venerdì 9 ottobre 2015

PROFUGHI 2

Nigeria, Niger,  Ciad, Yemen, Eritrea, Sudan, Etiopia, Burkina Faso, Messico, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina, Birmania, Bangladesh… in ordine sparso i primi Paesi che mi vengono in mente dove, per un motivo o per l’altro, se non si muore, si vive di merda.

Umanità a parte.
Cosa c’entrano i nostri Paesi, i nostri governi, le nostre democrazie, le nostre imprese con i flussi migratori? Questa è la domanda.
Rendetevi conto.
Sono  saltati l’equilibrio ambientale,  l’equilibrio socio politico mondiale.
I muri verranno scavalcati.
Grandi riforme istituzionali internazionali sono necessarie.

Non si può impedire a esseri viventi che, per qualsiasi motivo, temono per la propria vita di trasferirsi in cerca di salvezza.

Gli Stati di Polonia, Slovacchia, Repubblica ceca, Ungheria, uniti nel no.
Non costa fatica dire no. Il sì comporta impegno, partecipazione, sacrificio, comprensione.
L’esercito ungherese schierato alle frontiere (04/09)
La Danimarca sospende collegamenti stradali e ferroviari con la Germania (09/09)
La versione online di uno dei giornali più letti in Russia, Komsomlskaya Pravda, ospita un blog in cui si asserisce che i migranti africani sono volutamente importanti dall'omodittatura europea, perché, si sa, ai gay piacciono i neri!
 La “giungla” di Calais.
Mattarella ha detto che l’Europa può assorbire senza traumi il flusso di profughi e che è necessario risolvere i problemi nei paesi di provenienza visto che il fenomeno è solo destinato ad aumentare e considerarlo un fenomeno d’emergenza transitorio è da stolti.
A Ventimiglia hanno sradicato l’accampamento sulla scogliera.
Chilometri e chilometri di filo spinato e barriere.
Eccetera, eccetera, eccetera…

Certo, le migrazioni comportano contrasti culturali sgraditi e talvolta minacce come il fondamentalismo islamico ma è decisamente improbabile che coloro che fuggono la guerra e la barbarie siano rappresentanti di tale fondamentalismo, della Jihad globale. Certo, sarà difficile entrare nel nuovo millennio in così tanti con tutti i problemi che ci sono e che in gran parte non si vuole vengano risolti benché soluzioni esistano. Certo, non sarà facile ripensare la società globale per trasformarla in una società multietnica equa e rispettosa dei diritti di tutti ma questo è il compito, l’imperativo cui non ci si può sottrarre. Non farlo corrisponde a mettere la testa sotto la sabbia e la polvere sotto al tappeto. Da questo grande, prodigioso, evoluto Uomo ci si deve aspettare qualcosina in più, non credete?

Altrimenti alla domanda se questi altri, come li si chiama, sono meno umani di noi, dobbiamo metterci la faccia e rispondere di no.

Settembre 2015


PROFUGHI


Il piccolo Aylan non ha sfiorato il mio cuore.  L’ho guardato con l’accettazione compassionevole ma lucida che bisogna riservare alla morte.
Per me è stato uno dei tanti. Non particolarmente meritevole di attenzione. Degno dei medesimi compassione e rispetto che dobbiamo a ogni altro cadavere occultato nelle cifre a tanti zeri che siamo abituati a leggere e sentire.
Dopo mesi e mesi e mesi di dolore e frustrazione e senso di impotenza per questo ossario comune che è divenuto il nostro mare, dopo anni di incredulità, rabbia e compassione per un ininterrotto conflitto mondiale cui nessuno ha il coraggio di riferirsi con tale nome, perché ci viene presentato a pezzetti, come se fossero solo guerre intestine di Paesi sparsi per il globo, dopo e durante tutto ciò, sono stati gli assalti al tunnel della Manica che da mesi si ripetono nella “giungla” di Calais da parte dei profughi e dei migranti, e le immagini provenienti dalla penisola balcanica, a risvegliare un moto interiore che risale agli anni della mia infanzia. Qualcosa che richiama apocalittiche visioni cinematografiche da post conflitto finale. Le barriere. Alcuni di qua altri di là.

Riporto qui uno stralcio da un testo del 2006:
“ (…) Vi voglio raccontare di un vecchio sogno, anzi di una serie di sogni. Le vicende mutavano ma il denominatore comune c’era. Si trattava sempre di circostanze in cui gruppi di persone dovevano trovare rifugio e proteggersi da dei fantomatici “cattivi” che tenevano sotto giogo l’intera popolazione mondiale. Li ho sempre chiamati i “sogni di resistenza”. Questi sogni ricorrenti li facevo da bambina, dai 7 agli 11 anni circa. Erano situazioni difficili, angoscianti, incomprensibili. Inspiegabile che si formassero nella testa di una bimba delle elementari. Sì, è anche vero che la mia maestra ci parlava di ecologia, inquinamento, dittature e diritti umani a ogni piè sospinto ed eravamo nei primi anni settanta e a Torino si sentivano spesso le sirene della polizia, erano ancora anni caldi. In questi sogni faticavo molto, avevo mansioni di guardia, di organizzazione, di protezione. Ero arrivata al punto, con la mia fervida immaginazione, di credere che fossero sogni premonitori. Poi con la pubertà e l’adolescenza tutto ciò è sparito e nel tempo dimenticato. 
Ora, però, vedo segni inequivocabili: quei sogni si sono avverati. E non posso fare finta di nulla. Non posso tradire l’animo cavalleresco dell’infanzia. Non sono qui per raccontare delle verità, non ho certezze da trasmettere, ma so che la conoscenza rende liberi, per cui sono qui a raccontare cosa vedo, cosa ho capito, a chiedere cosa ne pensate, per capire ancora meglio, e a chiedere cosa vedete voi. 
Ognuno di noi ha il dovere di mettersi in gioco per il bene comune condividendo con onestà gli esiti della propria esperienza, perché è solo dal confronto che si ha crescita. 
Pensava che avrebbe attraversato mari e terre, che avrebbe conosciuto genti e persone e compiuto imprese straordinarie e ardimentose. Ora sapeva che, invece, l’opera totale e più strenua della sua vita sarebbe stata non piegarsi. 
Ecco.

Dieci anni prima, nel ’95, scrivevo della mia ansia sul futuro dell’umanità e della vita stessa. Da piccola mi avevano insegnato che la terra è una palla di terra, acqua e fuoco. Una cosa rotonda, con una superficie limitata di cui era possibile calcolare l’area. Vedendo come da decenni ne venivano consumate e distrutte porzioni sempre crescenti in modo irreversibile mi domandavo, visto che non per l’avidità, se almeno per l’ottusità folle e dilagante potesse esserci rimedio. Ma col passare degli anni mi rassegnavo al fatto che no, non esiste alcun antidoto per l’ottusità.
Immaginavo quindi che a breve intere popolazioni umane e animali avrebbero dovuto spostarsi, quelle che fossero sopravvissute e che fossero riuscite a migrare in tempo utile, pensavo alla lentezza migratoria delle specie vegetali, sapevo che il mondo si sarebbe fatto sempre più stretto e che ci sarebbero stati conflitti, esclusioni, e la corsa spregiudicata e violenta per accaparrarsi le risorse. In sostanza ingiustizie e morte.

Così è. Ora e qui.

Ed è arrivato il momento di decidere da che parte stare.

settembre 2015


(tutti i diritti riservati)

GROUND ZERO

Ho letto che tra coloro che sono intervenuti per i soccorsi e lo sgombero delle macerie, abbiamo raggiunto  i 2500 malati circa di forme tumorali dovute alle tossine presenti nel sito di Ground Zero.

Quali tossine? Presenti dove?

AL MARE (2015)

      Sul molo ore 9.00, sento alla radio dell’esperimento finlandese  che mostra come si viaggia nascosti in un container per 24 ore mentre leggo una frase in un articolo di un  giornalista di Pechino:
“ Siamo dei morti viventi che camminano ogni giorno come fosse il primo.”
Alzo lo sguardo e osservo, in questo mare di bonaccia e cielo terso e fermo, i pochi bagnanti mattinieri passeggiare sulla battigia, muoversi tra i lettini, vagare lenti con il pensiero probabilmente rivolto all'autunno imminente, al rientro al lavoro, alle prossime ferie lontane. Osservo la teoria di case antiche e nuove al di sopra dell’Aurelia. Bolle di inconsapevolezza come oasi. Pezzi di mondo fuori dal mondo. Ma come poter anche solo sospettare che la bellezza di questa luce netta su intonaci liguri sia ciò che di più lontano può esserci dalla realtà?


