mercoledì 14 novembre 2018

IL DIALOGO IMPOSSIBILE

Incontro una certa difficoltà a rispondere ai commenti di alcune persone per nulla disponibili al confronto, ma arroccate rabbiosamente e con superbia sulle proprie convinzioni. Persone a tal punto imprigionate nella bolla informativa che hanno creato intorno a sé (problema questo che, chi più chi meno, riguarda tutti, non lo nego), da saper solo più tacciare di stupidità chi ancora esercita il dubbio metodologico e considerare falso tutto ciò che non capiscono o che non rientra nella propria interpretazione del mondo. Convinte che se un'idea non rientra nella propria sfera soggettiva di pensiero ma è condivisa da molti, essa diventi automaticamente oggettiva, in questo modo rinsaldando le credenze reciproche in una spirale che si autoalimenta finché non resta altra scelta che credere a ciò cui credono tutti. Intendendo per tutti, coloro che rientrano nella propria sfera di contatti. Persone spesso prive di un minimo di substrato culturale degno di questo nome, ma colme di aggressività e, fondamentalmente, di paura. Perché è indubbiamente molto difficile e spaventa credere che la nostra nazione, il nostro dio, i nostri valori, la nostra storia, la nostra struttura sociale possano essere mere narrazioni fatte della stessa pasta di quelle altrui. Solo che, alla fine, cedendo alla difficoltà e alla paura, si perdono le capacità analitica e sintetica utili a trovare un senso al di là delle apparenze. Persone che irridono chi legge libri e si documenta con il maggior scrupolo possibile perché tutte le fonti sono corrotte e non vi sarebbe modo di farsi un'idea quantomeno decente di come stanno le cose. A meno che non si tratti della loro. E che negano realtà tangibili senza aver mai mosso il deretano per andare a verificare di persona. Un dogmatismo intransigente altrettanto pericoloso che il nemico che essi vogliono combattere. E che toglie valore persino ad alcune considerazioni interessanti su cui varrebbe la pena dibattere e per le quali far fronte comune. Ciò è triste, grave, e preoccupante.

A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l'Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. 
È questa l'origine del "nazionalismo". Inoltre gli unici che possono fornire un'identità di nazione sono i nemici. Così alla radice della psicologia Ur-Fascista vi è l'ossessione del complotto, possibilmente internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia.

Umbero Eco

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