne, s’impiccò a un albero in campagna. Nessuno disse all’uomo in ospedale dell’atto estremo della figlia maggiore, nessuno gli disse proprio niente di niente. Troppo anziano e malandato per un simile colpo! L’elenco di nomi come se non fosse mai esistito. Ora quest’uomo sta per essere portato in un ricovero, perché la figlia più giovane non ha modo di prendersene cura in casa, e quando morirà, se verrà reso pubblica la morte, al suo funerale ci sarà molta gente in lutto, tra cui molti ex partigiani come lui. Se ne loderanno le imprese e le qualità e tutto resterà sotto silenzio, e gli omicidi, se pur indiretti che ha commesso, impuniti. E gli abusi come mai compiuti. Di queste vicende tenute nascoste ce ne sono tantissime, e tantissime sono le vite rovinate malamente, e che uno stronzo simile la passi liscia mi fa ribollire il sangue.

E capisco chi vuole la testa di chi ha sventrato quella ragazza. 

2 settembre 2013


Tutti i diritti riservati

GLI ALTRI ANIMALI

L’intelligenza è ciò che ci distingue, che ci rende superiori agli altri animali. 
L’intelligenza è ciò che ci autorizza a voler reggere le redini della vita. 
E di questa somma intelligenza abbiano le prove. 
Non siamo forse circondati dagli effetti di questa grandezza indiscutibile?


Gli altri animali sono superiori. 
Una fiutata all’aria e sanno che con un altro essere vivente, completamente diverso, è possibile entrare in relazione. Noi, anche se ci fanno un disegno, se ce lo mettono nero su bianco, se ci vien fatto toccare con mano che è possibile e funziona, ci riusciamo di rado e malamente con i nostri simili. 


(L'intelligenza può essere definita tale solo se si manifesta. Altrimenti è un attributo generico dato per convenzione e privo di significato)

agosto 2013


Tutti i diritti riservati

UN TRONCO BIANCO

Un tronco bianco. Come osso. Una base ampia con monconi di radici. A metà del molo dei Buraxen a Imperia. 
Penso sarebbe bello prenderlo e portarlo in casa ma pesa molto. Contro l’azzurro terso il biancore levigato una bella foto. Ma non sono attrezzata. In fondo la bellezza perfetta è proprio questo tronco sollevato dalle onde sugli scogli per il tempo che ci starà. Non ha senso portarlo via né immortalarlo. 
Arriva un uomo con la figlia a valutarne aspetto e peso. Sta mettendo su casa, dice. Torna poco dopo con un amico. Stasera lo porteranno via. Ho annuito, cordiale. Non saprei spiegargli cosa stavo pensando. 

28 agosto 2013

Tutti i diritti riservati

domenica 8 settembre 2013

Se non ci basta avere ciò di cui abbiamo bisogno, nulla ci basterà mai.

Rinunciare al dominio.

Solo questo.

ANNOTAZIONI FRETTOLOSE

- Se la JP Morgan sta affrontando diversi processi a proprio carico, forse vuol dire che in giro qualcuno che conta e che ha una buona testa c’è. A far da contraltare i tribunali “segreti”, ma, si sa, non viviamo in un mondo perfetto

- Pare che Putin per rilanciare un po’ l’economia abbia avviato un’amnistia per liberare un centinaio di imprenditori!

- Leggo che lo stato degli stock ittici nel mondo sta migliorando. A prescindere dall'affermazione tutta da verificare, è proprio il termine stock a infastidirmi.
Oh Uomo, al centro del cosmo!

- Un amico mi ha chiesto come ho fatto a resistere tante settimane senza scrivere qualcosa su Berlusconi. In breve la mia idea è che non abbia alcun senso continuare a parlarne. Tantomeno male. E’ controproducente, mi pare ovvio. Un bel silenzio dilagante sarebbe una gran cosa. E in ogni caso, ottimi articoli sono stati e continuano a essere scritti in merito. Poi, quando vedo una sua immagine, l’impressione immediata è di avere di fronte un infelice. Un segaiolo infelice. E non mi pare materia da sprecarci parole.

