Nel 2018 in un convegno internazionale a Madera sul tema "Per un umanesimo del XXI secolo" ho pronunciato la seguente relazione:
L’umanesimo , movimento che a partire da Petrarca alzò ondate di fortissime e nuove energie spirituali, filosofiche, artistiche, ha generato l’uomo moderno e l’età moderna con una spettacolosa ripresa del sapere dei Greci e dei Romani. Lo studioso americano Stephen Greenblatt attribuisce alla scoperta del manoscritto del De rerum natura di Lucrezio, ad opera dell’umanista Poggio Bracciolini, un valore di svolta per tutto il pensiero occidentale. E intanto la dignità dell’uomo è proclamata con una fermezza e chiarezza insuperabile, attingendo oltre che a fonti classiche anche a fonti arabe e ebraiche, dal genio di Pico della Mirandola, Platone torna in Marsilio Ficino, Afrodite e Artemide sono invitate in un giardino toscano da Lorenzo il Magnifico e da Poliziano, ispirano almeno tre secoli di arte e poesia italiana. Esiste una centralità dell’uomo nell’Illuminismo di Voltaire, che afferma la tolleranza e i diritti dell’uomo, cui il più influente esponente del Romanticismo, Victor Hugo, aggiunge i diritti dell’anima. Più vicino a noi si è presentato come un umanesimo l’esistenzialismo di Sartre, un esistenzialismo non più trionfante ma espressione della crisi dell’uomo novecentesco. Ma da un certo momento in poi l’umanesimo, come dottrina della centralità dell’uomo, ha cominciato a perdere presa sulla società, la cultura umanistica è caduta in disuso non solo nei media ma persino nelle scuole, gli Antichi sono stati dimenticati, come in genere ogni tradizione, e alla cancellazione del passato è corrisposta inevitabilmente quella del futuro, verso cui spingevano da secoli sogni a occhi aperti e utopie. Se un umanesimo nascerà ancora nel XXI secolo, sarà qualcosa di totalmente nuovo, sconvolgente, un umanesimo di lotta, che individui tutte le forze disumanizzanti in atto oggi nel mondo e le combatta in nome del primato dello spirito e della persona umana, concetto su cui cultura laica e cultura religiosa possono trovare un terreno comune. Il nuovo umanesimo stabilirà un nuovo ruolo della natura e dei rapporti con essa, che devono cambiare per forza, pena la fine del genere umano sul pianeta Terra. E stabilirà un nuovo ruolo del sacro, superando i fattori che oggi dividono le religioni storiche. Penso a un umanesimo che faccia convergere ragione e passione, che ridia centralità alla conoscenza, all’anima, alla volontà, al confronto con il fato : dunque spessore all’uomo che oggi nella società dei media e della finanza globale si trova compresso nella sola dimensione di spettatore e consumatore. Siamo immersi in una realtà culturale grigiastra, dove salta la distinzione tra bene e male, dove è irrisa la ricerca della verità, dove conta soltanto l’affermazione economica. Non era mai capitato nella storia dell’uomo sulla terra che l’economia e la finanza potessero affermare senza nessuna consistente opposizione il loro dominio assoluto, potessero impunemente porsi in cima alla scala dei valori, finendo per deprezzare o disprezzare tutti gli altri. L’uomo non è più l’artefice della storia e della società in cui vive, ma semplice pedina su una scacchiera dove pochissimi re dell’economia, potenti e nascosti, giocano la loro partita vittoriosa. Un umanesimo del XXI secolo andrà contro gli eccessi disumanizzanti della robotica, lo sfruttamento irragionevole della natura, il profitto a ogni costo, la riduzione dell’essere umano a ologramma. E ridarà lo spazio sovrano che meritano alla bellezza, all’utopia, alla poesia.
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