Un'interessante articolo di Michael Pollan sul tema del cibo.
http://www.territorialmente.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/10/22-ott-INTERNAZIONALE.-Limpero-invincibile.pdf
lunedì 31 ottobre 2016
AUSTRALIA: BALENE E RICHIEDENTI ASILO
Ho sempre avuto ammirazione per il popolo australiano per via della mobilitazione delle persone comuni ogni qualvolta gruppi di balene pilota si sono arenate sui loro litorali. Commovente e straziante. E, visto che si dice che chi non ha rispetto per gli animali non umani non può averne profondo e sincero per quelli umani, da tanta dedizione mi ero persuasa di essere di fronte a una porzione di società evoluta. Le politiche di Canberra nei confronti dei richiedenti asilo mi fanno però ricredere. Le condizioni degli internati sulle varie isole adibite allo scopo sono una vergogna. Non so, se come annunciato, sia stata chiusa la struttura sull'isola di Manus per la decisione della Corte Suprema della Papua-Nuova Guinea che definisce illegale la detenzione dei migranti sull'isola-prigione, resta comunque fermo sulle proprie posizioni di totale chiusura il governo australiano. Insensibile anche a quella parte della popolazione che chiede rispetto dei diritti umani, e preme per una svolta moderata delle linee guida.
Mai identificare infatti la politica di uno Stato con il pensiero dei propri cittadini (anche se la mia esperienza di cittadina italiana mi porta a dire che ognuno ha i governanti che si merita), per cui voglio credere che coloro che s'immergono in acqua ad aiutare le balene pilota nel tentativo di far loro riprendere il mare, siano le stesse persone che s'indignano per le condizioni disumane di detenzione di chi altrettanto disperatamente le coste australiane ha tentato di raggiungere per essere accolto.
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giovedì 27 ottobre 2016
TERREMOTI
Fin da bambina ho sempre avuto una sensibilità particolare per la percezione dei terremoti, spesso lontani. Ieri sera ero allungata sul divano a pensare e ho avuto la sensazione che la terra tremasse. Una vibrazione profonda e appena percettibile, sorda. Sicuramente dovevo essermi assopita e aver sognato. Dopo un po' sono andata a verificare su internet e ho saputo della scossa. Mi è montata un po' di inquietudine e ho perso il sonno. Per distrarmi mi sono messa a leggere un documento che avevo stampato qualche giorno fa: il Manifesto del movimento DiEM25 (Democracy in Europe Movement 2025), di cui ecco il link.
Vi esorto a scaricarlo e leggerlo fino in fondo. Sono solo nove pagine. Non vi anticipo nulla. Che siano le parole in esso contenute a solleticare il vostro ardore.
Al termine della lettura ho deciso di aderire e sottoscriverlo. Non rappresenta ogni mio pensiero ma c'è risonanza con una visione in cui credo e, soprattutto, c'è passione.
Nell'elenco dei sottoscrittori ci sono diversi nomi che fanno parte di un mio personale elenco dei buoni che nel tempo provvedo ad aggiornare. Insomma, alla fine mi sono coricata sorridendo, con una buona sensazione nell'anima.
Un'altra scossa bassa e profonda si sta propagando.
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mercoledì 26 ottobre 2016
CONSIGLIO DI LETTURA: "Responsabilità e speranza" di Eugenio Borgna
"Noi siamo in relazione ininterrotta con gli altri, e dovremmo riflettere senza fine sul problema delle correlazione fra identità e alterità. Non si giunge alla conoscenza di una persona altra da noi, divorata dal dolore e dalla sofferenza, se non siamo capaci di avvicinarla senza pregiudizi: accogliendola e rispettandola nella sua alterità, nella sua diversa forma di vita, e nella sua ardente comune umanità, ferita dal dolore, e nondimeno animata dalle attese ideali e dalle speranze che sono in noi: benché non identiche alle nostre, e non di rado più autentiche delle nostre."
Il testo dello psichiatra e docente Eugenio Borgna, edito per Einaudi, collana Vele, s'intitola "Responsabilità e speranza" ed è nato come relazione sul tema della responsabilità per una serie di seminari organizzati dalla Vidas, associazione che opera assistenza gratuita ai malati terminali.
Un'agevole e ottima lettura e un buon vademecum universale per ognuno di noi.
domenica 23 ottobre 2016
ESPRESSOWINE
Da tempo ormai, salvo rare occasioni, evito i supermercati. Ricordo l'entusiasmo all'apparire dei primi, quando bambina vivevo a Torino: semplificavano la vita, permettevano di ottimizzare gli orari e ben si inquadravano nella visione di un futuro di benessere dilagante e alla portata di tutti. È trascorso del tempo, le cose sono cambiate, e bisognerebbe ripensare il tutto ma non è di questo che voglio scrivere ora.
Guardate l'immagine.
Che senso ha?
Le esigenze di coloro che vivono soli e hanno poco tempo o di quei nuclei familiari i cui componenti per ragioni diverse hanno abbandonato l'abitudine di pranzare insieme ha indirizzato verso il massivo confezionamento monodose, possibilmente precotto e velocemente riscaldabile al microonde. Innumerevoli confezioni di plastica il cui peso a occhio pareggia quello delle tre stitiche fette di prosciutto all'interno.
E ora il "ready to drink!, in confezione personalizzabile e 100% riciclabile, vincitore nel 2010 del Campionato mondiale quale miglior proposta tecnologica nel mondo del vino (!) appare sugli scaffali.
Di cosa penso riguardo alla plastica riciclabile e alle pessime abitudini che abbiamo acquisito per pura pigrizia ho già scritto altrove, quindi tralascio, ma da semplice amante del vino a me questa cosa onestamente ricorda il commento di Fantozzi sulla Corrazzata Potёmkin.
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lunedì 17 ottobre 2016
ANIMA
«Credi nell'anima?»
«Ci credo scientificamente, nel senso che non me la sento di escluderne a priori l'esistenza.» rispondo d’istinto.
In epoche passate alcune mie spiegazioni mi avrebbero fatto rientrare tra
gli animisti, tra i panteisti poi. Forme di immanentismo. Quello è.
Da un lato lo spettacolare meraviglioso incastro di atomi che è l’Universo
in ogni sua minima manifestazione.
Dall'altro il pensiero che tutto è traducibile in onde e le onde si
propagano ma non terminano, affievoliscono, semplicemente si smorzano fino a
essere impercettibili. Ma nel loro percorso hanno incontrato altre onde e il
reciproco influsso è la trasformazione che determina il moto perpetuo dell’essere,
per cui nulla, alla resa dei conti, termina.
Poi ancora la consapevolezza che la morte è solo un brutto abito che
abbiamo messo a una componente essenziale della vita perché abbiamo qualche
difficoltà ad accettarla.
Infine i limiti del nostro intelletto.
Quante volte ci siamo dovuti ricredere?
Esistono realtà a prescindere dalla nostra capacità di vederle,
misurarle, provarle. Un vero scienziato deve sempre ricercare la verità e non
può procedere per dogmi ma deve avere l’umiltà di non escludere ciò che non può
(ancora) capire.
Quella cosa che chiamiamo anima è probabile esista. Liquidare la
faccenda come roba da bigotti è una presunzione.
Che poi ci sia capitato di credere erroneamente di coglierla nel
profondo dello sguardo di qualcuno, questa è materia da trattarsi altrimenti.
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APPUNTI SU IMPERIA
Devo trovare il tempo per passeggiare di nuovo un po' per la città. Scattare qualche fotografia a Imperia, giusto per avere un minimo di archivio personale sulle fasi del cambiamento che prosegue.
Ho sospeso per qualche anno ed è il momento di riprendere.
Inoltre, passando in scooter, vedo nuovi abitanti che camminano lungo le vie. Non voglio restare ai margini di questo nuovo cosmopolitismo giunto anche qui. Voglio farne parte. Anche se sognavo che sarebbe sorto da altre cause.
16 ottobre 2016
giovedì 13 ottobre 2016
DIGRESSIONI
Ottobre, ore
11.00
Nella sala d’aspetto del reparto di dermatologia sette persone,
inclusa me, in attesa.
Una donna minuta oltre la settantina rivolgendosi alla donna seduta di
fronte, come a riprendere un discorso appena sospeso, esclama infilando le dita
per allentare la morsa del collo alto:
«… ho la maglia a collo alto perché ieri sera quando mia figlia mi ha
portato al pronto soccorso faceva fresco e non immaginavamo che sarei rimasta
fino a stamattina e quando l’ho chiamata per dirglielo, perché era andata via
poi ieri sera perché era in ritardo con la baby sitter, è una ragazza straniera
la baby sitter, brava con il ragazzo e tanto attaccata anche ai nostri due
cagnolini, sono così belli, affettuosi, sa, quei bassotti con il pelo ispido, prima
stavano da me però ora stanno da mia figlia che ha un bel giardino grande,
pieno di piante e fiori, c’è anche l’orto, dovrebbe vederlo, lo curava sempre mio
marito finché era vivo, è morto due anni fa mio marito, lo stesso anno del suo
migliore amico, un amico di vecchia data, si conoscevano dalla guerra e hanno
continuato a vedersi e andavano a caccia, io non ero tanto d’accordo perché è
pericoloso andare per boschi, abbiamo una certa età ormai, gli dicevo, fa’ un
altro sport, mio nipote fa la pallanuoto, ma non qui, a Genova… che caldo che
fa… »
FO E DYLAN
Oggi muore Dario Fo e riceve il Nobel per la letteratura Bob
Dylan. Pare proprio un passaggio di testimone.
13 ottobre 2016
IL MINISTERO DELLA FELICITÁ ASSOLUTA
Ho letto dell’uscita, la prossima estate, del secondo romanzo di Arundhati
Roy. S’intitola "Il Ministero della felicità assoluta" e vedrà la
luce vent'anni dopo "Il dio delle piccole cose", il suo esordio
narrativo che le è valso il Premio Booker nel 1997. Vent'anni durante i quali si è dedicata con fervore all'informazione
di alto livello attraverso inchieste e saggi. Attenta alla realtà sociale
e politica del proprio Paese, l’India, e partendo da essa, con forte e
contagioso trasporto, ha scritto e scrive di chi siamo tutti noi su questo
pianeta e quali sono le dinamiche che decidono le umane sorti, mettendoci di
fronte all'imperativo categorico di un’assunzione di responsabilità individuale
e quindi collettiva. Leggere i suoi libri, forti di un’estrema chiarezza
espositiva unita a una profonda capacità di trovare il filo rosso che unisce
gli eventi, è un’esperienza formativa, culturale, e filosofica. Fa bene
all'anima sentire quanta energia trasuda dalle sue parole e viene una gran
voglia di esserne contagiati al punto da riuscire a fare altrettanto. Almeno
per me è così.
Quindi, pur prediligendo la Roy giornalista, non vedo l’ora di poter
leggere il suo nuovo romanzo, a proposito del cui titolo vorrei raccontare un
aneddoto. Cercando su internet per quale casa editrice italiana uscirà "Il
Ministero della suprema felicità", mi sono imbattuta in un altro libro:
"Il Ministero della felicità". Chiaramente incuriosita sono andata a
vedere. L’autore Sabino Acquaviva, sociologo, docente all'Università di Padova
e di Trento, prolifico autore di pubblicazioni scientifiche, ha pubblicato nel
2011 per Cairo Editore questo romanzo di fantascienza ambientato in Italia. Ne
ho letto la trama, dopo aver scorso i titoli delle sue varie pubblicazioni e
il risultato è che mi è venuta voglia di leggerlo. Apprezzo quando capitano
queste cose.
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sabato 1 ottobre 2016
OTHERING
OTHERING, AREE DI SACRIFICIO, RAZZISMO AMBIENTALE, LINEA DI
ARIDITÁ...
Sicuramente dobbiamo arricchire il nostro vocabolario.
L’articolo apparso su
Internazionale numero 1169 riporta un estratto dell’intervento di Naomi Klein
in memoria di Edward Said, tenuto a Londra a maggio di quest’anno.
Vi propongo vivamente un’attenta
lettura.
Amo il giornalismo che cerca
comuni denominatori, che supera gli scollamenti tra gli avvenimenti per offrire
un filo rosso che induca consapevolezza. Premessa necessaria per avere almeno
qualche possibilità di trovare una reale soluzione, “soluzioni integrate” le
definisce la scrittrice canadese, ai mali del mondo.
settembre 2016
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ESORCISTI CERCASI
Mancano gli esorcisti. Non si
riesce a soddisfare la richiesta crescente di esorcismi. È necessario attivare
all'interno di Santa Madre Chiesa dei corsi ad hoc per contrastare il dilagare
di pericolosi ciarlatani.
So che ci sarebbe ben altro su
cui meditare ed eventualmente scrivere ma, per qualche motivo recondito, la notizia
mi colpisce più di altre, tanto più che la ritrovo su diverse testate.
Non conosco le cifre di tale
domanda in crescita ma se pensiamo di essere indemoniati ( il che non è in
fondo quella gran stupidaggine) e invochiamo l’intervento di abati talari, be’
allora siamo messi proprio male. Nei termini di un’analisi socio (psico)
storica il fenomeno è degno di nota ma, appunto, di interesse antropologico si
tratta. Con i piedi nel terzo millennio ho come l’impressione di affacciarmi
su un passato remoto. Ma, si sa, nei
flussi che precedono i grandi cambiamenti epocali ci sta tutto. In primis paura
e smarrimento.
Chi stipa all'inverosimile la
dispensa, chi si barrica, chi si fa saltare in aria, chi si arricchisce
meschinamente, chi vive solo più nella rete, chi ammazza con l’iprite, chi si
tiene tutta l’acqua, chi crede soltanto nel superenalotto, chi va dall'esorcista,
…
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SUSHI FUN
Con tutto che ciò che sta
succedendo nei mari del pianeta è allarmante e che lo è in misura maggiore
perché invisibile, mi piace mangiare pesce.
Le risorse* ittiche si stanno esaurendo,
stiamo raggiungendo il punto di non ritorno ma ciò non ci tocca perché, come si
dice, lontano dagli occhi lontano dal cuore.
Il mare non è che una distesa
dalle varie tonalità di blu su cui far scivolare lo sguardo verso l’orizzonte.
Quello che c’è sotto, fantasiose e colorate storie d’animazione a parte, nell'immaginario
collettivo, non esiste appunto se non nell'idea di una fonte inesauribile di
cibo.
Resta il fatto che mangio pesce.
Di stagione e preferibilmente acquistato da uno dei pochi pescatori all'antica
rimasti nella città in cui vivo. Di quelli che tornano a terra con pochi chili
di pescato vario e spesso con niente. Però nell'ultimo anno mi sono lasciata
contagiare dalla moda del sushi e, in qualche occasione, ho accettato di
aggregarmi a cene in compagnia in questi ristoranti a catena che spuntano
ovunque. Finché, la scorsa settimana, mi
sono seduta in un incubo degno di Orwell. Qualcuno racconterebbe il fatto in
termini di tripudio. Non solo sushi ma pesce in tutti i modi, self service,
prezzo fisso, all you can eat, turni di centinaia di avventori, code, nastri
trasportatori, tonnellate di plastica, frenesia alimentare. Trovo più idoneo il
termine orgia.
In chiusura chili di cibo
finiscono nei bidoni della spazzatura. Non ciò che è stato ordinato e avanzato
nei piatti ma quanto è stato cucinato in esubero ed esposto invano. Preparazione
di piatti a cottimo sulla previsione di un afflusso x. Il cibo non deve mancare.
Deve arrivare alle menti il segno dell’abbondanza. Ovunque lo sguardo si posi
deve trovare vassoi colmi, il cibo deve entrare negli occhi, colmare la visuale
rendendoci ciechi. Il senso di appartenenza fa il resto. Bipede con vassoio
che straborda in mezzo ad altri bipedi con vassoi che strabordano. Dai che domani si va al centro commerciale.
Sì, dai, che vendono anche il set per farsi il sushi da sé. Mi sento un’aliena
mentre vago in questo girone infernale. Al tavolo mi sento un’aliena. Tutti
gozzovigliano e decantano. Tutti quelli che ci sono stati ne parlano con
entusiasmo. Io, giuro, non ci metto più piede. Né stomaco. Prima e ultima
volta. Amici che sgranano gli occhi. Non capiscono cosa mi disturba. Avrò avuto
una giornata pesante.
Una dote che non possiedo è
spiegare l’evidenza. Il problema è che per me ormai troppe cose sono evidenti e
mi si è ridotto di molto lo spazio di comunicazione. Mi viene in mente Cecità
di Saramago.
Mentre sto lì, il vociare
assordante, per i più ormai assimilato a rumor bianco gestibile, la luce chiara
e intensa, l’andirivieni di strani animali eretti, il bancone su cui squartano
un tonno appena scaricato e, di fronte, i bidoni. C’è un tipo che, vista l’ora
tarda, preleva dal nastro trasportatore i sushi non consumati e li getta. Ecco,
mi gira la testa. Nausea e vertigine. Non è il sangue del tonno. Lo so. Nessun problema
con il sangue né con la morte in quanto tale. Mi sale un pensiero cattivo. Che
tutto e tutti si sprofondi nelle viscere della terra.
Con buona pace dei salmoni
compostati con la Philadelphia.
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