Ecco un gran libro. Il fumetto (perdonate ma continuerò a chiamarli così) di Nick Sousanis è un opera di valore che andrebbe adottata nelle scuole superiori e anche nelle università. Il progetto di "Unflattening - Il pensiero visuale e la scoperta della mente grafica", edito da Lavieri, nasce con l'intento di ribellarsi alla supremazia delle parole nella trattazione di temi importanti ricordando che ogni atto cognitivo è il risultato di un processo di incorporazione dati molto complesso, in cui la componente visiva è fondamentale. La ricchezza di contenuti e le riflessioni su noi esseri umani, sul pensiero e sul linguaggio, ne fanno un testo su cui ognuno dovrebbe soffermarsi.
venerdì 27 settembre 2019
Deproducers - Pianeta Verde
Dall’incontro di quattro produttori del calibro di Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia nasce un progetto innovativo e coinvolgente, un connubio senza precedenti tra musica e scienza. Deproducers è una sorta di collettivo che si propone di musicare dal vivo conferenze scientifiche raccontate in maniera rigorosa ma accessibile.
Planetario, il primo capitolo del 2012, unisce la musica alle conferenze spaziali dell’astrofisico e direttore del Planetario di Milano Fabio Peri. Il tutto con il corredo delle immagini originali concesse dall’ESA per lo spettacolo.
Botanica, il secondo capitolo del 2016, crea una colonna sonora per le incredibili rivelazioni sulla vita segreta delle piante, narrate con rigore da Stefano Mancuso, uno dei massimi neurobiologi viventi.
Nel 2019 vede la luce il terzo capitolo, DNA, prodotto dai Deproducers e da AIRC. Lo spettacolo porta sul palco il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, e gode della consulenza scientifica del professore e ricercatore Pier Paolo Di Fiore.
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martedì 24 settembre 2019
UN NUOVO UMANESIMO di Giuseppe Yusuf Conte
Nel 2018 in un convegno internazionale a Madera sul tema "Per un umanesimo del XXI secolo" ho pronunciato la seguente relazione:
L’umanesimo , movimento che a partire da Petrarca alzò ondate di fortissime e nuove energie spirituali, filosofiche, artistiche, ha generato l’uomo moderno e l’età moderna con una spettacolosa ripresa del sapere dei Greci e dei Romani. Lo studioso americano Stephen Greenblatt attribuisce alla scoperta del manoscritto del De rerum natura di Lucrezio, ad opera dell’umanista Poggio Bracciolini, un valore di svolta per tutto il pensiero occidentale. E intanto la dignità dell’uomo è proclamata con una fermezza e chiarezza insuperabile, attingendo oltre che a fonti classiche anche a fonti arabe e ebraiche, dal genio di Pico della Mirandola, Platone torna in Marsilio Ficino, Afrodite e Artemide sono invitate in un giardino toscano da Lorenzo il Magnifico e da Poliziano, ispirano almeno tre secoli di arte e poesia italiana. Esiste una centralità dell’uomo nell’Illuminismo di Voltaire, che afferma la tolleranza e i diritti dell’uomo, cui il più influente esponente del Romanticismo, Victor Hugo, aggiunge i diritti dell’anima. Più vicino a noi si è presentato come un umanesimo l’esistenzialismo di Sartre, un esistenzialismo non più trionfante ma espressione della crisi dell’uomo novecentesco. Ma da un certo momento in poi l’umanesimo, come dottrina della centralità dell’uomo, ha cominciato a perdere presa sulla società, la cultura umanistica è caduta in disuso non solo nei media ma persino nelle scuole, gli Antichi sono stati dimenticati, come in genere ogni tradizione, e alla cancellazione del passato è corrisposta inevitabilmente quella del futuro, verso cui spingevano da secoli sogni a occhi aperti e utopie. Se un umanesimo nascerà ancora nel XXI secolo, sarà qualcosa di totalmente nuovo, sconvolgente, un umanesimo di lotta, che individui tutte le forze disumanizzanti in atto oggi nel mondo e le combatta in nome del primato dello spirito e della persona umana, concetto su cui cultura laica e cultura religiosa possono trovare un terreno comune. Il nuovo umanesimo stabilirà un nuovo ruolo della natura e dei rapporti con essa, che devono cambiare per forza, pena la fine del genere umano sul pianeta Terra. E stabilirà un nuovo ruolo del sacro, superando i fattori che oggi dividono le religioni storiche. Penso a un umanesimo che faccia convergere ragione e passione, che ridia centralità alla conoscenza, all’anima, alla volontà, al confronto con il fato : dunque spessore all’uomo che oggi nella società dei media e della finanza globale si trova compresso nella sola dimensione di spettatore e consumatore. Siamo immersi in una realtà culturale grigiastra, dove salta la distinzione tra bene e male, dove è irrisa la ricerca della verità, dove conta soltanto l’affermazione economica. Non era mai capitato nella storia dell’uomo sulla terra che l’economia e la finanza potessero affermare senza nessuna consistente opposizione il loro dominio assoluto, potessero impunemente porsi in cima alla scala dei valori, finendo per deprezzare o disprezzare tutti gli altri. L’uomo non è più l’artefice della storia e della società in cui vive, ma semplice pedina su una scacchiera dove pochissimi re dell’economia, potenti e nascosti, giocano la loro partita vittoriosa. Un umanesimo del XXI secolo andrà contro gli eccessi disumanizzanti della robotica, lo sfruttamento irragionevole della natura, il profitto a ogni costo, la riduzione dell’essere umano a ologramma. E ridarà lo spazio sovrano che meritano alla bellezza, all’utopia, alla poesia.
