lunedì 17 ottobre 2016

APPUNTI SU IMPERIA

Devo trovare il tempo per passeggiare di nuovo un po' per la città. Scattare qualche fotografia a Imperia, giusto per avere un minimo di archivio personale sulle fasi del cambiamento che prosegue.
Ho sospeso per qualche anno ed è il momento di riprendere.
Inoltre, passando in scooter, vedo nuovi abitanti che camminano lungo le vie. Non voglio restare ai margini di questo nuovo cosmopolitismo giunto anche qui. Voglio farne parte. Anche se sognavo che sarebbe sorto da altre cause.


16 ottobre 2016

giovedì 13 ottobre 2016

DIGRESSIONI

Ottobre, ore 11.00
Nella sala d’aspetto del reparto di dermatologia sette persone, inclusa me, in attesa.
Una donna minuta oltre la settantina rivolgendosi alla donna seduta di fronte, come a riprendere un discorso appena sospeso, esclama infilando le dita per allentare la morsa del collo alto:

«… ho la maglia a collo alto perché ieri sera quando mia figlia mi ha portato al pronto soccorso faceva fresco e non immaginavamo che sarei rimasta fino a stamattina e quando l’ho chiamata per dirglielo, perché era andata via poi ieri sera perché era in ritardo con la baby sitter, è una ragazza straniera la baby sitter, brava con il ragazzo e tanto attaccata anche ai nostri due cagnolini, sono così belli, affettuosi, sa, quei bassotti con il pelo ispido, prima stavano da me però ora stanno da mia figlia che ha un bel giardino grande, pieno di piante e fiori, c’è anche l’orto, dovrebbe vederlo, lo curava sempre mio marito finché era vivo, è morto due anni fa mio marito, lo stesso anno del suo migliore amico, un amico di vecchia data, si conoscevano dalla guerra e hanno continuato a vedersi e andavano a caccia, io non ero tanto d’accordo perché è pericoloso andare per boschi, abbiamo una certa età ormai, gli dicevo, fa’ un altro sport, mio nipote fa la pallanuoto, ma non qui, a Genova… che caldo che fa… »

FO E DYLAN

Oggi muore Dario Fo e riceve il Nobel per la letteratura Bob Dylan. Pare proprio un passaggio di testimone.

13 ottobre 2016

IL MINISTERO DELLA FELICITÁ ASSOLUTA

Ho letto dell’uscita, la prossima estate, del secondo romanzo di Arundhati Roy. S’intitola "Il Ministero della felicità assoluta" e vedrà la luce vent'anni dopo "Il dio delle piccole cose", il suo esordio narrativo che le è valso il Premio Booker nel 1997.  Vent'anni durante i quali si è dedicata con fervore all'informazione di alto livello attraverso inchieste e saggi. Attenta alla realtà sociale e politica del proprio Paese, l’India, e partendo da essa, con forte e contagioso trasporto, ha scritto e scrive di chi siamo tutti noi su questo pianeta e quali sono le dinamiche che decidono le umane sorti, mettendoci di fronte all'imperativo categorico di un’assunzione di responsabilità individuale e quindi collettiva. Leggere i suoi libri, forti di un’estrema chiarezza espositiva unita a una profonda capacità di trovare il filo rosso che unisce gli eventi, è un’esperienza formativa, culturale, e filosofica. Fa bene all'anima sentire quanta energia trasuda dalle sue parole e viene una gran voglia di esserne contagiati al punto da riuscire a fare altrettanto. Almeno per me è così.
Quindi, pur prediligendo la Roy giornalista, non vedo l’ora di poter leggere il suo nuovo romanzo, a proposito del cui titolo vorrei raccontare un aneddoto. Cercando su internet per quale casa editrice italiana uscirà "Il Ministero della suprema felicità", mi sono imbattuta in un altro libro: "Il Ministero della felicità". Chiaramente incuriosita sono andata a vedere. L’autore Sabino Acquaviva, sociologo, docente all'Università di Padova e di Trento, prolifico autore di pubblicazioni scientifiche, ha pubblicato nel 2011 per Cairo Editore questo romanzo di fantascienza ambientato in Italia. Ne ho letto la trama, dopo aver scorso i titoli delle sue varie pubblicazioni e il risultato è che mi è venuta voglia di leggerlo. Apprezzo quando capitano queste cose.

sabato 1 ottobre 2016

OTHERING

OTHERING, AREE DI SACRIFICIO, RAZZISMO AMBIENTALE, LINEA DI ARIDITÁ...

Sicuramente dobbiamo arricchire il nostro vocabolario.


L’articolo apparso su Internazionale numero 1169 riporta un estratto dell’intervento di Naomi Klein in memoria di Edward Said, tenuto a Londra a maggio di quest’anno.
Vi propongo vivamente un’attenta lettura.
Amo il giornalismo che cerca comuni denominatori, che supera gli scollamenti tra gli avvenimenti per offrire un filo rosso che induca consapevolezza. Premessa necessaria per avere almeno qualche possibilità di trovare una reale soluzione, “soluzioni integrate” le definisce la scrittrice canadese, ai mali del mondo.






settembre 2016

ESORCISTI CERCASI

Mancano gli esorcisti. Non si riesce a soddisfare la richiesta crescente di esorcismi. È necessario attivare all'interno di Santa Madre Chiesa dei corsi ad hoc per contrastare il dilagare di pericolosi ciarlatani.
So che ci sarebbe ben altro su cui meditare ed eventualmente scrivere ma, per qualche motivo recondito, la notizia mi colpisce più di altre, tanto più che la ritrovo su diverse testate.
Non conosco le cifre di tale domanda in crescita ma se pensiamo di essere indemoniati ( il che non è in fondo quella gran stupidaggine) e invochiamo l’intervento di abati talari, be’ allora siamo messi proprio male. Nei termini di un’analisi socio (psico) storica il fenomeno è degno di nota ma, appunto, di interesse antropologico si tratta. Con i piedi nel terzo millennio ho come l’impressione di affacciarmi su un passato remoto. Ma, si sa, nei flussi che precedono i grandi cambiamenti epocali ci sta tutto. In primis paura e smarrimento.

Chi stipa all'inverosimile la dispensa, chi si barrica, chi si fa saltare in aria, chi si arricchisce meschinamente, chi vive solo più nella rete, chi ammazza con l’iprite, chi si tiene tutta l’acqua, chi crede soltanto nel superenalotto, chi va dall'esorcista, …

SUSHI FUN

Con tutto che ciò che sta succedendo nei mari del pianeta è allarmante e che lo è in misura maggiore perché invisibile, mi piace mangiare pesce.
Le risorse* ittiche si stanno esaurendo, stiamo raggiungendo il punto di non ritorno ma ciò non ci tocca perché, come si dice, lontano dagli occhi lontano dal cuore.
Il mare non è che una distesa dalle varie tonalità di blu su cui far scivolare lo sguardo verso l’orizzonte. Quello che c’è sotto, fantasiose e colorate storie d’animazione a parte, nell'immaginario collettivo, non esiste appunto se non nell'idea di una fonte inesauribile di cibo.
Resta il fatto che mangio pesce. Di stagione e preferibilmente acquistato da uno dei pochi pescatori all'antica rimasti nella città in cui vivo. Di quelli che tornano a terra con pochi chili di pescato vario e spesso con niente. Però nell'ultimo anno mi sono lasciata contagiare dalla moda del sushi e, in qualche occasione, ho accettato di aggregarmi a cene in compagnia in questi ristoranti a catena che spuntano ovunque. Finché, la scorsa settimana, mi sono seduta in un incubo degno di Orwell. Qualcuno racconterebbe il fatto in termini di tripudio. Non solo sushi ma pesce in tutti i modi, self service, prezzo fisso, all you can eat, turni di centinaia di avventori, code, nastri trasportatori, tonnellate di plastica, frenesia alimentare. Trovo più idoneo il termine orgia.
In chiusura chili di cibo finiscono nei bidoni della spazzatura. Non ciò che è stato ordinato e avanzato nei piatti ma quanto è stato cucinato in esubero ed esposto invano. Preparazione di piatti a cottimo sulla previsione di un afflusso x. Il cibo non deve mancare. Deve arrivare alle menti il segno dell’abbondanza. Ovunque lo sguardo si posi deve trovare vassoi colmi, il cibo deve entrare negli occhi, colmare la visuale rendendoci ciechi. Il senso di appartenenza fa il resto. Bipede con vassoio che straborda in mezzo ad altri bipedi con vassoi che strabordano.  Dai che domani si va al centro commerciale. Sì, dai, che vendono anche il set per farsi il sushi da sé. Mi sento un’aliena mentre vago in questo girone infernale. Al tavolo mi sento un’aliena. Tutti gozzovigliano e decantano. Tutti quelli che ci sono stati ne parlano con entusiasmo. Io, giuro, non ci metto più piede. Né stomaco. Prima e ultima volta. Amici che sgranano gli occhi. Non capiscono cosa mi disturba. Avrò avuto una giornata pesante.
Una dote che non possiedo è spiegare l’evidenza. Il problema è che per me ormai troppe cose sono evidenti e mi si è ridotto di molto lo spazio di comunicazione. Mi viene in mente Cecità di Saramago.
Mentre sto lì, il vociare assordante, per i più ormai assimilato a rumor bianco gestibile, la luce chiara e intensa, l’andirivieni di strani animali eretti, il bancone su cui squartano un tonno appena scaricato e, di fronte, i bidoni. C’è un tipo che, vista l’ora tarda, preleva dal nastro trasportatore i sushi non consumati e li getta. Ecco, mi gira la testa. Nausea e vertigine. Non è il sangue del tonno. Lo so. Nessun problema con il sangue né con la morte in quanto tale. Mi sale un pensiero cattivo. Che tutto e tutti si sprofondi nelle viscere della terra.
Con buona pace dei salmoni compostati con la Philadelphia.


*Uso il termine “risorse” malvolentieri ma questo è il linguaggio in uso ed entrare in un dibattito sull'argomento, per quanto utile, amplierebbe la discussione in misura non sostenibile dall'attenzione dei più. La capacità di concentrazione è sempre più breve e ci si deve accontentare, almeno in prima battuta.