-               A un pranzo di compleanno in uno stabilimento balneare una bimba di 14 mesi frigna senza sosta in braccio alla madre. Perché? chiedo.  Vuole vedere il cartone sul tablet anziché sullo smartphone, risponde la genitrice mentre impone al fratello più grande di cedere il tablet alla sorellina.

-            Sempre sul molo, una donna al telefono, frammenti di conversazione portati dal vento: “… entro 3 trioparsec, ricordi, abbiamo avuto 3000 particelle… certo che se proiettato in tutte e 6 le dimensioni, in uno spazio di appoggio… infatti con la simulazione di … abbiamo visto variazioni di accrescimento…”

-                A passeggio sulla battigia una coppia sui trentacinque, lui occhiali, lei giuliva.
Lui:” …poi si fa un buco profondo profondo e si inietta un bel po’ di carbonio 14 così si capisce cos'è successo cento, mille, un milione di anni fa…”
Lei:”Ma dai?”.

-                Tra gli scogli, due ragazzini, otto o nove anni. Il secondo con la erre moscia.
“Guarda, guarda, una carpa”
“Non la vedo di qui. Sei sicuvo che è pvopvio una cavpa?”
“No, forse è una murena”
“Cavpa, muvena, non me lo dive neanche cos’è. Vado a pvendeve gli attvezzi per ammazzavla. Me lo dici dopo cos'è.”

-                Sempre tra gli scogli, tre belle bambine sui dieci anni. In piedi una fianco all'altra, capelli lunghi al vento, lo sguardo verso l’orizzonte. Una mora, una castano chiara, una bionda. Francesca, Elisa e Raffaella (i nomi me li sono inventati).
Elisa: “ Ma tua nonna non doveva controllarci?”
Francesca: ” Figurati, quella sta sempre attaccata all'I Phone”
Elisa: “Meglio così siamo libere di andare avanti e indietro come ci piace.”
Raffaella: “ Sì, è terribilmente noioso star sempre vicino all'ombrellone, almeno dalla cima del molo il mare si vede bene.”
Francesca (mettendosi a urlare con espressione di disgusto): “  Mare, mare, mare, mi fai schifo, mi fai schifo, il mare fa schifo, fai schifo mare, bleah, non servi a niente, a che cazzo servi, fai solo schifo…”
Raffaella (quasi a bassa voce): “ Ma cosa dici? Il mare è bello”
Francesca: “ Ma cosa dici tu? Il mare fa schifooooo, avete capito? Serve solo per cagarci dentro. Hai capito mare? Fai schifoooooo”

-             Spiaggia di pietre, si avvicina il mio amico Otman e si accovaccia per una pausa sigaretta scaricando dalla spalla i teli che vende. Parliamo del suo quarto figlio, nato in primavera.
“ E così sei al quarto figlio. Gli altri quanti anni hanno?”
“ Ho un maschio di nove e due femmine una di sette e una di quattro. Ma questo è l’ultimo. Per mangiare si riesce a mangiare ma ci sono la scuola, i dottori. Più di quattro non ce la posso fare.”
“L’ultimo? Posso farti una domanda molto personale?”
“Certo”
“ E come pensi di fare?”
Sorride benevolo, un po’ stupito, sia dalla mia franchezza sia da quella che deve sembrargli un’ignoranza insolita per una donna europea: “ Ci sono delle pastiglie, non sai?”

