lunedì 6 marzo 2023

INSETTI


Ci considerano così inferiori che non si scomodano nemmeno a tenerci nascosti i loro piani… Non occorre certo nascondere l’insetticida alla vista delle bestioline, no? Un brindisi agli insetti!”

Mi è venuto in mente questo passaggio tratto dal primo volume della trilogia di Cixin Liu¹ ieri durante la conferenza “Gli invisibili” dedicata a quanti hanno subito effetti avversi per lo più non reversibili a seguito della cosiddetta profilassi vaccinale anti Covid. Non intendo entrare qui nel merito della questione si vax versus no vax per due motivi. Troppo lungo, complesso e fuori tema rispetto a quanto vorrei qui esprimere. Secondo si tratta di un’impostazione manichea della questione e gran parte del problema sta proprio in tale impostazione. Mi limito a dire che la mia formazione filosofica nonché quella minima dose di buon senso che guida, o dovrebbe, ognuno di noi, m’impongono di rifiutare qualsiasi atteggiamento dogmatico e autoritario in ambito scientifico. Credo irrevocabilmente nell’umiltà e nell’esercizio metodico del dubbio.

Detto questo torniamo agli insetti che peraltro adoro. Vivi. La maggior parte delle persone nei loro confronti prova invece un senso di repulsione, repulsione che ha radici nella paura atavica del totalmente diverso e lontano da sé e della malattia che l’insetto può diffondere (come d’altronde ogni altro essere vivente). Nel linguaggio comune sono utilizzati per esprimere sentimenti di disprezzo e superiorità. Schiacciare qualcuno come un insetto. Valere meno di un insetto. Fare schifo come un insetto. Insomma, gli insetti rappresentano ciò che non è degno di considerazione. Per traslato nella mente di chi ambisce al dominio la massa di Canetti diviene sciame, moltitudine immensa di esseri minuscoli da facilmente sovrastare e annientare. Esseri cui si può appunto impunemente mostrare la bomboletta d’insetticida senza che abbiano contezza di ciò che li attende. Proprio questa della bomboletta in bella vista l’immagine richiamata alla mia mente da un intervento del mediatore della conferenza il quale, riguardo all’errata interpretazione da parte di molti, e soprattutto di molti addetti ai lavori, della sentenza della Consulta in merito alla liceità dell’obbligo vaccinale per i sanitari, ha commentato “e pensare che sono laureati”. Purtroppo è così. La libertà è nello studio ma una laurea non garantisce la capacità di comprendere quanto si studia, processo prerogativa dell’intelligenza. Intelligenza che è saper leggere in mezzo ai dati a disposizione, saper quindi distinguere, cogliere e scegliere ciò che ha valore all’interno di un contesto dato, sempre umilmente consapevoli di quanto la soggettività dell’osservazione/analisi personale infici l’oggettività della conclusione. La realtà però è che si sta corrompendo fino a livelli inquietanti la capacità di comprendere un testo anche in coloro che riescono a leggerlo per intero e non si limitano alle prime righe. Nella nostra società accelerata, lasciando perdere la saggistica, chi ancora si avvicina alla carta stampata per informarsi, scorre occhielli, titoli, sommari, catenacci, legge a zeta, e, se è scrupoloso, dà una scorsa grossolana a qualche paragrafo di premesse nel testi fonte di riferimento. Se grosso modo tutto combacia allora è sufficiente a confermare quanto gridato da media e leader marionetta. A maggior ragione poi ci si ritiene al cospetto di una prova provata se la maggioranza conviene su un significato o una conclusione. Quindi ci si accoda sollevati con buona pace dello spirito critico. Basta vedere la leggerezza con cui si condividono articoli e studi a sostegno di una tesi senza accorgersi che gli articoli e gli studi in questione sostengono esattamente la tesi opposta a quella che si vuole perorare. Il solito vecchio discorso. Impoverisci il lessico e impoverisci il pensiero. Impoverito il pensiero ottieni il consenso. Soprattutto se condisci il tutto con una baraonda di rumore e immagini che spacci per accesso diffuso all’informazione. Come si dice, hanno fatto un buon lavoro. Infatti la maggioranza delle persone non è quasi più in grado di leggere un testo per intero, deficit di attenzione si chiama, e, ancora più grave, non è interessata a leggerlo un testo se non ha a che fare con un immediato utilizzo legato alla propria quotidianità. Di nuovo Cixin Liu, all’inizio del secondo volume: “ ...Zhang Yuanchao, invece, conosceva il nome dell’attuale presidente ma non aveva idea di chi fosse il premier. Questo, in realtà, era motivo d’orgoglio per lui. Viveva l’esistenza equilibrata di un cittadino comune, sosteneva, e non voleva darsi peso per tali sciocchezze. Non lo riguardavano, e ignorarle gli permetteva di risparmiarsi parecchie emicranie. Yang Jinwen invece si interessava di affari di Stato e si imponeva di guardare i notiziari tutte le sere; diventava paonazzo a furia di bisticciare con altri utenti online, discutendo di politica economica nazionale, o della tendenza globale all’aumento di risorse nucleari, e a che scopo? Il governo non gli aveva aumentato la pensione neanche di un centesimo. Ma quello ribatteva: «Sei ridicolo. Credi che non sia importante? Che non abbia nulla a che fare con te? Ascoltami, Lao Zahng. Ogni questione nazionale e internazionale, ogni politica di rilievo e ogni decisione dell’ONU influenzano la tua vita, sia in modo diretto che indiretto. Credi che l’invasione americana del Venezuela non ti riguardi? Io dico che avrà non poche ripercussioni a lungo termine sulla tua pensione.» Quella volta Zhang derise lo strampalato sfogo di Lao Yang ma ora sapeva che il vicino di casa aveva ragione”. E ancora più avanti: “ ...«Perché io?» «Questo dovrà scoprirlo da solo.» rispose Say «Sono solo un uomo normale.» «Di fronte alla crisi lo siamo tutti. Ma ognuno ha le proprie responsabilità» «Nessuno mi ha interpellato, prima. Ero all’oscuro di tutto.» Say rise di nuovo”

Per questo ormai radicato e diffuso modo di essere, questo ostinato non voler sapere ed essere appagati da quanto offrono le cosiddette armi di distrazione di massa, alcuni individui non si fanno scrupolo di considerarci e trattarci come insetti mettendoci sotto il naso qualsiasi nefandezza certi della nostra condiscendenza inerte e cieca. I pochi che ancora vedono e intendono non sono altro che una minoranza di insetti solo un po’ più tenaci ma non ci sarà da preoccuparsi né da sporcarsi le mani. Ci penserà lo sciame più grande, ad avere la meglio soffocandola questa fastidiosa minoranza. Ci riuscirà, come riporta correttamente Francesca Capelli in Wargasms², perché la maggioranza sarà ormai definitivamente persuasa e vinta dall’uso massivo di tecniche che semplificano arbitrariamente i problemi, identificano un nemico unico/capro espiatorio di volta in volta funzionale alla bisogna, utilizzano l’unanimità come deterrente, ripetono sistematicamente un concetto finché non viene percepito quasi come valore assoluto, persuadono gradualmente trasformando un’idea da impensabile e ignobile, a radicale, poi accettabile, fino a farla diventare addirittura ragionevole, se non addirittura etica, travolgono di informazioni a tal punto da rendere impossibile selezione e conoscenza, potendo quindi arrivare ad affermare tutto e il contrario di tutto senza che si batta ciglio. La sospensione dell’incredulità come modus vivendi ottimale del suddito. E poi screditare, denigrare, accusare, silenziare.

Ma non dimentichiamo che proprio gli organismi più piccoli e semplici, batteri, virus, in questo caso gli insetti, insegnano che chi sopravvive ai veleni trasmette caratteri di resistenza.


¹ Come, in modo eccellente, accadde con il Ciclo delle Fondazioni di Asimov, la trilogia di Cixin Liu (Il problema dei tre corpi, La materia del cosmo, La quarta dimensione) dimostra che la fantascienza può e continua a rappresentare un’eccellente strategia comunicativa. Descrive in modo puntale e critico il presente che osserva e analizza proiettandone il racconto in un futuro immaginato senza incorrere nel rischio di censura.


² “Wargasms - Orgasmi di guerra. Come la comunicazione pandemica ci ha insegnato ad amare l’emergenza ” il breve saggio della giornalista Francesca Capelli, edito da Transeuropa edizioni, è un testo equilibrato e di facile approccio. Il racconto incontrovertibile di quanto accaduto nei primi due anni di pandemia, un valido sguardo d’insieme ricco di spunti su cui riflettere con onestà.






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