- A Lecce si mobilitano contro la TAP (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che porterà il gas proveniente da Azerbaigian e Iran fino in Italia. Sto approfondendo.

- A Imperia sono stati corrisposti agli studi De Andreis e De Cicco quasi 170.000 euro per il progetto di trasformazione del mercato coperto di Porto Maurizio in “centro di aggregazione”, opera che non verrà eseguita. Da aggiungersi alle penalità da pagarsi alla ditta che è stata costretta a sospendere i lavori per il parcheggio in via Benza, fianco al Duomo, ai costi di smantellamento del capannone fuori misura per la cantieristica navale, a quelli per terminare o, più che altro, per tenere insieme, il nuovo porto in decomposizione. Con buona pace di chi auspica un’ordinaria manutenzione di strade e ascensori, un ripristino della passeggiata degli innamorati, una gestione intelligente, efficiente e degna del millennio in cui siamo, dei rifiuti urbani, un buon funzionamento del depuratore, una cura del litorale eccetera eccetera eccetera.. .

-  “Sono stanco perché no lavoro, quando lavoro no stanco” Fakir. Il nostro amico del Bangladesh.

- Da alcuni anni si tengono conferenze sui rifiuti nello spazio. Mi vengono in mente Calvino e un amico. L’amico dice che sulla terra non c’è più posto per la spazzatura mentre nello spazio ce n’è in abbondanza. Utilizzare un qualche satellite o pianeta inospitale per la vita come discarica. La definisce efficienza. Blatera di realismo. Refrattario e per niente umile rifiuta anche solo di prendere in considerazione che possano esserci altre vie.
L’uomo morirà convinto che esista sempre un altrove che gli permetterà a oltranza di togliersi d’impiccio.

- La Siria.
E tutto il resto del mondo che sta andando a puttane


2 settembre

Tutti i diritti riservati

venerdì 23 agosto 2013

VACANZE

Non sono propriamente in vacanza ma volevo comunicare che anche se da tempo trascuro il blog, non l'ho abbandonato. Tutt'altro. Cause di forza maggiore. A presto spero.

lunedì 29 luglio 2013

DI PASSAGGIO

 UNO

Che bei materiali trasparenti! Bisogna proprio cedere il passo. Oh la razionalità tecnologica… Che belle cosce ha questa commessa! Al di là del bancone come se il bancone non ci fosse! Tutto è vetrina! L’amplesso s’immagina facile. Una bella coscienza felice aleggia nell’aria. Oh come tutti sono entusiasti! Coinvolti. Coinvolti da tutto come solo gli indifferenti. Beati gli indifferenti che sono i primi a gioire! Sempre saranno i primi e guardinghi scruteranno gli scettici! Alla malora gli scettici! Tutto funziona a meraviglia. L’illuminazione sfaccetta la città d’inattese policromie e tutto si fa scintillante. Su in alto, agli ultimi piani, si gode la vista su questa estensione interna di case, di strade e negozi e movimento spumeggiante. Che nessuno ne sia privo! I palazzi hanno le finestre tutte rivolte verso il cuore dell’urbe. Lisce e cieche pareti fronteggiano all’esterno. Immensi condizionatori arroventano l’aria dalla cinta periferica verso lo spazio aperto. Il mondo altrove è altrove e non tocca la libera coscienza dell’oasi. Non si negozia sulla temperatura neanche d’un grado. Aria fresca, aria fresca, aria fresca! Da lontano chi giunge incontra solo il riverbero uniforme e metallico dei dorsi muti delle abitazioni, che di qua si fanno traslucide e solo iridescenze separano la vita domestica da quella pubblica. Ma chi giunge? Ben pochi. Sono sufficienti a ogni città un’unica linea ferroviaria e un’unica arteria stradale agibili. Le metropoli offrono funzionalità e benessere standard: a ognuno è bastante la propria. Per lavoro ancora qualcuno si sposta, ma nel caso lo fa per aria. Giacciono in reticolo abbandonate centinaia di migliaia di chilometri d’asfalto. Oh, la stoltezza dell’uomo! Viaggiare collegare raggiungere possedere. E’ di gran lunga bastevole starsene fermi e colonizzare lo spazio che tocca in sorte. Ognuno con meticolosità e determinazione, suggere ciò che serve o aggrada e dal centro diramare in impercettibile e inesorabile forza centrifuga. Conglomerati. Psoriasi squamosa che secca la terra che resta negli interstizi non inglobati. E’ terra che avanza! Tanta ce n’è lungo le coste.


