giovedì 20 aprile 2017

TELEFONI

Follia, pazzia, non so neanche io che definizione usare. Per poter telefonare, a quanto pare, è necessario arrendersi alla follia generale, all'assurdo. L’assurdo delle quattro ore in un centro assistenza affollato ascoltando le surreali spiegazioni fornite ad ognuno sul perché si possa o non si possa fare una determinata cosa, sul perché l’I phone 4 ricevuto in regalo sia obsoleto per un trasferimento dati dallo smartphone di cui dobbiamo disfarci perché la batteria è andata e costa la metà di un telefono nuovo. O sul fatto che non si possa accedere a un’offerta perché si arriva da un certo operatore anziché da un altro. O che per rientrare presso un gestore sia prima necessario passare da uno intermedio. Una babele di conversazioni e controversie sul nulla. La totale mancanza di rispetto nei confronti di persone costrette a sprecare una quantità di tempo spropositata per poter compiere un’azione normale come il telefonare. Tempo speso a fornire account, password, e quant'altro, per risalire a tutti i dati e poterli trasferire. E non basta mai, non funziona, bisogna creare un altro account, inventarsi nuove password, trascrivere tutto e non capire più qual'è di una cosa e qual'è di un'altra, e allo stesso tempo sapere che hanno già tutto, sanno già benissimo tutto, basterebbero due, tre passaggi, e invece, in nome di una privacy palesemente violata, ci rubano ore costringendoci a fornire dati, creare nuove password sicure, fare backup sulle clouds, salvare rubriche e foto online, spacciando la costrizione a non averne neanche più un briciolo di privacy come qualcosa di fatto su misura per noi, per facilitarci la vita. E arrivare a casa con il nuovo inevitabile acquisto e cercare di chiamare qualcuno e non trovare l’icona del telefono. faticare a distinguerla. E viene una gran voglia di schiantarlo contro il muro.

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