-                Due donne sulla cinquantina e qualcosa conversano passeggiano avanti e indietro nell'acqua.
Donna 1: “ Allora, come procedono i lavori di ristrutturazione? Sei a buon punto?”
Donna 2: “ Finiti. Finalmente, non ce la facevo più a stare in mezzo a un cantiere…”
Donna 1: “ E cos'hai fatto fare? Solo l’esterno o anche gli interni?”
Donna 2: “ Tutto. Mi sono fatta fare tutto. E figurati che sono riuscita a farmi fare anche il muro esterno, sai quello lungo dietro la casa che era da rifare? Il muro e anche parecchie altre cosette fuori dal preventivo.”
Donna 1: “ E hai speso molto oltre al preventivo?”
Donna 2: “ Nulla, cosa credi? Quando gli ho prospettato la possibilità di fare anche gli interni, ho visto che il tipo era molto interessato a prendere il lavoro e ne ho approfittato così me li ha atti gratis.”
Donna 1: “ Be’, ci avrà comunque guadagnato. Se li sarà fatti i suoi conti.”
Donna 2: “Questo non lo so, sono affari suoi. Non gli ho neanche dato il saldo del preventivo. Sai, erano ancora tremila euro ma ho saputo che in passato è stato in difficoltà e non ha pagato degli operai per cui non gode di buona fama, per cui la sua parola contro la mia… Dovrebbe prendere un avvocato per far valere i suoi diritti ma è un pezzente, non se lo può mica permettere l’avvocato, per cui sono in una botte di ferro.  E l’unica persona che potrebbe testimoniare sui nostri accordi ho fatto in modo di far circolare brutte voci sul suo conto in modo da toglierle ogni credibilità. Sai, a questo mondo, non bisogna farsi scrupoli. C’è la crisi ed è meglio pensare a se stessi.”

-             Spiaggia libera, verso fine estate. Da lontano vedo un ragazzone nero che si avvicina a dei bagnanti per proporre la propria mercanzia. Si tratta di due coppie sui cinquanta. Vedo che uno degli uomini si alza, si mette a sbraitare e lo allontana in malo modo. Mi alzo e mi dirigo verso di loro per capire cosa sta accadendo quando una coppia seduta poco distante, che scopro poi essere tedesca, interviene in difesa del ragazzo. Con noncuranza vado a sdraiarmi poco distante per ascoltare cosa si dicono i quattro finalmente rimessi a sedere. Di base i soliti luoghi comuni contro ‘sti animali mussulmani che vengono a rubare a casa nostra, poi, quando le due consorti si alzano per un’abluzione rinfrescante, uno dei due fa all'altro:
“ Questi ci vogliono fottere le donne, cosa credi, e ci sono delle troie che gli piacerebbe pure secondo me.”
Il compare tace meditabondo.
Dopo una mezz'ora il marcantonio nero ripassa facendo cautamente il giro largo. Lo osservo: un metro e novanta per due spalle da lottatore, maglietta attillata su petto e ventre niente male, viso da puma. Mi scappa un sorriso di ammirazione compiaciuta (e indiscutibilmente materna vista l’evidente tenera età della creatura) e godo veramente che il personaggio di cui sopra se ne accorga.
Perché, come rispondeva il giovane ucraino in “Ogni cosa è illuminata” all'appunto che si dovesse usare il termine nero e non negro: “Cos'hai contro negro? Negro è superiore.”, è indubbio che alcuni gruppi etnici africani manifestino la loro superiorità fisica ed estetica rispetto alla maggior parte delle altre etnie in modo prorompente. Nel disprezzo spesso ci sta anche un po’ di invidia.

-                Sulla riva, due donne. Generose.
Donna 1: “ Ma come mi sta questo costume? Non riuscivo a decidermi stamattina se prendere questo o usare quello dell’anno scorso, sai quello azzurro… te lo ricordi?”
Donna 2: “ Bene, bene, ti sta bene. ”
Donna 1: “ Ma tutta ‘sta cellulite, guarda che roba, si vede di più con questo qui. Vero che si vede di più? Perché mi schiaccia lì e vedi che buco che mi fa proprio sulla natica. Bisogna mettersi a dieta e fare dei massaggi come si deve… altro che costume.”
Donna 2. “ Dieta? Ma che dieta? Vai bene così. Ah, io mangio quanto voglio. E lo vedi tutto questo ben di Dio? Carlo ci va pazzo. M’ammazza se perdo le tette. Quando sono lì, sì che stanno a guardare la cellulite”

-                Lungo la passeggiata a mare una coppia cammina e chiacchera gesticolando.
Lei: “ … e tu cosa ne pensi?”
Lui: “ Secondo me il polsino della camicia deve arrivare fin qui, poi quando allunghi il braccio così in avanti allora può spuntare dalla manica della giacca.”

-              Una donna armata di guanti e sacchi neri perlustra la scogliera e raccoglie la spazzatura che trova. Si avvicina anche ai bagnanti, sorridente e gentile, per pulire ovunque. Una signora le rivolge la parola: “ Mi scusi, ma questo dovrebbe farlo il servizio di nettezza urbana…”
“ Qui è demanio, non credo sia di loro competenza, in ogni caso è tutta roba che stiamo lasciando noi… un mare di plastica soprattutto…”
Un’altra donna interviene: “ Vabbe’ , ma infilata lì tra gli scogli che fastidio le dà?”

-          Una donna anziana, piuttosto corpulenta, scossa dai tremori continui e con evidenti difficoltà di movimento sta seduta sulla sdraio sotto un ombrellone. Il marito, un ometto minuto, va e viene dalla sdraio accanto.
Li osservo dal molo di tanto in tanto. Lui ogni dieci minuti va a rinfrescarsi nell'acqua bassa, poi torna e si rimette a leggere un libro. Si premura sempre di chiedere alla moglie se ha bisogno di qualcosa, lo si capisce dai gesti e dai modi, e, in caso affermativo, o va a prenderle qualcosa al bar dello stabilimento o, se si lamenta del caldo, le porta un secchiello d’acqua di mare e la bagna un po’ dappertutto con gran contentezza di lei.
Due ragazzoni, età da liceali, che da un paio d’ore ascoltano musica tremenda disturbando la mia lettura, si alzano e si dirigono alla base del molo. Per inerzia seguo il loro tragitto. Li vedo fermarsi davanti alla coppia che stavo guardando e scambiare qualche frase con l’uomo e la donna. Da dove sono riesco a sentire un’esclamazione di approvazione da parte di lei. Poi vedo i due ragazzoni aiutarla ad alzarsi e condurla, seguiti dal marito, in acqua. La sorreggono fino alle boe bianche, dove la profondità è di circa un metro e mezzo e le fanno fare un bagno. Praticamente davanti a me. Lei ride contenta, anzi felice, e ripete: grazie, grazie, grazie, ringraziate anche i vostri genitori, siete proprio due bravi ragazzi.


29 agosto 2015


(tutti i diritti riservati)

PESCI

Ho letto che il numero dei  vertebrati marini sarebbe diminuito del 49% in 45 anni. Alcune specie, sgombri e tonni, del 74%. Almeno un minuto di silenzio ci vorrebbe.


Fonti: WWF, Zoological society of London

#iostoconerri

La procura di Torino ha chiesto otto mesi per Erri De Luca, accusato di istigare al sabotaggio della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.
Nel periodo storico in cui si cerca di far passare il concetto di diritto alla mobilità umana, si mette in discussione  la mobilità della parola. La si vuole imbrigliare e trattenere anch’essa.  Con l’acquisizione ormai prossima di Rcs da parte di Mondadori che così deterrà un terzo dell’editoria nazionale, e tutto ciò che ne consegue, con la scarsa diffusione del giornalismo d’inchiesta, con i telegiornali che diffondono paure, tutto mira al controllo. Ma la parola sfugge e si trasmette comunque. La parola resta.  Sopravvive a chi l’ha pronunciata o scritta.
Resta sacrosanta l’assunzione di responsabilità del pronunciarle e diffonderle le parole. Perché ci sono quelle inutili, autoreferenziali, quelle che portano al contrasto e non al dialogo, che consolidano le diversità e le separazioni in senso sterile e deleterio anziché condurre a una sana crisi. Crisi che significa separazione della pula dal chicco e quindi valutazione e discernimento, presupposti necessari per un miglioramento e una rinascita. Penso a Charlie Hebdo, di cui, con le debite considerazioni già scrissi, penso al terrorismo quotidiano perpetrato con l’uso improprio della parola, penso all'esaltazione acritica e distruttiva che l’incitazione verbale alla violenza produce, penso alle parole violentate, a cui viene infilato a forza dentro un significato che non appartiene loro, nel tentativo di stravolgerne il dna.

Anni fa, ritornando al buon Erri, una quindicina più meno, passai da Ceva, tornando da Torino verso Imperia e mi trattenni ad ascoltare un comizio di Borghezio, che se non ricordo male anche quest’anno ha presenziato a un corteo contro la nascita di un centro islamico in questa roccaforte leghista. Ecco, ripensando alle parole che udii, se volessimo adottare stesso peso e stessa misura, per comminare a lui, e a chiunque altro di tal fatta, un’adeguata e proporzionale condanna dovremmo importare la sedia elettrica dagli Stati Uniti.


venerdì 14 agosto 2015

DATI #IMMIGRAZIONE

Nelle mie ricerche di approfondimento riguardo al tema dei profughi e dell’immigrazione in Italia, ho trovato, da fonti a mio avviso attendibili, una serie di dati e informazioni che, per quanto uno li voglia ben soppesare e non prendere come precisi al millimetro, danno di che riflettere.
Premesso che il fenomeno delle migrazioni è un evento di portata mondiale irreversibile che sarà la sfida del nuovo millennio, con tutte le problematiche già esistenti che diverranno via via più complesse, e che, contrariamente a quanto, almeno da noi, i media comunicano, non riguarda solo la nostra nazione o solo l’Europa ma la maggior parte delle nazioni del mondo, vorrei condividerne alcuni con voi in ordine sparso e per quanto possibile senza alcun commento.

-          Nel 2014 sono sbarcati in Italia circa 140.000 profughi, esuli, migranti economici o comunque li si voglia etichettare, ma più di 100.000 se ne sono già andati. L'obiettivo di restare nel nostro Paese vale per pochissimi.
-          Da quando è iniziato il nuovo fenomeno dei flussi al 2013 le persone che nel mondo hanno lasciato il proprio Paese erano 213 milioni, a cui aggiungendo un 15% di  coloro il cui spostamento non risulta, si arriva al 4% della popolazione mondiale.
-          In alcuni paesi gli immigrati residenti superano il 30% della popolazione locale (Golfo Persico, Guyana, Brunei), in altri superano il 20% (Canada, Australia, Stati Uniti, Arabia saudita, Libia) L’Italia ha un 8% circa.
-          L’INPS, parlando di noi, non è giunto al tracollo ma ha in questi anni in parte risanato il bilancio grazie ai contributi a fondo perduto di molti stranieri.
-          Quasi il 9% del Pil italiano l’anno scorso è stato prodotto da stranieri. Il saldo attivo annuo relativo alla loro presenza è pari per lo Stato italiano a circa 3 miliardi di euro.
-          In 5 anni in Italia gli stranieri hanno aperto imprese regolarmente registrate, con un aumento del 21% a fronte di un calo di quelle italiane del 7% ( su questo punto varrebbe la pena aprire un dibattito a parte, in quanto stimola numerosi perché).
-          Dal 1988 a oggi sono morte nel Mediterraneo circa 25.000 persone ( morti accertate).
-          Secondo dati Onu in Africa gli immigrati sono poco meno di 20 milioni, in Asia 70 milioni, in America Latina 9 milioni. Un 100 milioni di persone che si spostano su un asse sud-sud o all'interno di una vasta area continentale (Asia). In Europa circa 70 milioni, negli USA 53 milioni.
-          I Paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati: al primo posto il Pakistan 1,6 milioni, Iran 870mila, Germania 660mila, Kenya 570mila, Siria 480mila, …
-          I nostri Cda, Cei, Cara, rispettivamente centri accoglienza, centri di accoglienza richiedenti asilo, centri di identificazione ed espulsione, cui vengono smistati coloro che vengono soccorsi dai Cpsa, centri di primo soccorso e accoglienza, in situazioni di urgenza vengono potenziati con una rete di centri e strutture minori sparsi per il territorio nazionale, senza che vi sia un coordinamento generale, standard equivalenti, normative comuni. Per tutto  ciò si spendono centinaia di milioni di euro ogni anno senza che uno solo venga speso per concrete attività di integrazione (insegnamento dell’italiano, avvicinamento ai meccanismi burocratici e alle norme, approccio al lavoro, ecc.)
-          Negli ultimi 4 anni il numero di profughi siriani che ha fatto richiesta di asilo in Europa rappresenta il 6% del totale di coloro che sono fuggii dal conflitto, circa 250.000. I restanti sono arrivati e  rimasti soprattutto in Turchia, circa 2 milioni, e negli altri Paesi limitrofi, altrettanti. La popolazione europea è 7 volte maggiore di quella turca.
-           In Europa in 15 anni hanno bussato alle porte circa 1 milione e 200.000 “irregolari” da diversi Paesi del mondo. Chiaramente non sono stati accolti tutti-
-          Il  Kurdistan (5 milioni di abitanti) ha accolto 1 milione e mezzo di rifugiati. Facendo la debita proporzione, è come se noi, in Italia, ne avessimo accolti 20 milioni.

