SCENA
1 - Interno negozio - Dal ferramenta - 14 febbraio (prodromi)
Fuori
dalla ferramenta del centro c'è la coda. Mi servono delle viti a
stella. Aspetto il mio turno. Entro. La signora prima di me ha
comprato un centinaio di mascherine ffp2, per sicurezza, dice, non si
sa mai come si metteranno le cose. Paga con la carta. Ci lascia una
fortuna. Mascherine esaurite. Quelli dietro di me brontolano. La
signora esce. Il negoziante a questo punto tira fuori dal cilindro
quelle “buone” che proteggono sia chi le indossa che il prossimo.
Le M3, dice. Vanno a nove euro l'una. Con l'alcol al 99% se le
disinfetti le puoi utilizzare quattro, cinque volte. Peccato che le
“buone” siano le ffp3 ed M3 sia una marca ma, si sa, la
confusione regna. Compro le viti, pago, esco. Alle mia spalle,
dall'interno del negozio sento un accavallarsi di voci che mi ricorda
quei venditori ambulanti di rimedi infallibili circondati da una
folla di creduloni.
SCENA
2 – Esterno, supermercato - La coda - 24 febbraio (prodromi)
Umanità
in coda. Ci sono una decina di carrelli in attesa davanti al mio. Al
primo carrello un uomo anziano, alto, in abiti da campagna, i capelli
grigi arruffati. Con una striscia di elastico da sartoria passato
dietro la testa tiene a coprire naso e bocca un ritaglio irregolare
di naylon spesso e opaco che ondeggia a ogni respiro. Al secondo
carrello un uomo di mezza età che da dietro una mascherina
chirurgica rende partecipe l'uditorio di un sopruso subito.
Carabinieri che passavano lungo la strada gli hanno fatto una multa
di 300 euro mentre badava all'orto di casa insieme al figlio,
entrambi privi di mascherina. Al terzo carrello una donna tra i
quaranta e i cinquanta, dall'aria imperturbabile, vestita in modo
sobrio ma molto elegante, sfoggia una mascherina moderna e
impeccabile, con valvola, elastici e tessuto in tre nuances verde
acqua. Probabilmente griffata. Al quarto carrello una donna
dall'aspetto affaticato indossa una mascherina chirurgica piuttosto
logora. Sta appoggiata al carrello con aria rassegnata. Al quinto
carrello un uomo giovane, mascherina e guanti, parla al telefono
senza prendere fiato. Si sta lamentando del tempo sprecato in coda.
Gesticola. Tocca il carrello, il telefono, la mascherina, la abbassa,
si gratta, cerca qualcosa in tasca, sfila un guanto, lo infila
nuovamente, tocca il carrello, riposiziona la mascherina. Senza
smettere di parlare. Al sesto, settimo e ottavo carrello una coppia.
Lei un carrello, lui due. A distanza come da regola. Lei a gesti e
gridando sottovoce intima al marito di non dimenticare nulla. Al nono
carrello una donna si volta e inveisce contro quella che la precede,
dicendo che non si può andare in due a fare la spesa. Le viene
risposto che a loro, la coppia, non importa, che non intendono
rischiare di restare senza scorte di cibo. Al decimo carrello, il
primo della fila, una donna molto anziana, in cappotto grigio e
scarpe basse, mascherina chirurgica ben sistemata e una sporta di
stoffa appesa al braccio. Ha l'aria di chi con fare dimesso ma
risoluto è pronto ad affrontare l'ennesima tragedia.
SCENA
3 - Esterno, balcone - Uomo solo 1 - metà marzo
Tardo
pomeriggio. Un uomo appoggiato alla ringhiera, lo sguardo sul
panorama del condominio di fronte. Alle sue spalle, all'interno,
nessuna luce. Sta fumando una sigaretta. Sbircia qua e là sui
balconi altrui con aria distratta. Accanto a lui i mastelli della
raccolta differenziata. Tre su cinque straripano. Quello della
plastica con il coperchio tenuto giù dal peso di due sacchetti che
lasciano intravvedere bottiglie e contenitori di cibo, quello della
carta aperto da cui sbucano diversi cartoni di pizza piegati in due,
quello del vetro pieno oltre misura e circondato da innumerevoli
bottiglie di birra e di vino. L'uomo finisce la sigaretta e getta il
mozzicone di sotto.
