Il vagone è pressoché vuoto.
Cinque o sei persone sparse. Ognuno in spazi da quattro posti, a parte me che
sono a destra in prossimità della porta e un ragazzo che dorme a sinistra, zone
a tre posti. Entra un uomo sulla sessantina. Si ferma, si guarda intorno con
attenzione per decidere dove andare a sedersi.
Perché, ora chiedo, ti sei andato
a sedere in faccia al ragazzo? Perché, per gettare la carta che avevi in tasca,
hai dovuto sbattere tanto malamente il coperchio metallico del posacenere sotto
al finestrino? Perché lo hai svegliato con i tuoi modi grossolani e la faccia
di uno che a parte lui al mondo non c’è nessuno? Con tutto il posto che c’era,
perché?
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