mercoledì 3 luglio 2013

UMANITA' CHE CAMMINA

Questi popoli che inondano le cronache, questi fiumi di genti che si riversano nelle strade e nelle piazze in ogni parte del mondo, chi sono? 
Sempre di più, sempre più stanchi, sempre più increduli. Di fronte all’evidenza di essere solo massa da gestire in maniera efficace, rapida e poco dispendiosa. 
Il riconoscimento dei diritti essenziali, questo chiedono a gran voce. Dignità. In ogni parte del mondo. Lingue diverse per la medesima domanda: perché? Perché l’offesa, perché il non riconoscimento, perché l’oppressione? 

Mi ricordano le visioni apocalittiche di un futuro devastante per la maggior parte dell’umanità di tanta letteratura e cinematografia dei decenni passati. Quando tali visioni potevano ancora avere una valenza ammonitrice, esorcistica, un timore forte ancora scongiurabile. 
Ora, invece, è. E dunque camminano. E camminano. Tutti insieme. A nord, a sud, a est, e a ovest. 
Camminiamo. Miliardi di minuscoli esseri in bilico tra speranza e disperazione. Perché è questo che fanno gli esseri umani di buona volontà quando stanno male: scendono in strada e camminano. Con quella rabbia tra le mani e nel cuore che precede la rassegnazione definitiva. 

E’ dunque questo il terzo millennio? 
Questo il risultato della nostra magnificenza? 

Tutto l’impegno della controparte, poco ma ben studiato, va nell’addomesticare. Nelle menti degli avidi non esiste che l’opzione di arginare il malcontento. Risolverlo troppo costoso in termini di risorse e di volontà, soddisfare le esigenze di una moltitudine crescente troppo audace, lungimirante e giusto, e il potere non va di pari passo con tali attributi. 
Allora alveari di cemento con vista su distese di campi chimici e interni di tecnologie ultrapiatte. 
Che l'alienazione porti all'autodistruzione.

Rinunciare al dominio… 

Ma siamo ormai perduti. 


Tutti i diritti riservati

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