DUE

Quel tipo ha infilato la spina del carica batterie nella presa a fianco dello specchio, si è sciacquato le mani e rinfrescato e ha fatto un po’ di boxe con l’immagine riflessa. Si è messo di schiena e sta torcendo il collo, si sta controllando il tatuaggio e la canotta che non sia troppo sporca e ora si fa un panino seduto sulla tazza del cesso. Certo è un tipo che sa come si vive sui treni. Nello sferraglio tra due vagoni ha fatto casa: ha appeso un sacchetto di bottiglie di plastica quasi tutte vuote e si è seduto su una delle piastre di ferro allungando le gambe. Però ha avuto l’accortezza di far passare il filo sotto la porta del bagno e ha portato il telefonino a portata di mano. Rimane un bel tratto dall’ultima fermata all’idea che ho in mente, un qualche mezzo di fortuna certo lo troverò, saranno un centinaio di chilometri, basta che mi porti a destinazione, per il ritorno un mezzo altrettanto di fortuna, a meno che non decida di restare in attesa del rientro. Meraviglia! Superate le squallide baracche di chi ha scelto di restare in prossimità del mare, spazio e solitudine finalmente, quello che serve per rilassarsi! La vegetazione cresce anarchica tra le carcasse abbandonate sul lido. Ci sono modelli che hanno quasi cent’anni, alcune appartenute certo a villeggianti. Esseri estinti che una volta all’anno venivano a rinfrancarsi dalle fatiche del lavoro con bagni di sole e di mare. Cumuli di macerie, in alcuni tratti delle vere e proprie colline che si susseguono a perdita d’occhio. Alla base i reperti più vecchi, di quando l’abbandono era timido e non organizzato, ma d’altronde un rimasuglio di pudore restava nel fare discarica là dove famiglie ostinate ancora si riunivano con ombrelli e asciugamani a fare spiaggia senza mare, chè il mare di giallo cromo e olii e assenza d’ossigeno e vita, d’onda e di risacca inerte lambiva la battigia. Ancora ciechi e sordi trovavano spazio tra detriti e spazzatura e giocavano a carte e mangiavano panini e leggevano riviste e bagnavano i piedi e i bimbi riempivano i secchielli e facevano castelli, quando già avevano chiuso anche gli ultimi stabilimenti più moderni, quelli delle docce disinfettanti. Agli ardimentosi che si tuffavano e a vigorose bracciate attraversavano i liquami, s’imponeva immediata una doccia. Al divieto di queste, che più non davano sicurezza, seguirono impianti che vaporizzavano acqua a offrire al posto del mare quel minimo di refrigerio vitale. Poi anche quelli chiusero i battenti. Ora, tra pochi che rovistano in cerca di qualcosa che possa tornare a rinnovata utilità, in attesa di allontanarmi da questa palla dall’odore uniforme, posso godere in pace di questo silenzio di morte.


Racconto tratto dalla raccolta "Incontri" Philobiblon edizioni
Tutti i diritti riservati

LA PICCOLA NAPOLETANA TERRONA

Babbo: “Mettiti il costume se no non puoi entrare in acqua!” categorico
Mamma: “Non vedi che noi ce l’abbiamo?” didascalica
Babbo: “I bimbi senza costume non possono fare il bagno.” imperativo
Mamma: “Lo vuoi capire o no: niente costume niente mare?!?! Hai capito??” sull’isterico

La bimba, Matilde, due anni, piange, senza capire ovviamente.

Babbo: “Ma allora sei venuta qui per rompere le scatole a tutti? Eh, dillo! Sei venuta per dare fastidio?” aggressivo
Mamma: “ Smettila di piangere!!!! . Metti il costumino!!!” urlante
Babbo: “Non fare la piccola napoletana terrona!” disgustato

La coppia genitrice sui 25, 30 anni.
Lei incinta.

Celle ligure 19/0/2013

E queste persone votano.


Tutti i diritti riservati

100ESIMO POST

Sono esattamente 26 giorni che non mi dedico al blog, 26 giorni che non scrivo. E’ frustrante. Da un lato la mancanza di tempo e la stanchezza, dall’altro la paralisi. L’abbondanza di argomenti mi paralizza.
Penso: devo lasciar scorrere via tutto quanto. Che i fatti parlino da sé. Non perdermi. Il necessario lavoro di approfondimento e comprensione mi sovrasta e non trovo il giusto canale di comunicazione. Non trovo il modo, o forse il coraggio, di parlare della distanza, di lamentare ad alta voce l’ostinata ignoranza, la risoluzione a non voler sapere, a non voler vedere, a non voler capire.
Tutte le parole mandate nel mondo nei secoli non sono giunte se non a pochi. E continuano a non arrivare che a pochi. Ma ho dichiarato il mio intento, per cui continuo.
Dunque, per questo 100esimo post cosa scrivere? E’ un traguardo simbolico, ma per me importante. Potrei raccontare della pietra tirata in spiaggia da un adolescente a Fratello, il nostro amico del Bangladesh, della signora che al balcone con il marito ha seguito il concerto di Uto Ughi in Piazza dei Corallini a Cervo, con l’IPad sollevato tutto il tempo per riprendere l’avvenimento. Potrei parlare delle news a scorrimento sulla homepage di Libero del 16 luglio (Squalo divora quindicenne – Scoppia la casa, bruciati vivi due bimbi – Nonna abusa della nipotina, poi la strangola), o ancora del senegalese inseguito dai carabinieri e annegato a Ventimiglia  (un amico era presente), dello spot della Apple (E’ questo. Quello che conta è questo. Come vivi un prodotto!). Potrei parlare della vergogna che provo quando apro l’armadio a muro ripieno di scarpe (ne ho di vecchissime, le conservo al meglio, pago l’affitto, non ho l’auto, sono precaria, ma tant’è)
Del barbone cui ho dato una manciata di tabacco e alcune cartine in un vicolo di Genova, di un muratore che tra una bestemmia e l’altra, sul ponteggio discorre con i colleghi del neonato erede al trono inglese. Anche della donna con maschera e boccaglio che ignara, lo sguardo rivolto al fondale, avanza tra i liquami scaricati dagli yachts in rada, dei bambini tra canotti e salvagente a sguazzare nel medesimo putridume. Della pubblicità Vola gratis: c’è il quasi scritto piccolino, ma la voce dice vola gratis. Per inculcare l’idea che possa esistere un qualcosa privo di costi (diretti, indiretti, esternalizzati). Come se la maggior parte delle persone non ne fosse già a sufficienza persuasa. Degli scontri per la Tav. Degli articoli sull’economia: “i segnali di miglioramento ci sono, scenderà il costo del denaro ma resterà pesante la disoccupazione…”. Dell’aumento sui treni interregionali (perché proprio non c’è verso: automobili, automobili, automobili), e di Italo, il nuovo treno low cost, e dell'Alvia 141deragliato in Spagna.
Senza tregua.
Ecco, senza tregua. Potrei riportare mille spunti, ma la sostanza non cambia. I temi di fondo restano gli stessi. E anche la sensazione di essere carne da macello.


