Follia, pazzia, non so neanche io
che definizione usare. Per poter telefonare, a quanto pare, è necessario
arrendersi alla follia generale,
all'assurdo. L’assurdo delle quattro ore in un centro assistenza affollato
ascoltando le surreali spiegazioni fornite ad ognuno sul perché si possa o non
si possa fare una determinata cosa, sul perché l’I phone 4 ricevuto in regalo
sia obsoleto per un trasferimento dati dallo smartphone di cui dobbiamo
disfarci perché la batteria è andata e costa la metà di un telefono nuovo. O sul fatto che non si
possa accedere a un’offerta perché si arriva da un certo operatore anziché da
un altro. O che per rientrare presso un gestore sia prima necessario passare da
uno intermedio. Una babele di conversazioni e controversie sul nulla. La totale
mancanza di rispetto nei confronti di persone costrette a sprecare una quantità
di tempo spropositata per poter compiere un’azione normale come il telefonare.
Tempo speso a fornire account, password, e quant'altro, per risalire a tutti i
dati e poterli trasferire. E non basta mai, non funziona, bisogna creare un
altro account, inventarsi nuove password, trascrivere tutto e non capire più
qual'è di una cosa e qual'è di un'altra, e allo stesso tempo sapere che hanno già
tutto, sanno già benissimo tutto, basterebbero due, tre passaggi, e invece, in
nome di una privacy palesemente violata, ci rubano ore costringendoci a fornire
dati, creare nuove password sicure, fare backup sulle clouds, salvare rubriche e
foto online, spacciando la costrizione a non averne neanche più un briciolo di
privacy come qualcosa di fatto su misura per noi, per facilitarci la vita. E
arrivare a casa con il nuovo inevitabile acquisto e cercare di chiamare
qualcuno e non trovare l’icona del telefono. faticare a distinguerla. E viene una gran voglia di schiantarlo contro
il muro.
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