mercoledì 30 gennaio 2019

IL GIAPPONE ABBANDONA L'IWC


Dal primo di giugno il Giappone, a seguito dell'annuncio del suo ritiro dall'Iwc (International whaling commission), riprenderà la caccia commerciale alle balene.

Apparentemente è una pessima notizia ma, in realtà, è il contrario.

L'Iwc si costituisce nel secondo dopoguerra tra stati dediti alla caccia alle balene e oggi è composta da 66 Paesi membri. Al suo interno una sottocommissione scientifica ha avuto nel tempo la funzione di indicare le quote per la caccia commerciale e per quella cosiddetta scientifica. Cosiddetta perché il prelievo degli esemplari per la raccolta di dati utili a una presupposta ricerca la maggior parte delle volte è stato giustificato dalla semplice rilevazione del sesso e delle dimensioni.
Senza entrare nel dettaglio, una delle caratteristiche di tale commissione è il diritto di veto: qualsiasi Stato membro ha, entro novanta giorni, facoltà di opporsi alle decisioni quando esse vadano contro  propri interessi di qualsivoglia natura. Ciò esautora di un potere reale la Commissione che nel 1986, attraverso un lungo percorso, diviene principalmente organismo di tutela dei cetacei. Attraverso il diritto di veto, o per banale pirateria, alcuni Paesi, GiapponeNorvegiaIslandaRussiaCorea e balenieri locali di diversi altri Paesi hanno continuato indisturbati la loro attività, addirittura incrementandola. Inoltre il Giappone ha sempre pagato alcuni Paesi, ad esempio la Mongolia, priva di sbocco sul mare, per avere voti di supporto nel boicottaggio delle moratorie.
A settembre scorso un no secco al progetto di una riserva per le balene nell'Atlantico meridionale è arrivato da IslandaNorvegiaRussia e Giappone. Con 39 nazioni a favore, 25 contrarie e tre astenute, non si è riusciti a raggiungere la maggioranza richiesta di tre quarti, sottolineando la crescente frattura all'interno dell’organizzazione internazionale.
L'uscita dall'Iwc vanificherà la strategia del Giappone di proporsi come nazione ricercatrice e lo porrà in una condizione di totale illegalità.  Questo sarà l’ultimo anno di attività di caccia da parte del Giappone nell'Oceano Antartico.  La caccia alle balene come industria “legale” è finita e le nazioni fantoccio non saranno più pagate per votare per gli interessi egoistici delle industrie baleniere nipponiche. Finalmente finirà la farsa della caccia a scopi scientifici: i giapponesi sono fuori dall'Oceano Antartico e non saranno più incentivati a far votare le nazioni fantoccio per i loro ristretti interessi personali. Avremo forse una buona volta, grazie alla pressione internazionale, la possibilità di far diventare l'Oceano Antartico un vero santuario libero da bracconieri. Tanto per cominciare. C'è da augurarsi che anche altri si chiamino fuori, in modo da dare una bella ripulita alla Commissione trasformandola in un organismo forte all'interno della comunità internazionale e sperare che una crescente coscienza pubblica unita al diritto internazionale riescano a isolare gli irriducibili.
Sono fermamente convinta, come più volte ho ribadito, che su alcune questioni di interesse comune, debbano esistere regole planetarie non derogabili.

Bibliografia consigliata:
Il canto delle balene – Jeremy Cherfas
La storia di Greenpeace – ed. La Spiga
Ocean warrior – Paul Watson – ed. Mursia
Cacciatrici di balene – F.Frilli ed.
Le balene lo sanno – Pino Cacucci – Feltrinelli
Il mondo alla fine del mondo – Luis Sepùlveda – Guanda ed.
Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa – Luis Sepùlveda – Guanda ed.

Filmografia consigliata:
The cove – La baia dove muoiono i delfini – Feltrinelli
The end of the line – Al capolinea - Feltrinelli







Nessun commento: