giovedì 14 novembre 2019

ORA DI FUTURO

La Generali Italia, insieme ad alcune onlus quali Mission Bambini, L'Albero della vita e Centro per la Salute del Bambino, promotrice dell'iniziativa "Ora di futuro", ne pubblicizza sulla stampa con orgoglio l'esito. Alcune delle proposte avanzate dagli alunni  delle scuole elementari di tutta Italia per migliorare il mondo in cui vivono sono state presentate in Senato da una rappresentanza di bambini alla Presidente Casellati  e alla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Fin qui tutto bene. Solo che la pagina che pubblicizza l'evento contiene anche un disegno ed è su di esso che si è soffermata la mia attenzione. Un bel disegno. Chissà se c'è dietro l'aiuto di qualche adulto ma non credo. Ricordo compagni delle elementari molto dotati. Il soggetto mi piace. Mi ricorda un racconto che scrissi da bambina. S'intitolava "HH113". Non ricordo da cosa mi venne quel titolo, comunque sia, era adatto al genere che avevo scelto per il mio racconto: fantascienza. In breve si raccontava di un pianeta lussureggiante, grande mille volte la terra racchiuso in una sorta di ampolla trasparente che manteneva incontaminato l'ambiente da eventuali agenti nocivi esterni e protetto da incursioni nemiche. Si trattava, nella mia immaginazione, di un pianeta B, raggiunto a costo di innumerevoli sacrifici, destinato a preservare la parte buona dell'umanità e tutto il mondo animale, vegetale, minerale, ormai distrutto sulla terra. Una sorta di arca, idea che ricorre in epoche e culture diverse a testimoniare la contraddittorietà tra ciò cui aspiriamo e ciò che siamo. Ovviamente su esso vigeva un ordinamento planetario molto severo che avrebbe determinato l'immediata espulsione, dal collo dell'ampolla, di chiunque non avesse rispettato il bene comune. Tornando al disegno scelto da Generali Italia, rappresenta un'astronave che contiene un piccolo mondo in procinto di allontanarsi da un pianeta ridotto a groviera. Potrebbe l'astronave anche essere in viaggio da un pezzo e il pianeta essere uno dei tanti incontrati durante il percorso e non necessariamente la terra, sta di fatto che assomiglia alle spedizioni che avevo immaginato susseguirsi per condurre su HH113 tutto il salvabile. Nelle mie intenzioni si trattava di una scelta obbligata, animata dalla determinazione a non commettere mai più gli stessi errori, l'idea di una comunità aperta a tutti coloro fossero persone di buona volontà. Mi chiedo se la scelta di questo disegno, invece, non sia per far passare il messaggio che sarà giusto e bello fare così. Che non ci sarà colpa nell'aver consumato la terra. Che l'uomo potrà mantenere il proprio stile di vita sempre e ovunque e a qualsiasi prezzo. 




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