giovedì 5 dicembre 2019

ANCHE IL MIGLIORE MERITA DI MORIRE

Dobbiamo sparire dalla faccia della terra. Siamo inutili, dannosi, arroganti, egocentrici. Siamo insicuri, aggressivi, tracotanti. Incapaci. Non siamo all'altezza dell'ideale umano kalòs kai agathòs. Anche il migliore di noi, anche il parente, l'amico, il collega, la persona con cui condividiamo il letto, alla fine si rivela mediocre. Prigioniera di stereotipi e paure. Ognuno di noi è superfluo. Noi per primi. Quand'anche puri, restiamo intrappolati dalla frustrazione della nostra impotenza e, fatti salvi alcuni spasmi di ribellione, ci abbandoniamo alla corrente. Nietzsche scriveva..., non importa cosa scriveva Nietzsche, semplicemente aveva ragione.
Mio padre aveva ragione. Nel destino dell'essere umano non c'è la grandezza. E se mai ce n'è  stata, essa è esaurita. L'essere umano è ormai irrimediabilmente corrotto.
Per stasera basta così. Non ho neanche voglia di spiegare il perché delle mie parole.

martedì 3 dicembre 2019

È SCOPPIATA LA TERZA GUERRA MONDIALE


È scoppiata da un pezzo la terza guerra mondiale e in pochi se ne sono accorti. Forse nemmeno quelli che la stanno vivendo sulla propria pelle sono consapevoli dell'ecumenicità del fenomeno. Bisognerà attendere i libri di storia dei nostri nipoti perché il capitolo che narrerà i fatti che stanno accadendo ora porti il titolo: “Il Terzo conflitto mondiale”.
Proteste scoppiano ovunque, senza soluzione di continuità da parecchio tempo a questa parte, e sono destinate a diventare immanenti. È perlomeno plausibile che siano collegate.
Come scrivevo tempo fa, in ogni zona della terra i popoli sono in rivolta. Con dinamiche più o meno drammatiche e in contesti diversi, ovunque, laddove non si cede a preoccupanti sbandamenti nazional populisti, ci si oppone all'autorità costituita. Che siano regimi autoritari, democrazie neoliberiste, istituzioni inefficienti e/o colluse. In sintesi ci si ribella a chi accumula potere e ricchezza a discapito della maggior parte delle persone. Ovunque si invoca il recupero di un vivere degno ed equo e si denunciano diseguaglianze sociali crescenti, esito dell'operare cieco e avido di una casta ormai al di sopra di qualsivoglia controllo.
Che il detonatore di questa rabbia diffusa, prima ancora che rivendicazione di valori di umanità e saggezza, possa dunque essere la crisi economica che da un decennio prosegue con sempre più gravi ricadute sulla società?
Una crisi economica incentivata dall'ostinazione del sistema capitalistico a voler sopravvivere senza trasformarsi. Un'ostinazione aggressiva che sta trascinando il mondo verso l'abisso e capace solo di proporre soluzioni di austerità e riforme strutturali che penalizzano le fasce più deboli.
Un'iperproduzione industriale che aggrava le condizioni ambientali, quindi quelle sociali, quindi quelle politiche. Paesi che oggi in un anno producono quanto è stato prodotto in un secolo. Paesi che ambiscono a fare altrettanto il prima possibile. Paesi che svendono le proprie risorse a sostegno di tale malata iperproduzione in cambio di un'elemosina di sopravvivenza che si traduce in una condizione debitoria perenne. Cittadini dei Paesi sviluppati che ipotecano la vita per possedere il superfluo. Cittadini dei Paesi in via di sviluppo che li invidiano e soverchiano propri concittadini che non hanno di che vivere, in una competizione spasmodica che non lascia intravvedere un lieto fine.
È un fatto che il dominio concesso al mercato e alla finanza abbia creato disparità tali da rendere vano ogni tentativo di costituire una protezione sociale universale. Ed è un fatto che abbia determinato e sostenuto condizioni favorevoli a una crescente interdipendenza tra poteri politici e poteri economici operanti ormai a circuito chiuso.
Oggi però vediamo, grazie all'attuale sistema di comunicazione, come la natura della crisi del cosiddetto neoliberismo non sia un'astrazione per addetti ai lavori ma qualcosa di molto concreto, come sia di natura ambientale e sociale, e grave al punto da compromettere la democrazia che, per quanto difettosa, resta ancora la soluzione politica migliore. Ma mai dal potere politico la crisi viene presenta in tali termini; al contrario ci si ostina a proporre una visione frammentaria della situazione, proprio per rallentare, per soffocare quella presa di coscienza generale che potrebbe offrire lo slancio definitivo nella direzione di un futuro degno di tal nome. La solita faccenda di considerare i problemi a compartimenti stagno, al punto che anche chi strumentalizza tale prospettiva resta convinto sia quella corretta. Ma un denominatore comune c'è ed è sotto agli occhi di chi vuole vedere, quindi perdersi dietro a spiegazioni sul perché in quel tal luogo sia successa quella determinata cosa è sì interessante e doveroso ma pure pleonastico.
Bisogna cambiare le cose. Qual'è la parola? Rivoluzione. Una parola grossa, che spaventa. I più timorosi di perdere ciò che hanno paventano per il ribollire sociale e sono pronti a chiamare pericolosi rivoluzionari, addirittura terroristi anche coloro che reclamano giustizia. Secondo me non si tratta di rivoluzione. Forse si tratta solo della seconda fase di un processo iniziato nell'ultimo ventennio del secolo scorso, se pur con radici già profonde. Forse l'opposizione alle derive del pensiero neoliberista non è che la fase successiva necessaria al compimento della transizione verso un mondo realmente globalizzato. Fase che i fautori dello stesso non avevano considerato né preventivato, accecati com'erano, e malauguratamente sono ancora, dal miraggio di un tutto subito e per sempre a qualsiasi costo.
Ma se verrà impedito di portare a termine il perfezionamento di questo sistema globale allora questa guerra non ancora riconosciuta come tale esploderà cruenta con tutta la furia che porta in seno.