SCENA
4 - Interno, bagno - Uomo solo 2 - metà marzo
L'uomo
rientra a casa, sfila le scarpe, poggia la borsa della spesa
all'ingresso. Ha acquistato tra le altre cose dei surgelati. Deve
sbrigarsi a disinfettare tutto prima di riporre il cibo in dispensa e
nel frigo. Va in bagno. Toglie la mascherina e la getta in un
contenitore apposito che apre con un pedale. Apre il rubinetto
dell'acqua calda, si lava le mani per mezzo minuto, chiude il
rubinetto, se le asciuga. Si toglie il giubbotto. Lo va a stendere
fuori dalla finestra. Nel mentre gli appare alla mente l'immagine
del rubinetto del bagno. Per aprire l'acqua l'ha toccato con le mani
contaminate e per chiuderlo dopo essersi lavato si è quindi
nuovamente contaminato. Quindi ha contaminato anche l'asciugamani. Va
a prenderlo e lo getta in lavatrice. Prende da sotto il lavandino un
detersivo disinfettante spray. Lo utilizza sulla maniglia dell'anta
sotto al lavandino, su quella dello sportello della lavatrice, va in
camera a prendere un asciugamano pulito. Torna in bagno. Lo appende.
Con lo spray disinfetta il rubinetto. Ripete l'operazione di lavaggio
delle mani. Si asciuga soddisfatto della propria attenzione ai
dettagli. Sta per uscire dal bagno. Osserva l'asciugamani. Quando è
andato in camera a prenderlo aveva ancora le mani contaminate, per
cui ha contaminato la maniglia dell'armadio e l'asciugamani stesso.
Lo prende e getta anche quello nella lavatrice. Prende lo spray.
Disinfetta la maniglia dello sportello della lavatrice per la seconda
volta. Va in camera disinfetta la maniglia dell'armadio, prende un
terzo asciugamani. Torna in bagno, lo appende. Sta per uscire, si
ferma di colpo. Le ultime operazioni le ha effettuate con le mani
contaminate dall'asciugatura del secondo asciugamani. L'uomo si porta
le mani al viso e inizia a piangere in preda allo sconforto. Poi, in
preda al panico, prende lo spray e se lo vaporizza in faccia. Quindi
ricomincia daccapo la cerimonia del lavaggio delle mani e della
disinfezione delle superfici. Sul pavimento del corridoio intanto,
alla base del sacchetto della spesa, si sta formando un rivolo
d'acqua.
SCENA
5 - Interno, bagno - Donna sola 1- fine marzo
In
bagno una gatta è acciambellata in cima alla cesta del bucato. Una
donna si sta specchiando. Indossa occhiali da vista. La ricrescita è
a tre centimetri. Prende lo spray ritocco, divide i capelli man mano
lungo la scriminatura e vaporizza il colore. I capelli sono diventati
appiccicosi e opachi. Li raccoglie con una pinza. Le sopracciglia
sono oscene. Si avvicina a un piccolo specchio rotondo a
ingrandimento. Prende la pinzetta e inizia a strappare il superfluo.
Sbaglia una presa e si forma un buco. Per rimediare è costretta ad
assottigliare le sopracciglia di almeno tre millimetri. Il risultato
le cambia la fisionomia. In peggio. Torna davanti allo specchio sopra
il lavandino. Una fine peluria ricopre il volto. Se n'è accorta in
macchina, guardandosi in uno specchietto retrovisore alla luce del
sole. Prende una crema depilatoria rosa. La stende sulla parte
inferiore del volto. La posa deve durare circa tre minuti. Mentre
aspetta nota alcuni punti neri sul naso. Si avvicina allo specchio e
li schiaccia con decisione visto che i pori della pelle si ostinano a
trattenere lo sporco. Il naso è arrossato. Le si rompe un capillare
e si allarga in una macchia rossa nella pelle. Sente bruciare. Non è
il capillare. Sono trascorsi dieci minuti. Con una spatola rimuove
velocemente la crema depilatoria. Si lava e deterge con cura. La
pelle del volto è congesta e infiammata. La donna prende una crema
idratante nella speranza di un sollievo. Avvicinando il viso allo
specchio nota sulle guance due nuove rughe verticali piuttosto
marcate. Indossa gli occhiali. Va allo specchio rotondo per
osservarle meglio. Scopre che, in realtà, un reticolo fitto di nuove
piccole rughe si è formato agli angoli delle labbra. Le sale lo
sconforto. Si cosparge di crema idratante perché il bruciore non
molla. Scioglie i capelli. Esce dal bagno. Va verso la porta
d'ingresso. La apre per prendere un cestello d'acqua dimenticato
accanto allo zerbino. Mentre è china si apre una delle quattro porte
affacciate al pianerottolo. La sua vicina che fa la segretaria
dall'avvocato. In successione la donna vede decolletès con tacchi,
gambe lisce e appena brunite, una gonna attillata. Ritornando in
posizione eretta, incontra lo sguardo della vicina. Le sta
sorridendo. Denti bianchissimi, labbra con un velo di rossetto, pelle
e incarnato perfetti, taglio fresco e colore impeccabile. Un
rigurgito d'odio le sale dallo stomaco.
SCENA
6 - Esterno, portone - Donna sola 2 - inizio aprile
Una
donna appoggia un mastello giallo accanto ad altri mastelli gialli
sul marciapiedi. Saranno circa le dieci di sera. La luce giallo
arancio dei lampioni inonda la via, le facciate, le palme. La donna
ritorna sui propri passi verso un portone. L'aria è insolitamente
tiepida. Spira una brezza piacevole che fa fremere le foglie delle
palme. La donna appoggia la schiena a uno stipite del portone e
guarda dinanzi a sé, verso il mare. Alcuni gabbiani volteggiano tra
i tetti. La donna tira fuori dalla tasca una busta in pelle. Si
arrotola una sigaretta, la accende. Inspira. Abbandona le braccia
lungo il corpo, trattenendo la sigaretta tra le dita. Chiude gli
occhi. Annusa l'aria. Li riapre. Sorride. Nessuno in giro. Da una
qualche finestra lì vicino arriva la voce di una televisione.
SCENA
7 - Esterno, vicolo - Due pusher - fine marzo
Vicoletto
nei pressi di un piazzale a parcheggio. Una donna con un sacchetto
della farmacia. Due uomini confabulano appoggiati a un muretto. Li
oltrepassa. Si sente il click di un accendino. Un istante dopo un
aroma di hashish. La donna si volta e li guarda. I due uomini la
guardano a loro volta, con aria interrogativa. Non cogliendo segni di
sorta da parte sua tornano alle loro cose. Si sente uno dei due dire,
Buono fumare in questo periodo, meglio di psicofarmaci.
SCENA
8 - Esterno, via pedonale - Donna con mascherina - metà aprile
Passa
una donna, non molto alta, cappotto rosso, foulard, capelli corvini
cotonati. La mascherina è tirata su al centro della testa a guisa di
cappellino. Un peccato non poterla fotografare. Ha sbaragliato
qualsiasi altro tentativo di trasformare un presidio sanitario in
accessorio fashion.
SCENA
9 - Esterno, strada - Stesa di mascherine e lenzuola dipinte - fine aprile
Il
via vai delle automobili è ricominciato. Non il traffico consueto ma
un movimento che risulta strano dopo tanto silenzio e assenza di
movimento. Hanno allentato le restrizioni. Le persone hanno voglia di
uscire se pure con cautela. Inventarsi un motivo di necessità per
prendere l'auto e circolare senza entrare in contatto con il prossimo
è comunque liberatorio. Lo sguardo va alle facciate delle case, alle
finestre, ai balconi. Sui fili della stesa, al posto delle bandiere
della pace, delle magliette rosse, del tricolore, degli striscioni
verità per Giulio Regeni, mascherine chirurgiche accanto alla
biancheria, e lenzuola con hastag Io resto a casa, hastag Andrà
tutto bene, hastag Ce la faremo.
SCENA
10 - Esterno, marciapiedi - Coda ufficio postale . inizio aprile
All'esterno
dell'ufficio postale si è formata una coda. Quattro persone. Tutti
con la mascherina. Due donne indossano anche guanti in lattice. Le
due donne si conoscono e stanno chiacchierando a distanza di
sicurezza.
A:
…infatti non capisco chi si ostina a non indossare guanti e
mascherina.
B:
Sono egoisti. C'è chi rispetta le regole e chi no. Mi fanno una
rabbia. Non è giusto. Eppure l'hanno detto in tutte le lingue che
mascherina e guanti servono per combattere il coronavirus.
A:
Hai ragione. Anch'io non li sopporto. Comunque affari loro se si
ammalano. Non vogliono capire. Io, che vivo da sola, mascherina e
guanti li tengo anche in casa.
B:
E fai bene. Lo faccio anche io. Se servono bisogna tenerli su il più
possibile.
Bisognerebbe
intervenire, dir loro qualcosa. Ma cosa?
SCENA
11 - Esterno, parcheggio - Incontro clandestino - fine marzo
Quartiere
residenziale a basso scorrimento di traffico. Sono seduta in auto
sotto casa. Arriva una donna in auto e parcheggia. Sulla quarantina.
Non si accorge di me. Dopo pochi minuti arriva un'altra auto. Alla
guida un'altra donna. Sui settanta. Parcheggia. La prima donna apre
la portiera, scende, e, da dietro la mascherina, saluta la seconda
donna che è scesa anche lei dall'auto. Ciao mamma.
Carla,
ciao, come stai? Risponde la madre sorridendo con gli occhi. Rimane
però a qualche metro di distanza. Figlia, Sto bene, e tu? Bene,
bene, non ti preoccupare.
Tacciono,
si guardano impacciate. Poi la figlia dice, Togliamoci la mascherina,
da poterci vedere per bene in viso. E se la tolgono, anche se la
madre, Sei sicura? Certo che sono sicura. Poi la figlia le va
incontro, la abbraccia, le accarezza la testa, la bacia sulla fronte.
La madre è felice.
SCENA
12 - Interno, camera - Telefonata dalla Questura – fine aprile
La
donna è seduta sul letto quando squilla il telefono.
A:
Buongiorno, lei è la signora Rossi?
B:
Sì, sono io.
A:
Lei è venuta due giorni fa in questura per una denuncia?
B:
Sì.
A:
Lo sa che non poteva?
B:
In che senso, scusi?
A:
Si tratta di un furto d'identità online. La competenza è della
polizia postale.
B:
Sì, certo, infatti ho chiamato la postale ma essendo loro distanti
dal mio domicilio e aperti solo il mercoledì e abitando io a
duecento metri dalla questura, mi hanno detto di scrivere tutto
quanto e portare la denuncia in questura da dove sarebbe stata loro
inoltrata.
A:
Hanno sbagliato. E comunque lei ha infranto la legge venendo in
questura.
B:
Infranto la legge?
A:
C'è l'obbligo di quarantena. Le devo fare una multa.
B:
Una multa?? Perdoni, ma io prima di venire, ho telefonato in
questura, spiegando tutto e mi è stato detto di venire per
depositare la denuncia. Sono venuta in portineria e lì ho atteso un
suo collega che mi ha condotto in un ufficio. Ha preso la denuncia,
ha apposto un timbro, mi ha fatto firmare e mi ha detto che il tutto
sarebbe stato inoltrato alla postale.
A:
Lei comunque non poteva venire in questura. È vietato muoversi dal
proprio domicilio se non per cause di comprovata necessità.
B:
Perdoni ma, a parte il fatto che io risiedo a duecento metri dalla
questura e pertanto a una distanza attualmente concessa per lo
sgambamento quotidiano, lei mi sta dicendo che posso andare fino in
centro a comprare le sigarette ma non posso venire a sporgere
denuncia per furto di identità, tanto più che stanno chiedendo a
tutti i miei contatti soldi a mio nome? Non è una necessità il
voler tutelare me stessa e gli altri dalle conseguenze di un'azione
criminosa? E perciò mi farete una multa?
A:
È appunto quello che le sto dicendo.
B:
Mi scusi, ma io ho fatto quello che mi è stato detto di fare dalla
polizia postale e da un qualche suo collega in questura. In base a
ciò che lei asserisce, avrei dovuto mettere in dubbio affermazioni
fatte da rappresentanti delle istituzioni?
Silenzio
B:
È ancora in linea?
A:
Sì
B:
Quindi?
A:
Hanno sbagliato alla polizia postale e ha sbagliato anche il mio
collega. Però lei non doveva venire lo stesso perché le
disposizioni sulla quarantena sono di dominio pubblico.
B:
Abbia pazienza, senza voler mancare di rispetto, secondo me dovreste
chiarirvi le idee tra di voi. Io non ho fatto nulla di sbagliato nel
momento in cui mi sono attenuta alle vostre indicazioni.
A:
Sarebbe dovuta andare alla postale.
B:
Eh, no, in base a quello che ha detto sinora, nemmeno lì sarei
dovuta andare...
A:
Appunto. Ci vada la prossima settimana, dopo il 5 maggio. E per
questa volta la multa non gliela facciamo. Buongiorno
B:
Ok, mi arrendo. Buongiorno
La
donna resta seduta sul letto a meditare sul senso dell'esistenza.
SCENA
13 - Esterno - Via pedonale – Umanità - inizio maggio
Un
uomo e una donna stanno chiacchierando sul marciapiede davanti a un
fruttivendolo. Non si incontrano da un po' di tempo. L'uomo le sta
chiedendo come sta, come vanno le cose. La donna risponde che ha
ormai esaurito i suoi pochi risparmi, che non ha pagato l'affitto del
mese in corso, che non sarà in grado di pagare le prossime bollette,
che se prima aveva difficoltà a trovare un lavoro, ora sarà più
difficile, vista la situazione generale. Non sa per quanto tempo
ancora potrà fare la spesa. Un secondo uomo, in fila fuori da un
negozio, ascolta la conversazione e interviene educatamente,
chiedendo alla donna se sa di potersi recare in municipio per un
aiuto economico. La donna ringrazia e risponde che sì, lo sa e l'ha
già chiesto, ma l'aiuto va solo a chi ha perso il lavoro a partire
da gennaio dell'anno in corso. L'uomo esprime il suo rincrescimento e
ritorna in disparte. Dopo qualche istante si avvicina di nuovo,
discretamente e in punta di piedi, e chiede alla donna se può
permettersi di offrirle la spesa. La convince gentilmente ad
accettare i soldi che le mette in mano. Lei riesce solo a dire
grazie. Anche se il viso è nascosto dalla mascherina e dagli
occhiali, è chiaro che sta piangendo. La donna solleva gli occhiali
per guardare l'uomo negli occhi. Continua a guardarlo e a
ringraziarlo con lo sguardo mentre lui si allontana con la stessa
discrezione con cui si è avvicinato a lei. Non gli ha chiesto il suo
nome. Non gli ha nemmeno detto il suo. Le resta solo un volto da
ricordare. Il volto di un Uomo.
SCENA
14 - Esterno - Passeggiata - metà aprile
Dopo
oltre un mese di reclusione la prima breve passeggiata entro duecento
metri da casa. Una donna seduta sui gradini del sagrato della
chiesa a godere del sole tiepido del pomeriggio.
Sembrerà una bestemmia,
ma tutto pare perfetto.
L'autostrada
e la via Aurelia silenziose, il mare libero, il cielo anche.
SCENA
15 - Esterno, città -Vento
Piena
quarantena. Pieno panico. Le strade sono deserte. Le finestre chiuse.
Un vento deciso spazza le strade, s'infila nei vicoli, s'attorciglia
negli angoli. Mulinelli di foglie e cartacce, di guanti e mascherine
chirurgiche.
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