giovedì 20 aprile 2017

TELEFONI 2

Ho voglia di silenzio. Vorrei fare una vacanza. Anche qui a casa. Tanto son tempi di magra. Una decina di giorni. Staccare il telefono. Disconnettermi. Senza persone che si offendano, senza persone che si preoccupino. Soprattutto senza perdere il lavoro o occasioni di lavoro, senza compromettere nulla. Amici e conoscenti  si possono avvisare. Ti guardano strano ma poi se ne fanno una ragione. Ma è il mondo intero che ti vuole reperibile. In qualsiasi ambito professionale e lavorativo ci si ritrovi, non ci si può esimere. Se si è precari, disoccupati, flessibili, mobili, la faccenda è la medesima. Ci si è messi in vendita sulla rete e non ci si può concedere il lusso di rispondere a un’email  o a un Whatsapp in differita di qualche ora o, sia mai, di un paio di giorni. Prendersi una pausa diventa una scelta radicale. È assurdo, è sbagliato, è offensivo. Tutta questa faccenda della comunicazione, per come ce la stanno passando, è un insulto all'intelligenza. Non perché non sia utile trasmettere informazioni e dati in tempo reale ma perché l’impegno necessario, o propugnato come tale, per stare al passo è inaccettabile. 

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