giovedì 14 novembre 2019

ORA DI FUTURO

La Generali Italia, insieme ad alcune onlus quali Mission Bambini, L'Albero della vita e Centro per la Salute del Bambino, promotrice dell'iniziativa "Ora di futuro", ne pubblicizza sulla stampa con orgoglio l'esito. Alcune delle proposte avanzate dagli alunni  delle scuole elementari di tutta Italia per migliorare il mondo in cui vivono sono state presentate in Senato da una rappresentanza di bambini alla Presidente Casellati  e alla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Fin qui tutto bene. Solo che la pagina che pubblicizza l'evento contiene anche un disegno ed è su di esso che si è soffermata la mia attenzione. Un bel disegno. Chissà se c'è dietro l'aiuto di qualche adulto ma non credo. Ricordo compagni delle elementari molto dotati. Il soggetto mi piace. Mi ricorda un racconto che scrissi da bambina. S'intitolava "HH113". Non ricordo da cosa mi venne quel titolo, comunque sia, era adatto al genere che avevo scelto per il mio racconto: fantascienza. In breve si raccontava di un pianeta lussureggiante, grande mille volte la terra racchiuso in una sorta di ampolla trasparente che manteneva incontaminato l'ambiente da eventuali agenti nocivi esterni e protetto da incursioni nemiche. Si trattava, nella mia immaginazione, di un pianeta B, raggiunto a costo di innumerevoli sacrifici, destinato a preservare la parte buona dell'umanità e tutto il mondo animale, vegetale, minerale, ormai distrutto sulla terra. Una sorta di arca, idea che ricorre in epoche e culture diverse a testimoniare la contraddittorietà tra ciò cui aspiriamo e ciò che siamo. Ovviamente su esso vigeva un ordinamento planetario molto severo che avrebbe determinato l'immediata espulsione, dal collo dell'ampolla, di chiunque non avesse rispettato il bene comune. Tornando al disegno scelto da Generali Italia, rappresenta un'astronave che contiene un piccolo mondo in procinto di allontanarsi da un pianeta ridotto a groviera. Potrebbe l'astronave anche essere in viaggio da un pezzo e il pianeta essere uno dei tanti incontrati durante il percorso e non necessariamente la terra, sta di fatto che assomiglia alle spedizioni che avevo immaginato susseguirsi per condurre su HH113 tutto il salvabile. Nelle mie intenzioni si trattava di una scelta obbligata, animata dalla determinazione a non commettere mai più gli stessi errori, l'idea di una comunità aperta a tutti coloro fossero persone di buona volontà. Mi chiedo se la scelta di questo disegno, invece, non sia per far passare il messaggio che sarà giusto e bello fare così. Che non ci sarà colpa nell'aver consumato la terra. Che l'uomo potrà mantenere il proprio stile di vita sempre e ovunque e a qualsiasi prezzo. 




TIME - IL NEWS MAGAZINE

Trovo insieme all'ultimo numero di Internazionale, cui sono abbonata, un coupon pieghevole per abbonarsi a Time. 52 numeri a 33 euro, anziché i 257 euro del prezzo di copertina.  
Ho pensato, perché no? Vuoi vedere che è la buona volta che supero la mia idiosincrasia per l'inglese. Ogni volta farmi tradurre testi ed articoli utili alle mie ricerche non è così agevole. 
Poi leggendo con attenzione il coupon, trovo la seguente frase:

Grazie a Time potrete essere sempre aggiornati sulle storie che vi interessano e rimanere un passo avanti ai vostri coetanei

Mi ha urtato. Lo capite perché?

Siamo in un momento storico in cui la comprensione delle cose e della connessione tra esse è un imperativo e qualcuno mi viene a dire che ho la possibilità di essere un passo avanti? Lo sono già un passo avanti e rispetto a molti sono parecchi passi avanti. So vedere cose che paiono invisibili, e forse lo sono nella loro ovvietà, e la mia maggior frustrazione consiste proprio nel non riuscire a comunicare su comuni basi di conoscenza, di analisi e sintesi. Mi mancano le parole per spiegare ciò che non dev'essere spiegato e rimango senza argomentazioni. E qualcuno davvero vuole solleticare il mio ego promettendomi un maggiore divario? Una maggiore distanza?
Sono queste le piccole cose che alimentano il senso di rassegnazione contro cui combatto, dalla mia condizione di precarietà, una lotta quotidiana.
Credo comunque che invece continuerò a notare e segnalare i segni, anche quelli minimi, come questo, della nostra decadenza. Avrà l'intensità di un lumino ma sarà pur sempre una luce.


martedì 12 novembre 2019

LE RADICI DEL CIELO DI ROMAIN GARY


Ho ripreso in mano un libro letto parecchi anni fa.

"...
che non si possono vedere i grandi branchi correre attraverso gli immensi spazi africani senza sentirsi spinti a giurare di fare qualunque cosa pur di perpetuare fra noi la presenza di questa meraviglia della natura la cui visione farà sempre sorridere di gioia ogni uomo degno di questo nome.
...
il tempo dell'orgoglio è finito e dobbiamo guardare con maggiore umiltà e comprensione alle altre specie animali, differenti ma non inferiori.
...
Su questo pianeta l'uomo è ormai arrivato al punto di aver davvero bisogno di tutta l'amicizia che può trovare e, nella sua solitudine, ha bisogno di tutti gli elefanti, di tutti i cani, di tutti gli uccelli.
...
È tempo di rassicurarci sul nostro conto mostrando che siamo capaci di preservare questa libertà monumentale, goffa e magnifica che ancora sopravvive accanto a noi."

da "Le radici del cielo" di Romain Gary - Neri Pozza edizioni - Premio Goncourt* 1956 (!)

Un libro che racconta molto bene l'Africa. Da una prospettiva intima, la realtà socio culturale e politica di un Paese percorso dai processi di affrancamento dal colonialismo. Un libro che racconta bene la natura umana. Da leggere!

* Il premio Goncourt 2019 è stato attribuito a Jean-Paul Dubois con il romanzo "Tous les homme n'habitent pas le monde de la même façon" Ed. L'Olivier