domenica 11 novembre 2018

IL TEMPO DELLA DISTRAZIONE


Il tempo della distrazione è finito. Ed è finito da un pezzo. Ad accampare scuse per la propria cecità non si fa bella figura, più dignitoso affermare di fregarsene. Tutto avviene sotto i nostri occhi.  Ma è ancora corretto parlare di distrazione? Il sospetto di un deficit neuronale acquisito, a questo punto, è da prendersi in considerazione. Come se una buona parte del genere umano fosse stordita da una sindrome di sospensione dell'incredulità e di incapacità di percezione e quindi fosse divenuta disfunzionale.
L'umanità si sta auto infliggendo atti di barbarie senza soluzione di continuità: soprusi, degrado, saccheggi, crudeltà. Questa sarà l'eredità che avremo voluto lasciare.
Rifiutate il cinismo, mi vien da dire, rifiutate la paura, rifiutate la connivenza. Chi ancora riesce a riconoscerli.
Infatti l'ignoranza e il caotico e rumoroso silenzio che ci circondano sono il prezzo da pagare per la sicurezza del nostro stile di vita. Siamo gli schiavi moderni: inconsapevoli e beati. Perché, in fondo, nella nostra quotidianità, aggrappati all'inviolabilità delle nostre quattro cose, tutti i benefit che ci vengono elargiti ci paiono luminosi.
Una società cui manchi la libertà di parola, anzi una in cui non si percepisca la necessità di averla questa libertà e in cui il senso delle stesse parole non venga più compreso, è un luogo buio e profondo. Quando a tale buio ci si abitua, allora, ecco, qualsiasi cosa priva di valore ma vagamente luminescente ci può essere propinata come alternativa alla luce.
Siamo individui singoli cui alla fin fine poco importa dell'altro perché con estrema difficoltà riusciamo a metterci nei suoi panni. Siamo tutti inesorabilmente e ontologicamente legati alla nostra individuale esistenza. Ma quando l'esistenza di uno è costruita sulla miseria di un altro, come si può affermare di essere in buona fede? Non vedere, a questo punto della storia umana, credo sia una colpa. Ma dai più viene chiesto: cosa c'è da vedere? Lo schermo dei nostri devices è una ripetizione modulare tascabile della parete della caverna di Platone. Il flusso ininterrotto di tragedie un efficace anestetico.
E mi chiedo, come può una società che nega i fatti, che ignora o nasconde le informazioni, ed elude le responsabilità, rinnovarsi? Su quali basi può poggiare senza una coscienza etica? Come può senza una vera conoscenza? Quella umile che sa di non sapere e brama di comprendere.

Al mondo nulla è più degno della difesa del valore della vita. E, in linea di principio, non ci sono persone che possano concedere diritti agli altri. I diritti in quanto tali appartengono già a ogni essere vivente, e invocarli non solo è umiliante ma quasi un paradosso. Né per la giustizia è necessario cercare ragioni, perché essa è una ragione in sé. Però, visto il contesto, il continuare a trovare scusanti per la propria condotta indifferente, e l'addurre cause sociali, storiche, politiche, economiche per il “problema” dei diritti umani, non sono altro che forme di indulgenza verso un'ignoranza e un'ingiustizia crescenti. Un'ignoranza attiva molto pericolosa che si crede intelligenza perché per la prima volta nella storia può esprimersi sempre e comunque e che si permette di considerare non vero ciò che non capisce. E di urlare insulti contro chi cerca di andare a fondo delle cose ed è costretto ad argomentare in modo complesso ciò che di fatto è complesso. Negando ogni possibilità di confronto perché non in grado di sostenerlo, mancando  basi culturali e abitudine all'analisi.
Il risultato, quindi, sono idee immobili che prosperano e arrestano il progresso reale, perché è più agevole far disimparare a pochi che insegnare daccapo a molti. Concetti girati e rigirati dalla giostra dei media, infusi di significati interscambiabili in funzione della convenienza del momento qualunque essa sia. Democrazia, rivoluzione, sviluppo, crescita, sicurezza, integrazione, modernità...
Ricordiamo che senza i nomi giusti le cose non sono più le stesse e alcune cessano di esistere E che se nessuno vede, le notizie spariscono, i fatti spariscono, e i problemi sembrano risolti. E si diventa irrimediabilmente ciechi. Resta solo rabbia invidiosa da vomitare su chi ancora vede sperando che siano sempre meno.



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