domenica 8 dicembre 2013

RIVOLUZIONE 2

Dall'11 al 23 novembre ha avuto luogo a Varsavia la diciannovesima conferenza sul clima. Si è stabilito di rimandare le decisioni vincolanti per la riduzioni delle emissioni al vertice di Parigi nel 2015!
Tanto per non smentirsi. 
C'è stata una contrapposizione tra UE e Usa nei confronti di Cina e India che non intendono ridurre le loro emissioni in forza di un cosiddetto diritto di fare ciò che altri han fatto prima. Come se agli Stati Uniti dispiacesse il procrastinare: si ritengono in una posizione di svantaggio (avendo già inquinato a sufficienza e non potendo godere eventualmente della possibilità di inquinare ancora come i Paesi in via di sviluppo), e non penso dispiaccia loro il ritardare qualsiasi ratifica, anzi è tutta manna dal cielo... 
Occorre un obiettivo a lunga scadenza valido per tutti, sostengono le nazioni ricche. Devono, invece, essere le nazioni ricche per prime a dare il buon esempio, sostengono gli altri. 
Questo si chiama impantanarsi. 

Quello che ci si ostina a negare è che non si tratta di una questione di opinioni o orientamenti politici, né di chi ha fatto prima cosa e di chi può ancora farlo per mettersi a pari con gli altri. 
E' un mero problema geofisico. 
Lo sfruttamento delle risorse è da tempo definibile con tre aggettivi: illimitato, rapido, e conveniente (per chi le risorse le sfrutta). Deve essere così per essere redditizio ma ciò determina una pericolosa instabilità dei sistemi geoumani. 
Possiamo riconoscerlo o continuare a fottercene. Nella seconda ipotesi tutte le parole che si possono fare da questo momento in poi saranno aria fritta. 

Credo che la maggior parte di tutti questi studiosi e scienziati, climatologi in prima linea, non avesse idea fino a una decina d'anni fa che il loro lavoro sarebbe stato determinante per le scelte politiche dei Paesi dell'intero pianeta. Che parlare di clima sarebbe stato uguale a parlare di società, di diritti, di conflitti, di migrazioni, di disastri, di sopravvivenza della specie, di critica allo status quo. 
Credo che fino a un certo momento non abbiano sospettato, non abbiano visto la natura rivoluzionaria della loro disciplina. 
La vera rivoluzione partirà dalla climatologia. Incredibile. E partirà dal basso e si propagherà. 
Perché siamo tutti coinvolti. Chi prima, chi dopo, tutti dovremo fare i conti con i cambiamenti in atto. Perché anche il posto di lavoro, la sicurezza personale, la salute, il mettere insieme il pranzo con la cena, e mille altri aspetti della nostra vita, saranno sempre più condizionati dalla realtà geofisica del pianeta che ci ospita, e non potremo più tollerare i comportamenti criminali e avidi di chi ci governa. 

26 novembre 2013 

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