lunedì 31 luglio 2017

INCENDIO A CASTEL FUSANO

Un paio di settimane fa neanche, ascoltando la rassegna stampa mattutina, sento dell'arresto di uno dei responsabili dell'incendio di Castel Fusano. Con una disinvoltura da restare allibiti si fa cenno ai precedenti penali dell'uomo...


... un 63enne con precedenti penali l’uomo fermato nella parte sud della pineta di Castel Fusano dal Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale dei carabinieri del gruppo Forestale di Roma, per il reato di incendio boschivo... nel novembre del 1999 sparò in faccia a un trans con un fucile a canne mozze... condannato per otto anni al regime di sorvegliato speciale... nel luglio 2007, poi, sgozzò, sempre a Castel Fusano, una giovane prostituta nigeriana di 25 anni e forse non fu l'unica... 

Non credo nel sistema carcerario per tutta una serie di motivi troppo lunghi e complessi da spiegare qui, ma con simili precedenti, uno non dovrebbe potersene andare in giro ad appiccare pure incendi.

20 luglio 2017




domenica 30 luglio 2017

DISCORSI ALLA NAZIONE



L'altra sera mentre stiravo mi sono guardata per la seconda volta lo spettacolo teatrale di Ascanio Celestini  "Discorsi alla nazione", che se non erro è di tre o quattro anni fa. 
Il suo porsi non è suadente, non ammalia come Marco Paolini, al contrario è spigoloso anche quando ammicca, il ritmo che tiene è un terreno sconnesso, ma ti trascina dietro, non permette soste di pensiero, ti obbliga a stargli dietro.
Per chi non conosce Celestini o per chi non conosca lo spettacolo, ecco il link:



http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5fd07054-01f5-4aea-b6c9-02f715adb7e3.html

sabato 29 luglio 2017

THE POWER

Leggendo ieri una lunga e interessante recensione del nuovo libro di Naomi Alderman "The Power", che uscirà in Italia con il titolo "Ragazze elettriche" edizioni Nottetempo, in cui si immagina una società gestita dalle donne, ho trovato un passaggio che mi ha dato da pensare per il resto della giornata (e non solo). Verso la conclusione dell'articolo, citando Sanguineti che diceva che quando pensava alla pace, pensava alle femmine, si riflette sul fatto che sia legittimo pensare invece che la pace sia la virtù degli inermi, la risorsa di chi il potere lo subisce. Sul fatto che chi detiene il potere ne abusa, semplicemente perché può farlo. Meditare su questo significa guardare noi stessi e farlo è sempre una buona cosa.
Buona giornata a tutti.

domenica 23 luglio 2017

LE FOTOGRAFIE DI BRITTA JASCHINSKI

Andate a vedere le fotografie di Britta Jaschinski

http://www.brittaphotography.com/projects.php




sgabelli di elefante

UN EDITORIALE DI GIOVANNI DE MAURO

Casa

Le frasi di Matteo Renzi sui migranti (“Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ma abbiamo il dovere morale di aiutarli a casa loro”) non sono un inciampo o un errore di comunicazione. Sono invece un buon indicatore dell’umore generale, perfino a sinistra. Un umore che Renzi asseconda e cerca di sfruttare, anziché combattere. Ma l’idea di “aiutarli a casa loro” è un bluff, un modo neppure troppo elegante di lavarsi le mani della questione. Perché se si fanno due conti, come li ha fatti Ilda Curti, esperta di relazioni internazionali e in passato assessore a Torino, si capisce subito che “aiutarli a casa loro” comporterebbe costi, non solo economici, di gran lunga superiori ad “accoglierli a casa nostra”.
Bisognerebbe smettere di vendere armi e tecnologie militari ai regimi autoritari (l’Italia è l’ottavo paese al mondo per esportazioni di armi); sospendere ogni forma di sostegno economico ai governi corrotti; interrompere lo sfruttamento delle regioni da cui proviene gran parte delle materie prime di cui hanno bisogno le nostre industrie; affrontare e combattere seriamente il cambiamento climatico; investire in scuole, ospedali, sviluppo locale, infrastrutture, tecnologia, energia rinnovabile, reti di mobilità sostenibile; combattere l’economia dello sfruttamento, quella che ci fa trovare i pomodori a un euro al chilo nei supermercati; aprire canali umanitari che tolgano ossigeno a trafficanti e mafie; riformare e dare autorevolezza alle istituzioni internazionali, cedendo tutti un po’ di sovranità nazionale. E molto altro ancora, con l’obiettivo di combattere le disuguaglianze globali e pronti a rinunciare a parte dei privilegi dell’essere nati casualmente da questa parte del mondo.
Ecco, per aiutarli davvero “a casa loro” bisognerebbe fare tutto questo. Ma è chiaro che nessun leader europeo ha realmente intenzione di farlo. Perché vorrebbe dire fare la rivoluzione.

domenica 16 luglio 2017

LE STRADE DEL PARASIO

Vivo in una città il cui manto stradale nulla ha da invidiare a quello di molti Paesi in via di sviluppo o, semplicemente, con scarsi  fondi per le infrastrutture.




Nel mio quartiere la Telecom ha portato la fibra. Una ventina di giorni appresso hanno rifatto l'asfalto e la segnaletica orizzontale nei punti dove sono intervenuti per la posa dei cavi. Ciò ovviamente con la benedizione dell'amministrazione comunale che si è premurata di chiedere di spianare con il bitume eventualmente avanzato alcune buche e avvallamenti importanti.
Il risultato è stato il seguente:









Ignara di quanto sopra, noto che dov'erano una quindicina di posti moto ne è segnato a terra solo più uno. Ne deduco che gli altri posti non esistano più. Un operaio mi spiega che hanno provveduto ad asfaltare e pitturare esclusivamente le parti dove precedentemente hanno scavato o tracciato segni.




 Approfittarne? Aggiungere una quota complementare per ottenere un buon risultato?
Non ci sono le risorse è una risposta non contemplata tra quelle accettabili.
Ma non c'è problema. Continuiamo così. Con il cervello a compartimenti stagno, senza nemmeno provarci a fare qualcosa che abbia un senso.












venerdì 14 luglio 2017

UNA QUESTIONE DI COERENZA

A parte fuggire da fame, conflitti, inabitabilità ambientale, coloro che arrivano sono alla ricerca di quegli standard e di quei valori che per secoli abbiamo trasferito/imposto loro per civilizzarli, secondo il nostro evoluto concetto di civiltà.
Perché ora ci stupiamo?

Parliamo di pace. Sfiliamo in corteo per la pace. Ma la pace non è un parola. È una dimensione concreta, qualcosa che bisogna costruire quotidianamente. E per costruirla, oggi più che mai, è necessario rinunciare a qualcosa. Non siamo disposti a farlo.
Possiamo tranquillamente smettere di invocarla.