Durante la rivoluzione del 9 dicembre 2013, a Imperia, è stato bloccato un carro funebre. Un gruppo di manifestanti irriducibili ha leso i diritti di qualcuno e ha quindi contaminato irrimediabilmente il senso della rivoluzione. Se tale in qualche modo la vogliamo considerare.
A distanza di giorni ho scoperto che il corpo nella cassa dentro al carro apparteneva a quell'individuo la cui figlia maggiore si è impiccata ad agosto.
Il primo è stato un moto di soddisfazione. Il secondo di frustrazione e vuoto. Perché, per quanto abbia voluto vederci un segno di giustizia divina, di giustizia non si è trattato e l'unica persona che ne ha patito è stata la figlia minore, sola ad accompagnare i resti di un padre immondo.
Rimando al post "Pena di morte" del 2 ottobre.
19 dicembre
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