Potrei proseguire, ma non posso evitare di lasciare un po’ di spazio ad alcune considerazioni che ritengo fondamentali:
-          Le grandezze demografiche con cui ci siamo confrontati per decenni  si sono evolute così rapidamente, e di pari passo quindi conflitti, problemi legati al clima, alla desertificazione, alla difficoltà di accesso alimentare e idrico, al Land grabbing (ad esempio gli africani emigrano da una terra ricchissima che non è quasi più per nulla la loro), alla banale ricerca di lavoro, che è divenuta obbligatoria per la classe dirigente internazionale un’aggiornata cultura geografica umana, in modo da poter adempiere al proprio ufficio con cognizione di causa.
-          Continuano a riferirsi alle ondate migratorie come a un fenomeno eccezionale che, ci rassicurano, rientrerà. E intanto per arginarlo, ai confini aggiungono muri. Invece non si tratta di qualcosa di transitorio; al contrario questi flussi aumenteranno e si protrarranno nel lungo periodo. Pertanto necessitiamo di intelligenza, lungimiranza e reale volontà di integrazione. Prepariamoci alla gestione di una società nuova che sarà inevitabilmente multietnica.
-          Sicuramente rivedere il trattato di Dublino, che impone al rifugiato di restare nel Paese di arrivo che ha accolto la domanda di asilo (fatto questo che tra l’altro alimenta il far finta di non vedere e lasciar passare senza registrare), combattere le mafie che “fatturano” centinaia di milioni di dollari, rivestendo quasi il ruolo di una società di servizi, in quanto vanno a riempire un vuoto legislativo e organizzativo internazionale, rispondendo a una domanda crescente che non trova altri interlocutori, sono due imperativi cui non ci si può sottrarre. Farlo però significherebbe riconoscere la vera natura e la vastità del problema e perciò ammettere di fronte all'opinione pubblica che non rientrerà un bel nulla e che è giunta l’ora di tirarci tutti su le maniche e farci un po’ più stretti con la seggiola. Fermo restando che non sarebbe neanche necessario metaforicamente stringersi, visto che sul pianeta ci sono risorse sufficienti per tutti. Il solito problema dell’accaparramento e della distribuzione arbitraria. Poveri contro poveri perché ci fanno credere che non ce n’è a sufficienza.
-          L’unica differenza tra noi e “loro”, come ho già scritto in altra occasione, è il colore del passaporto. I  profughi non nascono illegali. Siamo noi a renderli tali.

-          Credo che un giorno si studierà a scuola il fenomeno delle migrazioni come il fatto più rilevante di questo secolo, fatto che ci richiama aggiungendo urgenza all'urgenza a una saggia e finalmente equa gestione delle risorse. Purtroppo oggi non c’è la minima consapevolezza della portata e del significato di quanto sta accadendo. Le variabili, in termini di provenienza, cultura, motivazioni, età, classi sociali, sono talmente tante che non riusciamo a far rientrare questo processo sociale mondiale in nessuna delle categorie con cui finora abbiamo gestito la storia. Mi auguro profondamente che umiltà, buon senso, e volontà di vedere e capire prendano il sopravvento in tempo utile. Se ci arrivano persone comuni evidentemente la maggior parte dei politici, degli analisti, dei giornalisti, e via dicendo non sono all'altezza del proprio compito e dovrebbero dedicarsi ad altro prima di fare ulteriori.


luglio 2015