Tutti i diritti riservati

lunedì 22 luglio 2013

ELENCO 2

Nel Regno Unito tagli al welfare per circa 2 miliardi di sterline
Sempre Regno Unito: la regina potrà contare su un gettito fiscale maggiorato di circa 5 milioni di sterline.
Corsa alle terre rare in Groenlandia. L’ex premier Kuupik Kleist dichiarava - non deve accadere come in Africa - ma intanto offriva incentivi fiscali e costi di lavoro ridotti. L’attuale premier, la signora Alega Hammond, mi pare abbia le idee più chiare e intenda ostacolare i cacciatori di risorse.
È morta la Tatcher (08/04). Ma non credo sia il caso di festeggiare.
In Cina al via le riforme verso la privatizzazione delle grandi aziende di stato: energia, telecomunicazioni, trasporti, settori estrattivo e petrolchimico.
Esplosione in una miniera di carbone nella Cina meridionale (13/03)
Un’altra esplosione di gas in una miniera di carbone nel nord-est della Cina (31/03)
Esplosione in una miniera di carbone in Russia, nei pressi di Vorkuta.(11/02)
Sono esplose due pentole a pressione alla maratona di Boston (15/04)
È esplosa una fabbrica di pesticidi in Texas (18/04)
Quanto al numero di morti e di vittime presenti e future…
Le votazioni del Presidente della Repubblica: a letto con una brutta bronchite seguo dall’inizio in tempo reale la faccenda. Particolarismi, mediocrità e un fiume di parole a vuoto.
Gli ETF (Exchange Traded Fund) cercano i prossimi Paesi emergenti soprattutto in Africa. Economie di frontiera con standard di garanzie minime per gli investitori, ovvero essere poco vulnerabili agli shock finanziari globali. Appunto. Le garanzie minime che devono avere questi Paesi è sufficiente che siano quelle a tutela degli investitori.


Tutti i diritti riservati

mercoledì 3 luglio 2013

UMANITA' CHE CAMMINA

Questi popoli che inondano le cronache, questi fiumi di genti che si riversano nelle strade e nelle piazze in ogni parte del mondo, chi sono? 
Sempre di più, sempre più stanchi, sempre più increduli. Di fronte all’evidenza di essere solo massa da gestire in maniera efficace, rapida e poco dispendiosa. 
Il riconoscimento dei diritti essenziali, questo chiedono a gran voce. Dignità. In ogni parte del mondo. Lingue diverse per la medesima domanda: perché? Perché l’offesa, perché il non riconoscimento, perché l’oppressione? 

Mi ricordano le visioni apocalittiche di un futuro devastante per la maggior parte dell’umanità di tanta letteratura e cinematografia dei decenni passati. Quando tali visioni potevano ancora avere una valenza ammonitrice, esorcistica, un timore forte ancora scongiurabile. 
Ora, invece, è. E dunque camminano. E camminano. Tutti insieme. A nord, a sud, a est, e a ovest. 
Camminiamo. Miliardi di minuscoli esseri in bilico tra speranza e disperazione. Perché è questo che fanno gli esseri umani di buona volontà quando stanno male: scendono in strada e camminano. Con quella rabbia tra le mani e nel cuore che precede la rassegnazione definitiva. 

E’ dunque questo il terzo millennio? 
Questo il risultato della nostra magnificenza? 

Tutto l’impegno della controparte, poco ma ben studiato, va nell’addomesticare. Nelle menti degli avidi non esiste che l’opzione di arginare il malcontento. Risolverlo troppo costoso in termini di risorse e di volontà, soddisfare le esigenze di una moltitudine crescente troppo audace, lungimirante e giusto, e il potere non va di pari passo con tali attributi. 
Allora alveari di cemento con vista su distese di campi chimici e interni di tecnologie ultrapiatte. 
Che l'alienazione porti all'autodistruzione.

Rinunciare al dominio… 

Ma siamo ormai perduti. 


Tutti i diritti riservati

martedì 25 giugno 2013

PAROLE CHIAVE 2

Ho pensato di leggermi di seguito le parole chiave che ho utilizzato sinora in 96 post. 
Ho trovato l’elenco interessante e ho pensato di proporvelo. 

1º maggio, aborto, abuso, accordi sovranazionali, acqua, Adam Brandejas, Africa, aggiotaggio, agribusinnes, agricoltura, Alba Dorata, allevamenti intensivi, amore, Andreotti, anidride solforosa, anima, Animatronics, ansia, armi, articoli, articolo 414 bis, Arundhati Roy, Asia Water Development Outlook 2013, Assange, Assenza, attacchi di panico, balene, Banca Mondiale, banche, Bangladesh, belen Rodriguez, Berlusconi, biocarburanti, biocolonialismo, biologico, blog, bolla immobiliare, Borges, Boston, botulino, Bradley Manning, Brasile 2016, BRI, Brigate Rosse, British Petroleum, Brzezinski, Bush, CAFTA, calcio, Canada, cancro, Cancun, carestie, carne, carrello facile, catastrofi, chemtrails, Chiesa, chirurgia estetica, cibo, Cina, civiltà, cloud, Coccolino, colon, combustibili fossili, commercio, commercio delle emissioni, Commissione Trilaterale, Comune di Imperia, comunicazione, condizione umana, conflitti, CoNOsci, consumi zero, consumismo, consumo, consumo del territorio, Corea del nord, corruzione, corte di Strasburgo, crescita, crescita demografica, cultura, dark pool, data center, Deepwater Horizont, deforestazione, delocalizzazione, democrazia, denaro, derivati, desaparecidos, dignità, diritti, diritti animali, diritti umani, diritto dei bambini, Diritto Internazionale, disastri ambientali, discriminazione, donne, dubbio, eccidi, ecodosi, ecologia, economia, economia internazionale, ecosistema, Edge Foundation, edilizia, elettricità, elettronica, elezioni, emergenza sanitaria, Emirati Arabi, empatia, energia, entropia, epidemia, erbicidi, ERT, esplosione, etica, Europa, Expo Milano, Facebook, fame, famiglia Winshaw, fare soldi, fascismo, Fed, felicità, filo rosso, finanza, fisica, flessibilità, FMI, fonti rinnovabili, foreste, forum, forza lavoro, fosforo bianco, futures, GATS, genocidio, Genova, Genpets, geoingegneria, gesuiti, Giacomo Leopardi, Giappone, giorno della memoria, giustizia, Glencore, global governance, globalizzazione, Goma, Google Adwords, Gossip, governo, grande distribuzione, grandi dighe, Greenpeace, Grillo, guerra, Human Rights Watch, Ilaria Alpi, immigrati, Imperia, impronta ecologica, IMU, incentivi fiscali, India, indulgenza, informazione, informazioni, ingiustizia, inquinamento, integrazione, intelligenza, intelligenza artificiale, internet, interrogazioni parlamentari, Isew, Islanda, Istanbul, Italia, IWC, kamikaze, Kinder, Kissinger, laboratorio scolastico, lago Ciad, lago d'Aral, land grabbing, lavoro, lega, leggi, Lenor, leva obbligatoria, leviatano, liberalizzazione, libero mercato, libri, libro, Liguria, Liikanen, linguaggio, Lotto, Lottomatica, low cost, Luis Sepulveda, luna, M5S, mafiosi, mais, Mani Pulite, manifestazione, mare, masturbazione, materiale intellettuale, materie prime, Mc Namara, mediterraneo, memoria, memoria storica, metodo scientifico, Midway Island, mine, miniera, Mit, monaci Tibet, mondo, monopoli, Monte dei Paschi, morbistenza, morti sul lavoro, multinazionali, mutilazione, mutui, NAFTA, naufraghi, nazismo, Neocon, New York Times, news, occupazione, Occupy Wall Street, ogm, olocausto, OMC. FMI, ONU, Operette morali, ordinanza, organismi sovranazionali, oro, ovetti gialli, pacchetto Fans, Palin, Papa, Parasio, Parlamento, parole chiave, partecipazione, Paul Watson, paura, Pd, pedofilia, pedopornografia, pedopornografia online, Pentagon Papers, permesso di soggiorno, pesca, pesticidi, petrolio, pianeta, piastrelle piezoelettriche, piattaforme sociali, Piazzetta delle Vigne, Pil, poesia, politica, populismo, porto, posti di lavoro, pregiudizio, premio Nobel, Presidente della Repubblica, Presidenza della Repubblica, privatizzazione, produzione, produzione industriale, profughi, progresso, progresso tecnologico, protocolli sul clima, psicosi reattiva, pubblicità, Pubblimprese, pulizie etniche, ragione, rate, re nudi, reattori nucleari, recessione, Repubblica Democratica del Congo, resistenza, rete, ricchezza, Rice, ricerca, ricerca scientifica, riciclare, riconversione edilizia, riduzionismo, rinnovabili, ristrutturazioni aziendali, rivoluzione, Roberto Marchesini, Roth, rsistenza, Ruby, saggezza, salvambiente, San Leonardo, Saramago, Saul Bellow, Saviano, scambi finanziari, scarpe online, Schengen, scie chimiche, scienza, scoperte, scorie, scrittura, Sea Sheperd, Secolo XIX, segreto di Stato, sesso, Seveso, sfollati, sindrome di TINA, snuff movies, social network, società, sofisticazione alimentare, soia, Somalia, spazio, specie umana, spread, strumenti finanziari, stupri di massa, stupri etnici, stupro, suffragio universale, suicidi, supermercati, Tarricone, tasse, Tatcher, Tea party, teatro civile, telecomunicazioni, televisione, tempo, termodinamica, territorio, Terza Rivoluzione Industriale, terzo millennio, test nucleare, tette nuove, Texas, Thyssen, Tim, Titanic, tolleranza, Torino Porta Nuova, tortura, TPPA, Tracy Chapman, traffici illegali, transumanesimo, tratta Ventimiglia Cuneo, Trattato di Lanzarote, Trenitalia, tubercolosi, Turchia, Twitter, umanesimo, umanità, universo, UPA, uranio, Usa, Usa Patriot Act, vangelo, Vaticano, vegetarianesimo, veleni, velo, veto, violenza, vittime, Vodafone, voyeurismo, WASP, web, webcam, Wikilileaks, Wind, World Energy Outlook 2012, XIX secolo, Yara, zero chimica 


