mercoledì 3 ottobre 2018

DECRETO LEGGE SU IMMIGRAZIONE E SICUREZZA


La diffidenza verso lo straniero è ormai, come si usa dire, un sentimento trasversale. L'approvazione delle misure del Decreto legge su immigrazione e sicurezza, che già nella denominazione rivela la spudoratezza di una narrazione bugiarda, ne è la prova.
A dispetto dei dati reali su reati e invasione, l'abbinata dei due termini come un unico concetto passa perché già assimilata.
Calza a pennello un pensiero che ho avuto alcuni giorni fa, e cioè che chi oggi non comprende la gravità della situazione, lo stato d'emergenza in cui siamo (ben diverso da quello sbandierato dai media), ne scoprirà attonito le conseguenze sulla propria pelle tra qualche anno. Se oggi siamo a questo punto è in buona parte il risultato del nostro disinteresse e pressapochismo. Della nostra propensione a credere che qualcun altro risolverà per noi e nel migliore dei modi i problemi, del nostro perenne delegare, del cronico rifiuto a un'assunzione personale di responsabilità. E ora ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci aspettavamo, almeno non in misura così eticamente compromettente. Un minimo imbarazzo infatti ci coglie nell'apprendere che, ad esempio, la cittadinanza può essere revocata per un sentenza di condanna (che sia di primo grado è grave ma il punto è che fedina penale e cittadinanza non hanno per nessun altro qualcosa a che vedere l'una con l'altra), che il diritto alla difesa non è tutelato e lo sarà sempre meno, che il periodo di soggiorno forzato nei Centri di identificazione ed espulsione passerà da tre a sei mesi. Che nemmeno donne gravide, anziani, disabili, persone che hanno subito stupri, torture, mutilazioni, potranno accedere agli Sprar. Cittadini di prima, seconda, terza classe. Di questo si tratta. E tutto ciò ha preso forma un poco alla volta a partire dal 1995 con la detenzione “amministrativa”, per passare alla Bossi- Fini, a Maroni, a Minniti, con l'istituzione di tribunali speciali per i soli immigrati, anzi, meglio, per i soli migranti, fino al recente Decreto Legge. È così che funziona: un pezzetto alla volta, che un bel mattino è tutto diverso ma non riesci a mettere a fuoco cosa c'è di diverso, perché, finché non ti tocca in prima persona, la tua vita assomiglia più o meno a quella di sempre. Triste pensare che in tanti siano convinti di partecipare a una svolta rivoluzionaria, e impieghino tanta altrimenti necessaria energia in un processo di abiura dei diritti umani. Un delitto sociale perpetrato con noncuranza, da noi stessi a nostro precipuo danno.

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