Mi sono comprata un gran bel
libro. Lo affermo prima ancora di averlo letto. Innanzitutto è un’edizione
Adelphi, una delle mie preferite quanto a eleganza, poi la copertina è in uno
dei colori che prediligo. Si tratta de “Le battute memorabili di Richard Feynman”.
Tornando verso casa l’ho
sfogliato a caso, leggendo qua e là e ho deciso di riportare qui di seguito
alcuni brani che ben esprimono qualcosa che ho sempre sentito nell’intimo e che
ho sempre avuto difficoltà nel comunicare.
Sicuramente nel corso della
lettura troverò altri spunti che vorrò condividere ma intanto riporto i tre brani
che ho trovato e che un po' dicono quella che è la mia fede. Fede intesa come necessità di un senso
dell’esistenza. Qualcosa che ha a che fare con lo stupore e la meraviglia. Con
l’accettazione serena della finitezza delle nostre singole vite.
“Ho un amico artista,
il quale talvolta ha punti di vista che mi trovano in disaccordo. Per esempio
prende un fiore e dice:«Guarda com’è bello», e su questo sono d’accordo. Ma poi
dice: «Io, da artista, vedo quant’è bello un fiore, ma tu, da scienziato, lo
dissezioni, rendendolo insulso.». secondo me gli manca qualche rotella. Prima
di tutto, la bellezza che vede lui è visibile anche agli altri – me compreso,
penso. Anche se non sono esteticamente raffinato come lui, sono in grado di
apprezzare la bellezza di un fiore. Ma allo stesso tempo vedo molto più di lui,
in quel fiore. La bellezza non è solo quella che vediamo alle dimensioni di un
centimetro, c’è anche su scala più piccola. Ci sono le azioni complicate delle
cellule, e altri processi biochimici. Il fatto che i colori del fiore si sono
evoluti in modo da attrarre gli insetti è interessante: significa che gli
insetti vedono i colori. E questo fa sorgere un’altra domanda: il senso
estetico che abbiamo noi esiste anche in forme di vita inferiori? Ci sono
insomma domande interessanti di ogni tipo, che vengono dalla consapevolezza
scientifica, e questo non fa che aumentare l’emozione, il senso di mistero e di
riverenza che si provano davanti a un fiore. È qualcosa in più, non capisco
come possa essere considerato qualcosa in meno.”
“La cosa
migliore è rilassarsi e godersi lo spettacolo della nostra piccolezza in
rapporto all’enormità del resto dell’universo. Naturalmente se lo si dovesse
trovare deprimente, si può sempre ribaltare la prospettiva e considerare quanto
siamo grandi rispetto agli atomi, o alle particelle subatomiche, al cui
confronto siamo enormi universi. Oppure si può rimanere nel mezzo e bearsi di
entrambi i punti di vista.”
“Penso che sia
molto più interessante vivere senza sapere piuttosto che avere risposte che potrebbero
essere sbagliate. Io possiedo risposte approssimative, fedi possibili e gradi
diversi di certezza su vari argomenti ma non c’è niente di cui sia assolutamente
sicuro e vi sono molte cose di cui non so nulla, se per esempio abbia senso
domandarsi perché siamo qui, che cosa significhi una tale domanda… Non sento la
necessità di avere una risposta, non mi spaventa il fatto di non sapere le
cose, di essere perso in un universo misterioso, senza avere alcuno scopo – che
poi è il modo in cui stanno le cose, per quello che ne so.”
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