Tutti i diritti riservati

L'ASSENZA

L’assenza da queste pagine procura un senso di colpa. In questo tempo in cui chi prima fa arrivare un messaggio ha più possibilità di raggiungere l’obiettivo che si è prefisso, quello della riflessione diventa un limite. E se poi dobbiamo, nella vita, correre per riuscire a pagare l’affitto e tirare a campare dignitosamente, s’impone nelle mezz’ore sottratte alla frenesia e all’ansia, una scelta difficile. Buttarsi nella mischia del web senza stare troppo a pensarci o fermarsi, abbandonarsi al flusso dei pensieri e cercare di fare il punto? 
Potrei mettermi a scrivere di ogni fatto che va a mettere in movimento mente e spirito ma la sostanza resta la stessa, le considerazioni di base identiche. E poi, troppe le vicende, ogni giorno. 
E serve questo fiume di parole? Servono anche le mie? 
E ancora, evitare l’assenza da una coscienza virtuale, coscienza che dovrebbe servire a migliorare le vicende di quest’umanità smarrita sul proprio pianeta, ne determina un’altra di assenza, più grave, più profonda. Tra scontrini, bollette, e digitali finestre sul mondo, si resta fuori dalla vita. E non va bene.


E poi succedono cose come questa, che apri la posta e trovi una mail che ti dice che hai un nuovo follower su twitter, il nono. Twitter su cui giri i post del tuo blog. E leggi un nome e quel nome è Luis Sepulveda. E ti prende un’emozione profonda che piangi. E speri che legga ogni cosa che hai scritto. Che ci trovi l’ennesima conferma che nessuna parola è vana, nessun’azione lo è. Lo dico a me stessa.
La conferma che qualcuno che trova e raccoglie il testimone c’è sempre. Anche se non lo sai.

10 giugno


Tutti i diritti riservati

AMO LA PUBBLICITA'

Amo la pubblicità. Perché mi spiega la vita 

Wind offre 400 minuti + 400 sms + 1 giga di traffico internet alla settimana. Spot successivo, arriva Vodafone che, per una cifra analoga, rilancia: 500 minuti + 500 sms + 2 giga. Io ho Tim: 200 minuti + 200 sms + 1 giga, che non uso perché ho fatto disattivare le funzioni online. Poi c’è la storia che sei già con una compagnia ma se vuoi usufruire di alcune promozioni ti suggeriscono di uscire e rientrare, cioè stipulare un contratto con la concorrenza, starci il minimo indispensabile e poi tornare all’ovile. 
Per assurdo, non è più la fedeltà a essere premiata. 
Insomma, è così che sprechiamo le nostre già compromesse energie? Dietro a ’ste cose? 

Siti che propongono approfondimenti e inchieste, hanno banner pubblicitari che recitano, ad esempio, “guadagna da oro e petrolio. Account di prova gratuito 10.000 €” Sarà. 

Accendo una tivù: un motivetto istiga “Oro in euro, cambi subito, cambi in meglio!” Ma com’è che si chiama quando ti prendono per il naso? Pubblicità mendace. E quell’altra parola com’è? Ah, sì: aggiotaggio. 

Su un altro canale due spot consecutivi mi confondono le idee: Lenor al gelsomino scarlatto o Coccolino Sensation alla campanula selvatica e bergamotto? 


Tutti i diritti riservati

venerdì 14 giugno 2013

ASSENZA

Dovrò rialzare la vasta vita
che ancora adesso è il tuo specchio:
ogni mattina dovrò ricostruirla.
Da quando ti allontanasti,
quanti luoghi sono diventati vani
e senza senso, uguali
a lumi nel giorno.
Sere che furono nicchia della tua immagine,
musiche in cui sempre mi attendevi,
parole di quel tempo,
io dovrò frantumarle con le mie mani.
In quale profondità nasconderò la mia anima
perché non veda la tua assenza
che come un sole terribile, senza occaso,
brilla definitiva e spietata?
La tua assenza mi circonda
come la corda la gola
il mare chi sprofonda.

(“Assenza” / FERVORE DI BUENOS AIRES – Jorge Luis Borges)

Ho scritto un post intitolato L'assenza e l'associazione è stata inevitabile.

sabato 8 giugno 2013

CANCRO

Cos'è quest'epidemia? 
Che stringe il cerchio sempre più stretto. Questo male che divora l'intestino e poi tutto il resto.

Quando nel giro di un paio d'anni, una decina abbondante tra le persone che conosci ti dice che ha una bestia che gli mangia il colon, e con il tempo il numero delle persone aumenta, inizi a pensare a un contagio. 
A qualcosa che si trasmette.
A qualcosa che ci entra dentro.
Ti fa guardare l’altro come qualcuno che non c’è già più e si inizia subito a metabolizzare il distacco, ci si porta avanti. Ci si fa il callo.

E ti fa pensare anche che c'è solo da mettersi in fila.

Sarà il cibo, sarà l’aria, sarà l'inquinamento elettromagnetico. Non lo so. Quel che sia. Non importa più. Abbiamo evidentemente messo delle cause irreversibili.
Benvenuti nel nuovo millennio!


14 maggio  2013

Tutti i diritti riservati