venerdì 9 novembre 2018

MIGRANTI E INTEGRAZIONE


Oggi ho incontrato Raja, un uomo indiano che conobbi anni fa mentre mendicava all'entrata di un supermercato. Ci siamo intrattenuti una decina di minuti a chiacchierare. Mi ha raccontato che in India si è separato dalla moglie* e che ora vive a Sanremo con i suoi due figli di sedici e diciotto anni. Vive con loro in una piccola roulotte all'interno di un campeggio. In cambio dell'alloggio esegue lavoretti di manutenzione. Per il resto fa qualche giornata qua e là. Ci siamo ritrovati a parlare di politica e lui ha detto di essere preoccupato per i movimenti migratori. Affermazione legittima ma sono rimasta molto sorpresa a sentirne le motivazioni.
Riporto alcune sue frasi:
I migranti Siriani ad esempio sono ricchi perché sono ricchi e anche quelli africani lo sono, perché gli danno un sacco di soldi per venire in Italia. Non hanno bisogno veramente, hanno rotoli di soldi. È solo un piano per invadere l'Italia. È la mafia africana dei barconi che vuole diventare sempre più ricca. Anche la mafia italiana. Non sono contento di questa situazione. È tutto finto.”
Ho ribattuto parlando ad esempio dello Yemen, di donne gravide che affrontano il mare, di desertificazione, di conflitti per le risorse idriche, delle reali percentuali di spostamento e della varietà di destinazioni, del diritto a migrare e di quello a non (dover) migrare, di guerra, di fame. Mi osservava con aria perplessa mentre consideravo quanto fosse surreale essere io, anziché lui, a perorare una causa che ritenevo fosse anche la sua. Ripensando all'evidente miglioramento del suo italiano, dovuto, a suo dire, all'ascolto dei notiziari e alle chiacchiere per strada, deduco che le sue convinzioni siano l'esito di un'integrazione perversa. E constato l'efficacia di certa propaganda rivolta capillarmente soprattutto ai ceti medio bassi.


*Ho un'idea abbastanza precisa della condizione femminile in India, ma ho evitato di approfondire l'argomento chiedendogli del suo caso personale, perché sarebbe stato fuori luogo e ho rimandato alla prossima occasione.

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