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sabato 14 settembre 2019
"LA LINGUA DELLA TERRA" DI GIACOMO REVELLI
Un
buon libro l'ultimo di Giacomo Revelli “La lingua della terra”
edito da Arkadia, nella collana Senza Rotta, curata da Marino
Magliani, Luigi Preziosi, Paolo Ciampi.
Un
buon libro sotto vari punti di vista. Innanzitutto è scritto bene:
una lingua chiara e immediata, a tratti poetica, con efficaci
intrusioni di dialetto ligure. Poi vi si racconta una storia dalla
trama semplice con attenzione e profondità, senza retorica,
riuscendo nell'intento di dire cose importanti senza pedanterie o
moralismi. Al contrario.
Si
narra dell'incontro tra un africano “clandestino” che approda in
Valle Argentina e si rintana in un capanno di campagna pieno di
attrezzi e veleni e il contadino che lo trova e, superata la diffidenza iniziale, cerca un
modo per comunicare con lui, trovandolo nella lingua della terra
che accomuna quanti con la terra ci parlano e lavorano.
La
narrazione procede su due piani. Alla vicenda principale s'intreccia,
attraverso la voce di quello maggiore, quella delle vicissitudini dei
due figli di Bedé, quest'uomo di campagna con la
sua terra, le sue olive, il suo orto,
uomo ruvido ma di buon senso. Da un lato dunque gli studi, le
ragazze, le spiagge della Riviera, la ribellione alle regole
genitoriali, musica, fumetti, abitudini di un passato recente di cui
molti facilmente si ricorderanno, dall'altro la terra, le piante, le
stagioni, gli odori e i suoni della campagna, le leggi non scritte
che rendono uomo e natura simbionti, il riconoscimento che
inevitabilmente avviene tra chi tali leggi conosce. Ambientazione
rurale descritta con cognizione di causa e sensibilità, cui si affianca
il racconto
dell'abbandono
delle campagne e della devastazione del territorio.
Qualcuno
potrebbe restare deluso dal fatto che la questione migranti sia
trattata solo sfiorandola e dal non scoprire infine chi sia
l'intruso, da dove arrivi e perché. Veniamo a sapere soltanto che viene da un posto tanto lontano da trovarsi oltre i margini della cartina geografica che gli viene mostrata. Nemmeno il nome ci è dato
conoscere. Tutto rimane come in un limbo e questo secondo me è un
punto di forza del libro. Così come è necessario di ogni individuo
conoscere identità, passato, pensieri e intenzioni, prima di
esprimere un qualsivoglia giudizio nei suoi confronti, in letteratura
è doveroso farsi specchio della realtà. E la realtà oggi è che
migliaia e migliaia di individui restano anonimi, arrivano, passano,
e appunto finiscono in un limbo di statistiche e luoghi comuni
tragico forse quanto ciò da cui sono fuggiti. La questione migranti
è però trattata solo apparentemente in superficie perché è
proprio dalla semplicità dei pensieri che vengono espressi dai vari
personaggi che si può partire per arrivare a una comprensione forte.
I grandi discorsi, le argomentazioni complesse, filosofiche, etiche,
sociologiche, spaventano chi è già spaventato da cambiamenti che
non sa gestire. Qualche riflessione, poche parole schiette dettate
dal buon senso e dall'onestà possono essere maggiormente persuasive.
Nell'ultima parte del racconto ho apprezzato una piccola svolta
narrativa. Per quasi tutta la narrazione stupiti dell'apertura di
Bedè nei confronti di uno straniero clandestino, fino a considerarne
la condotta quasi eroica nel contrapporsi ai luoghi comuni che
rendono chi è diverso pericoloso e da evitare, veniamo risvegliati
dalle parole del secondogenito, ribelle e lavativo, che apostrofa il
padre chiedendogli perché, se veramente ha ritenuto quell'uomo
giunto da terre lontane degno di essere considerato con rispetto, non
l'ha trattato veramente da pari offrendogli ospitalità in casa
anziché concedergli quella riservata a un cane randagio o a un
servitore diligente.
Un
buon libro che mi ha fatto pensare a Calvino de “La strada di San
Giovanni” e a Pearl's Buck de “La Buona Terra”.
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