martedì 3 novembre 2020

SCRIVERE AD ALTA VOCE

Voglio imparare a scrivere ad alta voce, rendere sonoro il pensiero scritto, udibile e riconoscibile il tono di ogni parola. Che sia chiaramente tenue quanto è tenue, vigoroso quand'è vigoroso. Comprensivo, irato, o d'attesa. Dubitante, propositivo, o sofferente che sia. Purché sia chiaro. Che non sia equivocabile il senso dei termini ma correttamente interpretato dalla modulazione di timbro e intonazione, dai silenzi, dai tempi di pausa e ripresa.

Dicono che dovrei guadagnarmi di che vivere con le parole che scrivo ma, a parte che sono poche e sperdute, non saprei da dove iniziare. Come si possono vendere le parole, come posso vendere le pagine che scrivo? Che vengano lette è per me il giusto corrispettivo, che vengano imprestate, suggerite, regalate, lo è. Le parole vanno donate. Ripulite degli strati di pitture sovrapposte, alleggerite di ninnoli, bagatelle, e zavorre. Riscattate dall'intollerabile mercimonio cui sono sottoposte, e donate. Queste parole consumate, erose monete di scambio, prive di giustezza, esposte al ludibrio, rimbalzano sul fondo dei nostri contenitori da questua, opache e stanche. Ricurve procedono solitarie, talvolta in fila, spesso sovrapposte, affastellate, scaraventate nel mondo. Rese irriconoscibili nella turba urlante che se le strappa di mano, brandendone brandelli. Arrese molte al destino di vagare per le vie come donne stuprate cui, se pur perdonate per il torto subito, resta quale unico segno identificativo lo stigma della perdita della propria purezza. Destinate a sortire effetti opposti a quelli per cui sono nate. Voglio almeno tentare di proteggerne alcune. Proteggerne i significati, sottrarli al commercio che se ne fa, cambiargli abito così che non possano servirsene, non possano rubarli tutti, rapirli, confinarli, sostituirli. Nasconderli, camuffarli provvisoriamente per far loro passare il confine, che possano resistere per testimoniare, che possano salvarsi per salvare.

Perché le parole sono nutrimento, ché di sicuro servirà un giorno, com'è sempre accaduto, ai sopravvissuti di epoche infami.

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