Mi piaceva giocare a Risiko da
ragazza, con mio padre. Alla lunga, però, le carte degli obiettivi le sapevamo
a memoria, per cui lui s’ingegnò a scriverne degli altri su dei foglietti che
incollò con cura coprendo quelli che ormai erano per noi facilmente
individuabili nell’avversario. Non ricordo come, aveva anche studiato un
sistema per limitare l’incidenza dei dadi nell’esito del gioco. Si era davvero
sbizzarrito nello scrivere quei nuovi obiettivi. Conquistare catene di stati
che partivano da un golfo per raggiungerne un altro attraverso tutti i
continenti. Conquistare tutti gli stati che fossero uniti da un confine via
mare, uno stretto, un canale. Conquistare tutti quelli con fiumi importanti,
tutti quelli maggiori produttori di una certa risorsa (precisi e dettagliati
elenchi stavano in mezzo al libretto con le regole del Risiko). Non era così
facile a quel punto impostare la propria strategia bellica perché il fatto che
il nemico occupasse certi territori non significava più che fossero quelli cui
era principalmente interessato. Ma non era tanto questo a essere importante o rivelatore,
quanto la sopravvenuta coscienza della complessità, delle diverse prospettive,
e della necessità di saper veramente vedere.
Stasera leggo gli articoli
conservati da giornali che come sempre non ho avuto il tempo di leggere. Ho
preso l’atlante (del ’95) e l’ho sfogliato alla ricerca dei luoghi i cui nomi
incontro durante la lettura. È così evidente cosa sta accadendo nel mondo e
perché. E lo è altrettanto la forza del cambiamento in cui siamo immersi. È in
atto una di quelle trasformazioni epocali nella storia dell’uomo, la cui
portata conosceranno i nostri figli e nipoti.
Il punto non è capire che tutti i
fatti che avvengono attorno a noi, e sempre più vicino, parlano di un’evidente
questione di potere, dominio, risorse, supremazia culturale da una parte, e di
disperazione, bisogno, rabbia dall’altra, ma che se ci sono questa corsa
chiaramente diffusa e spasmodica all’accapparramento e alla conquista, e in
contemporanea un determinato e metodico innalzamento di muri, che siano di
cemento, filo spinato o parole poco conta, significa che un motivo c’è. Un
comun denominatore. Il filo rosso che dovremmo individuare se vogliamo
comprendere gli avvenimenti.
Nel caso specifico, si tratta della
comprovata trasformazione in atto del pianeta, della vita sul pianeta. A causa
nostra e malgrado noi. E chi può cerca di pararsi il posteriore per il maggior
tempo possibile con qualunque mezzo a disposizione.
Febbraio 2015
(tutti i diritti riservati)
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