lunedì 29 luglio 2013

100ESIMO POST

Sono esattamente 26 giorni che non mi dedico al blog, 26 giorni che non scrivo. E’ frustrante. Da un lato la mancanza di tempo e la stanchezza, dall’altro la paralisi. L’abbondanza di argomenti mi paralizza.
Penso: devo lasciar scorrere via tutto quanto. Che i fatti parlino da sé. Non perdermi. Il necessario lavoro di approfondimento e comprensione mi sovrasta e non trovo il giusto canale di comunicazione. Non trovo il modo, o forse il coraggio, di parlare della distanza, di lamentare ad alta voce l’ostinata ignoranza, la risoluzione a non voler sapere, a non voler vedere, a non voler capire.
Tutte le parole mandate nel mondo nei secoli non sono giunte se non a pochi. E continuano a non arrivare che a pochi. Ma ho dichiarato il mio intento, per cui continuo.
Dunque, per questo 100esimo post cosa scrivere? E’ un traguardo simbolico, ma per me importante. Potrei raccontare della pietra tirata in spiaggia da un adolescente a Fratello, il nostro amico del Bangladesh, della signora che al balcone con il marito ha seguito il concerto di Uto Ughi in Piazza dei Corallini a Cervo, con l’IPad sollevato tutto il tempo per riprendere l’avvenimento. Potrei parlare delle news a scorrimento sulla homepage di Libero del 16 luglio (Squalo divora quindicenne – Scoppia la casa, bruciati vivi due bimbi – Nonna abusa della nipotina, poi la strangola), o ancora del senegalese inseguito dai carabinieri e annegato a Ventimiglia  (un amico era presente), dello spot della Apple (E’ questo. Quello che conta è questo. Come vivi un prodotto!). Potrei parlare della vergogna che provo quando apro l’armadio a muro ripieno di scarpe (ne ho di vecchissime, le conservo al meglio, pago l’affitto, non ho l’auto, sono precaria, ma tant’è)
Del barbone cui ho dato una manciata di tabacco e alcune cartine in un vicolo di Genova, di un muratore che tra una bestemmia e l’altra, sul ponteggio discorre con i colleghi del neonato erede al trono inglese. Anche della donna con maschera e boccaglio che ignara, lo sguardo rivolto al fondale, avanza tra i liquami scaricati dagli yachts in rada, dei bambini tra canotti e salvagente a sguazzare nel medesimo putridume. Della pubblicità Vola gratis: c’è il quasi scritto piccolino, ma la voce dice vola gratis. Per inculcare l’idea che possa esistere un qualcosa privo di costi (diretti, indiretti, esternalizzati). Come se la maggior parte delle persone non ne fosse già a sufficienza persuasa. Degli scontri per la Tav. Degli articoli sull’economia: “i segnali di miglioramento ci sono, scenderà il costo del denaro ma resterà pesante la disoccupazione…”. Dell’aumento sui treni interregionali (perché proprio non c’è verso: automobili, automobili, automobili), e di Italo, il nuovo treno low cost, e dell'Alvia 141deragliato in Spagna.
Senza tregua.
Ecco, senza tregua. Potrei riportare mille spunti, ma la sostanza non cambia. I temi di fondo restano gli stessi. E anche la sensazione di essere carne da macello.


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