17 dicembre
Borgo Parasio Imperia
Porto Maurizio
Ore 8.30
Una dozzina di metri ingombri di
valige, sacche, coperte, un materasso, giacconi infilati e pressati in borse di plastica, resti della dispensa in
scatoloni di cartone, borse legate con corde. Tutto addossato con ordine al
muretto che fiancheggia il marciapiedi e da cui ci si affaccia sul mare. Un tripudio di colori sullo sfondo blu terso
del mattino, nel silenzio delle persiane ancora chiuse di un giorno festivo. Un
peccato che pochi vedranno questa scena. Percorro con lo sguardo la teoria di
oggetti fino al gruppo di uomini e donne. Chi seduto su una panchina, chi accovacciato,
chi in piedi, chi appoggiato al muretto. Sono in attesa e paiono immobili. Anch’essi brillano di acconciature e di colori
sgargianti. Per un attimo è come un affresco.
Parlano sottovoce in quell'idioma
musicale che profuma di Africa. Devo passare in mezzo a loro per raggiungere la
scala che conduce verso le Logge di Santa Chiara e la casa di un’amica.
Rallento avvicinandoli e mi rivolgo a una donna. Le chiedo dove saranno
trasferiti. Ai Piani, mi risponde con gentilezza. Bene, dico, anche se non
ne sono del tutto convinta. In realtà sono convinta che ben poco sia
intelligentemente pensato e organizzato riguardo al loro futuro. Che è il
nostro, collettivo futuro. Gli altri del gruppo mi guardano con un misto tra
curiosità e perplessità. Chi è questa donna mai vista che ora ci chiede dove
andiamo?
Mentre mi allontano scendendo la
scala rispondo mentalmente alla domanda che nessuno mi ha fatto. Non sono
nessuno. Meglio, sono una piccola mediocre persona che in tanti mesi non è
stata capace di trovare il tempo per venire a conoscervi e farsi conoscere da
voi, pur abitando a pochi metri. Solo occasionali buongiorno lungo tragitti
quotidiani. Basterebbe il semplice
presentarsi l’un l’altro. Almeno quello. Che è poi la base fondamentale per la costruzione del vivere sociale.
Cosa mi ha frenato? Pudore
anzitutto. Il rispetto della riservatezza delle altrui esistenze a prescindere
dalle condizioni di vita. Poi, perché mai avvicinarsi per offrire aiuto a chi
non dà mostra di averne bisogno? Solo perché di pelle nera? Con che arroganza
mettere maggior premura? O sono la dignità e l’orgoglio che trasudano a mettere soggezione? Le uniche cose rimaste
loro. Giusto che se le tengano strette. Sta a noi farci avanti a costo di
essere respinti.
Formano comunità chiuse? Incutono timore? Suscitano imbarazzo?
Noi faremmo lo stesso.
Cammino e penso che ho perso un'occasione.
(tutti i diritti riservati)
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