venerdì 29 gennaio 2016

KINDER PANE CIOC


La prima volta che ho sentito utilizzare il termine “appetibile” è stato da un veterinario, a proposito di mangimi animali.
Non amo i dolci, salvo quelli al cucchiaio fatti in casa con amore e in modo tradizionale, però ieri alla cassa di un discount ho ceduto alla tentazione di acchiappare una confezione in offerta di Kinder Pane Cioc cacao. Di sicuro è stata la parola cacao a sedurmi, alimento che amo e che non può certo essere definito dolce.
Un'ora prima di cena, riordinando in cucina ho dato un morso a una delle merendine e ho risposto in una scatola i due terzi avanzati. Il tempo di andare nell'altra stanza per dedicarmi ad altro e sono dovuta tornare indietro per riaprire la scatola e ingurgitare con altri due morsi il resto della merendina. Agghiacciante. Appetibile è un termine riduttivo. La dipendenza è immediata.
Da un ventennio mi interesso di cibo (agricoltura, pesca, allevamenti, processi industriali, sofisticazione alimentare) quindi nessuna sorpresa ma mentre ingoiavo avidamente l'ultimo boccone  mi sono ricordata di un libro.

(…) Il semaforo segnò verde. Ma le auto in corsa verso la spiaggia di Pula non si mossero di un millimetro. Né la mia né la sua. La strada era intasata, come ogni sabato mattina. Nessuno osò neppure sfogarsi con il clacson, un gesto inutile. Il rosso si riposizionò sulle nostre teste, e il bambino iniziò a scartare una merendina. Gli sorrisi.
«Mangia, bimbo bello, mangia», pensai.
Avevo riconosciuto la confezione. Il produttore era un mio cliente. Ogni mese lo rifornivo di alcuni quintali di ovoprodotto. Proveniva da una ditta di riciclaggio di rifiuti del torinese che, invece di smaltire uova ammuffite, rotte, invase da parassiti, le ripuliva alla buona della putrescina e della cadaverina e le trasformava in una poltiglia confezionata in comodi bidoncini da cinque chili, pronti per essere versati nelle impastatrici delle industrie dolciarie. E non doveva essere cattiva dato il gusto con cui il bambino ora addentava la merendina con un'avidità da adulto, senza lasciare che neppure una briciola cadesse fra i sedili. Il proprietario della ditta non aveva mai fatto domande sulla qualità del prodotto ma il prezzo e l'assenza di etichette sui contenitori spiegavano già tutto.


© 2007, Giulio Einaudi editore

Francesco AbateMassimo Carlotto – Mi fido di te 

Nessun commento: