La diffidenza verso lo
straniero è ormai, come si usa dire, un sentimento trasversale.
L'approvazione delle misure del Decreto legge su immigrazione e
sicurezza, che già nella denominazione rivela la spudoratezza di una
narrazione bugiarda, ne è la prova.
A dispetto dei dati reali
su reati e invasione, l'abbinata dei due termini come un unico
concetto passa perché già assimilata.
Calza a pennello un
pensiero che ho avuto alcuni giorni fa, e cioè che chi oggi non
comprende la gravità della situazione, lo stato d'emergenza in cui
siamo (ben diverso da quello sbandierato dai media), ne scoprirà
attonito le conseguenze sulla propria pelle tra qualche anno. Se oggi
siamo a questo punto è in buona parte il risultato del nostro
disinteresse e pressapochismo. Della nostra propensione a credere che
qualcun altro risolverà per noi e nel migliore dei modi i problemi,
del nostro perenne delegare, del cronico rifiuto a un'assunzione
personale di responsabilità. E ora ci ritroviamo di fronte a
qualcosa che non ci aspettavamo, almeno non in misura così
eticamente compromettente. Un minimo imbarazzo infatti ci coglie
nell'apprendere che, ad esempio, la cittadinanza può essere revocata
per un sentenza di condanna (che sia di primo grado è grave ma il
punto è che fedina penale e cittadinanza non hanno per nessun altro
qualcosa a che vedere l'una con l'altra), che il diritto alla difesa
non è tutelato e lo sarà sempre meno, che il periodo di soggiorno forzato nei Centri di
identificazione ed espulsione passerà da tre a sei mesi. Che nemmeno
donne gravide, anziani, disabili, persone che hanno subito stupri,
torture, mutilazioni, potranno accedere agli Sprar. Cittadini di
prima, seconda, terza classe. Di questo si tratta. E tutto ciò ha
preso forma un poco alla volta a partire dal 1995 con la detenzione
“amministrativa”, per passare alla Bossi- Fini, a Maroni, a
Minniti, con l'istituzione di tribunali speciali per i soli
immigrati, anzi, meglio, per i soli migranti, fino al recente Decreto
Legge. È così
che funziona: un pezzetto alla volta, che un bel mattino è tutto
diverso ma non riesci a mettere a fuoco cosa c'è di diverso, perché,
finché non ti tocca in prima persona, la tua vita assomiglia più o
meno a quella di sempre. Triste pensare che in tanti siano convinti
di partecipare a una svolta rivoluzionaria, e impieghino tanta
altrimenti necessaria energia in un processo di abiura dei diritti
umani. Un delitto sociale perpetrato con noncuranza, da noi stessi a
nostro precipuo danno.
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